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Il terrore colpisce Bombay: è strage. Sette bombe sui treni dei pendolari
Publie le mercoledì 12 luglio 2006 par Open-Publishingdi Martino Mazzonis
Se non pensassimo tutti che l’Europa è il centro del mondo, saremmo sconvolti per quello che è successo ieri a Bombay. Le vittime provocate dalle sette esplosioni che hanno colpito il sistema dei trasporti sono molte di più di quelle del 7 luglio scorso a Londra: nei primi minuti il capo della polizia locale Roy parla di "Almeno 135 morti e 250 feriti". Poche ore dopo siamo già a più di 140 vittime e 450 feriti. Non c’è da stupirsi, quei treni sono stipati di gente all’inverosimile, e anche se gli ordigni erano collocati soprattutto negli scompartimenti di prima classe, non poteva che essere una strage.
In qualche modo la dinamica è la stessa: dopo New York, Madrid e Londra, un’altra grande metropoli colpita al cuore, in quel sistema di trasporti locale che serve a portare al lavoro sei milioni e mezzo di persone ogni giorno (quello della città indiana è il più affollato sistema di trasporti locale del mondo). Sette bombe, quattro su treni che stavano lasciano i binari, due all’interno delle stazioni della Wastern railways. Bahyandar, Borivili, Jogeshwari, Khar, Mahim, Matunga, Bandra. Da nord a sud della città. Un macello e una città da 17 milioni di abitanti, il centro finanziario dell’India, la capitale del cinema asiatico, completamente in tilt. E di certo agli attentatori non è sfuggito che stavano mettendo le bombe l’11 del mese. Come a New York, come a Madrid.
La prima delle detonazioni è avvenuta in piena ora di punta, alle sei e 24 locali, mentre i pendolari tornavano alle loro case nei sobborghi della capitale finanziaria ed economica del gigante asiatico. Poi, nel giro di 10 minuti le altre sei, "E’ evidente che si tratta di un attacco coordinato", ha detto Anil Sharma, direttore delle ferrovie locali, che ha anche annunciato che tutto il sistema è stato chiuso e che viene ispezionato.
I testimoni raccontano di valigette, scarpe e vestiti stracciati e coperti di sangue sui binari, di gente che si lancia dai finestrini, di vagoni sventrati. I feriti accasciati lungo i binari, i sopravvissuti che si dannavano l’anima per estrarre dalle lamiere le persone rimaste incastrate. E poi pezzi di carne umana sparsa ovunque. Un negoziante che lavora nei pressi di una delle stazioni racconta agli inviati delle agenzie che l’esplosione è stata così forte "che credevamo di essere stati colpiti da un fulmine". Dagli ospedali arrivano altre descrizioni apocalittiche: non basta il sangue, non bastano le ambulanze, i feriti superano la capacità di accoglienza e i corridoi sono allagati da pozzanghere di sangue, i vagoni sembrano scatolette di tonno sventrate da un apriscatole di quelli di una volta.
Il governo indiano si è riunito d’urgenza. Per primi sono andati in video il premier Manmohan Singh e Sonia Ghandi, forse la figura politica più popolare del Paese. Il primo messaggio è un disperato invito a mantenere i nervi a posto. "Non date retta alle voci che girano, mantenete la calma e continuate a svolgere le vostre normali attività". Il timore dell’esecutivo è che la matrice islamica dell’attentato scateni le ire degli estremisti indù e metta in moto una catena di vendette pericolosa per la stabilità indiana. Solo a Bombay, il 15 per cento della popolazione è musulmana e il rischio di vendette non è remoto.
Il governo ha anche deciso lo stato di massima allerta in tutti l’enorme Paese: negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, sugli autobus e in tutti i luoghi pubblici, compresi cinema e supermercati ci saranno uomini armati a vigiliare. L’opposizione del Bjp soffia sul fuoco e chiede le dimissioni del governo: "Avevamo avvertito Singh, i sequestri di armi e Rdx (un potente esplosivo) avvenute in questi ultimi mesi facevano pensare a questo pericolo e Bombay è il centro del Paese, l’obiettivo per eccellenza", dichiara un dirigente dei nazionalisti indù. Per il Bjp l’errore è stato non avere una politica antiterrorista abbastanza dura. Peggio ancora il Vhp, che parla di Jihad contro gli indù.
Che di matrice islamica si tratti ci sono pochi dubbi. Proprio ieri si votava nel Kashmir pachistano e molti dei gruppi indipendentisti si sentono schiacciati dal peso della diplomazia di India e Pakistan che sta lentamente trovando la strada della pace. E sempre ier, la principale città del Kashmir indiano, Srinagar, è stata oggetto di una serie di assalti a colpi di granata che hanno fatto sette vittime (sei delle quali erano turisti). In questo caso la matrice islamica non è nemmeno in discussione. I servizi segreti stanno già lavorando e anche se nessuno ha rivendicato gli attacchi, né a Bombay né a Sringar, la pista è quella. La polizia indiana del Kashmir ha indicato nei pachistani Lashkar-e-Taiba gli attentatori di Sringar, ma un comunicato a nome di LeT ha condannato la strage di ieri e negato ogni responsabilità. LeT è fuori legge in Pakistan, ma non è mai entrata in crisi (ha più o meno continuato le sue attività sotto un altro nome).
Bombay è spesso stata oggetto di attacchi terroristici, nel 1993 il peggiore di tutti aveva causato 257 vittime. Molti delle bombe degli ultimi anni sono state attribuite a Simi (Student islamic movement of India), nato nel 1977 e messo fuori legge nel 2002, quando anche l’India si è dotata di leggi anti terrorismo post 11 settembre. Il Simi ha legami con i gruppi che agiscono in Kashmir ed ha come obbiettivo quello di instaurare la legge islamica in India e debellare l’induismo. In passato aveva legami con l’Isi, il servizio segreto pachistano amico dei talebani e tende a vedere in Osama bin Laden un paladino della vera fede.
Oggi il presidente pachistano Musharraf si affretta a condannare gli attentati, ma fino a pochissimi anni fa le dispute sul Kashmir e i rapporti tesi con Nuova Delhi hanno prodotto un grande attivismo dei suoi servizi nel sostenere ogni forma di organizzazione estremista islamica nascesse in India. Spesso il Pakistan è stato il luogo in cui queste organizzazioni sono diventate rete, si sono conosciute con quelle del Kashmir.
E’ troppo presto per sapere se davvero la serie di bombe che hanno insanguinato Bombay è il prodotto delle passate attività dei servizi segreti pachistani, di istanze puramente locali o di reti internazionali. Negli anni passati le tensioni tra hindu e musulmani hanno spesso provocato stragi e drammi nazionali. La strage del 1993, ad esempio, era una reazione alla distruzione di una moschea nella città santa hindu di Ayodhya.