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Il tempo della riflessione e quello della ricerca. Per un soggetto comunista autonomo
Publie le martedì 20 maggio 2008 par Open-PublishingIl tempo della riflessione e quello della ricerca. Per un soggetto comunista autonomo
di Marco Amagliani
Quello che stiamo vivendo è sicuramente il momento più difficile, la crisi più seria e profonda che Rifondazione comunista si trova a vivere dalla sua nascita. Le difficoltà sono certamente dettate da una sconfitta elettorale senza precedenti, che ha determinato la totale assenza dal Parlamento di una soggettività comunista con tutto ciò che ne consegue. Ma sono dettate, soprattutto, dal fatto che quella comunità che con grande difficoltà ma con altrettanto entusiasmo avevamo costituito a partire dal 3 febbraio del ’91, in occasione dell’ultimo congresso del Pci di Rimini, non è più tale.
Sembra di poter dire che al di là delle differenze politiche, ovviamente legittime, quando le stesse si riferiscono ad un identico sbocco finale, la fase attuale si caratterizza come il tentativo di rapportarsi con il corpo militante del partito attraverso un messaggio, espresso attraverso la presentazione di mozioni congressuali, tutto teso a carpire un consenso (utilizzando il metodo ambiguo della negazione della volontà di mettere in discussione la soggettività e l’autonomia di un soggetto comunista in questo Paese), da utilizzare per conseguire uno scopo diverso se non opposto da quello dichiarato.
Affermo ciò in considerazione di quel che ho visto e sentito in occasione degli ultimi due CPN ed in particolare delle riunioni della Commissione Politica per il congresso. L’attuale maggioranza determinatasi nel partito (Grassi – Ferrero – Mantovani) ha proposto a più riprese di verificare la possibilità di costruire un documento a tesi, che fissasse un impianto generale sulla falsa riga delle conclusioni della Conferenza di Carrara e all’interno del quale ognuno potesse portare il proprio contributo di riflessione e di idee, in consonanza con una fase politica che non può che essere caratterizzata dalla ricerca sul “che fare” senza prescindere da un’analisi seria sulle trasformazioni della nostra società.
Si è detto, da parte dei compagni che oggi s’identificano nella mozione del compagno Vendola, e non solo, che non esistono le condizioni per uno sbocco di questo tipo.
E’ evidente che non vi sono margini di compromesso tra chi, come la mozione Vendola e tutta quella parte dell’ex gruppo dirigente facente riferimento al compagno Bertinotti, si dà come disegno strategico la Costituente per un nuovo soggetto della Sinistra e chi al contrario (Grassi – Ferrero) chiede per l’oggi e per il domani il mantenimento di un soggetto comunista autonomo quale è Rifondazione Comunista.
Per altro, tale differenza strategica ha caratterizzato tutta la campagna elettorale, evidentemente concausa della cocente sconfitta subita.
Cosa stavano a significare le frasi pronunciate da autorevoli dirigenti del nostro partito, quali Bertinotti, Giordano, Gianni ed altri, se non il superamento o lo scioglimento (che sono esattamente la stessa cosa) del nostro partito?
Si è parlato di “comunismo come tendenza culturale”, di “superamento del soggetto unitario e plurale e creazione del soggetto unico della sinistra”, di “scelta irreversibile”; si è detto che si sarebbe “andati avanti con chi ci stava”.
Anche nelle ore immediatamente successive al risultato elettorale si è riproposta la stessa linea, sino a dire chiaramente in commissione politica che se la Sinistra Arcobaleno avesse raggiunto l’8% dei consensi (peraltro circa 4 punti in meno dei partiti che la componevano) sarebbe stato inevitabile lo scioglimento di Rifondazione comunista.
Se ciò che dico risponde a verità, non posso che chiedere a tutti rispetto tra di noi. Proposte chiare, piattaforme politiche altrettanto chiare! La parola alle compagne ed ai compagni dei circoli, ma per favore basta con questo disgustoso camaleontismo.
Già la proclamazione del compagno Vendola a futuro segretario del nostro partito dà un’immagine dello stesso che è profondamente diversa da quella che a larghissima maggioranza avevamo prefigurato a Carrara. Ma ognuno è responsabile delle proprie azioni.
La si smetta di giocare ambiguamente con le parole a scapito della nostra comunità Partito; si rispettino tutte e tutti coloro che magari nella vita hanno avuto meno capacità materiali ed intellettuali per definire il proprio essere comunista che in ogni caso per queste idee hanno speso tutto se stessi. Dire, come si dice a pagina 10 del documento Vendola “Noi, tutti noi, siamo chiamati, in questo congresso, al compito più arduo della nostra storia: salvare Rifondazione comunista”, e poi, a pagina 30 dello stesso documento, “ciò che dunque è necessario, anzi decisivo per un avvenire del nostro patrimonio politico e per quello di un campo alternativo della sinistra in Italia, è l’avvio di un vero e proprio processo costituente” è del tutto incoerente e nella migliore delle ipotesi siamo di fronte ad una contraddizione in termini.
Oltre ciò l’auto-candidatura di Vendola rischia di trasformare il nostro Congresso in una sorta di referendum sul prossimo leader!
Ciò sarebbe controproducente e dannoso per il partito; forse lo stesso non riuscirebbe a sopportarlo.
E’ il tempo della riflessione e della ricerca. A questo è chiamato il nostro congresso al fine di riconfermare un soggetto comunista autonomo, condizione essenziale per un rilancio più generale della sinistra nel nostro Paese.
* Assessore Regione Marche, Comitato Politico Nazionale PRC