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Ilvo Diamanti e la paura come strumento politico: la xenofobia
Publie le giovedì 7 gennaio 2010 par Open-PublishingIlvo Diamanti analizza soprattutto la paura dello straniero, alimentata artamente da chi la usa per acquisire potere con metodi subdoli, non avendo altri meriti.
Fino a qualche anno fa non esisteva in Italia la xenofobia attuale creata dalla Lega.
La gente comune si sarebbe vergognata a dire o ascoltare frasi che sono diventati slogan di governo.
La paura è una reazione viscerale che è comandata però dalla mente. Instillare nelle menti deboli paure incontrollabili è lo strumento primario di una politica spregevole che indebolisce il cittadino per manovrarlo come un fantoccio.
Si è passati facilmente dalla paura dello straniero (o xenofobia) al razzismo o attacco al diverso. Che questo sia avallato da taluni come difesa delle presunte radici cristiane è ancor più ripugnante e ricorda solo la frase ‘Gott mit uns’ sulle fibbie delle SA.
Dai sondaggi risulta che gli immigrati sono visti come una minaccia da un numero inferiore di italiani nel tempo. Nel 2007 i razzisti erano il 50,7%, oggi sono il 37%, c’è stato un miglioramento, ma resta pur sempre un terzo degli italiani, troppi per un paese che vuole essere civile, una percentuale di xenofobi superiore a ogni paese europeo.
Berlusconi e Bossi ci hanno battuto forte in una campagna indecente durata 3 anni. Non serve che Maroni dica che i reati sono scesi dell’8%. Più rassicurante il fatto che i media hanno diminuito la campagna contro i romeni. Il fatto gravissimo non è che ci siano alcuni che sono xenofobi, ma che la xenofobia sia stata legittimata dal governo mentre il messaggio della chiesa è rimasto debole e inascoltato.
Dice Diamanti: “La Lega è l’imprenditore politico delle paure”.
E su questo tema il csx è stato anche più debole, quasi inesistente.
Vivere in un paese dove ognuno guarda gli altri come nemici e predicare l’odio e la divisione è una forte contraddizione per un leader che finge di predicare l’amore quando non ha fatto che insultare e incentivare agli insulti i suoi soci e seguaci.
Dopo il referendum svizzero, la Lega ha detto che non vuole minareti e chiede la croce nella bandiera italiana. Ma è una sporca ipocrisia! La Lega non ha mai rispettato la bandiera italiana e tanto meno i principi cristiani. La sua ideologia si basa su un feroce egoismo. E ora vuol passare per una che difende la bandiera patria o il Cristo? Inconcepibile!
Se Bossi non giocasse sugli imbrogli, se avesse una ideologia coerente, direbbe chiaramente che intende resuscitare il nazismo, ma lo sa che suonerebbe male e allora mente. Con argomenti pretestuali.
Tutti i progetti della Lega sono ridicole stronzate, a cominciare dalle ronde su cui ha alzato un polverone e, quando poi le ha legalizzate, non se ha fatta nascere nemmeno una, mentre i gruppi di veri volontari che già operavano sul territorio per amore civico hanno continuato a farlo come prima, senza usare la molla dell’odio sociale e senza tante pagliacciate.
Anche sui respingimenti la Lega ha alzato un polverone, poi nessuna Finanziaria votata dalla Lega o dal Pdl si è degnata di impiegare risorse economiche per integrare chi viene in Italia a offrire lavoro o perlomeno per rendere civilmente applicabile quella Bossi-Fini che finisce col negare i diritti anche a coloro che li avrebbero per legge.
E anche sventolare il voto degli immigrati come voto comunista è stata una puttanata. Chi viene dai paesi dell’est, se, potesse votare, non voterebbe mai a sx; è un’altra manfrina agitata da gente come Feltri che soffiano sull’odio sociale, persino all’interno del Pdl per avversione a Fini. Non è servito a Fini sciogliere il suo partito dentro il Pdl, la monocrazia assolutistica di Berlusconi non tollera nemmeno i suoi pareri, del resto mai vincolanti e mai destinati a fargli perdere i voti decisivi su nessuna legge di rafforzamento dello stesso.
Diamanti dice che lo straniero che va in un paese europeo di antica democrazia trova un’idea di cittadinanza consolidata. In Italia no, perché gli italiani non hanno nessuna idea di democrazia nemmeno per se stessi e sono pronti a svendere i diritti democratici in cambio di una esenzione del bollo o dell’ICI o dell’IRPEF, come scimmie che svendono la foresta che è la loro casa per due noccioline. Più che xenofobi siamo mixofobi, abbiamo paura a mischiarci con gli altri perché abbiamo un’identità debole, non sappiamo chi siamo, affoghiamo nell’ignoranza, non riusciamo a individuarci e finiamo per omologarci a chi ci vuole solo come fotocopie. E i media contribuiscono solo a confonderci le idee facendoci sbattere su bazzecole mentre i beni essenziali ci vengono portati via.
Uno Stato democratico non permette che i cittadini siano plagiati da terrorismi mediatici.
Uno Stato democratico ha il dovere e l’onere di farci crescere in consapevolezza perché solo così si cresce in democrazia. Sono le istituzioni pubbliche che avrebbero il compito di avviarci ad una compiuta e matura civiltà. E, invece i vertici, Napolitano e Berlusconi in testa, non fanno che diffondere confusione sui ruoli costituzionali e sui diritti civili, sugli stessi principi democratici in una Babele dove vince solo chi la torre più alta, alla faccia di ogni ragionevolezza.
Siamo in un sistema mercatistico dove l’opinione pubblica si trasforma nel parere del consumatore, manipolato e indirizzato da mercanti dissennati, che vogliono vendere il loro prodotto, qualunque esso sia, in una totale mancanza di etica e di interesse collettivo. Il governo procede forza di slogan e intimidazioni, blandisce o atterrisce, secondo le strategie della pubblicità o della guerra, in uno stato che diventa sempre più orwelliano, dove le parole indicano il loro contrario e, al posto delle ideologie, ci sono mezzucci da ipnotizzatori o da venditori alla Vanna Marchi che intontiscono la gente a forza di urla o di minacce.
La democrazia del cittadino prevede responsabilità diffuse e si basa sulla compartecipazione dalla base, l’egemonia del mercato rende sempre più succube il consumatore con manipolazioni inconsce o subconsce, neutralizzando il suo lato pensante, per realizzare un regime verticistico di potere.
La cosa che turba di più è che la maggioranza silenziosa (75%) non concorda affatto con la minoranza più spregevole, ma questa maggioranza silenziosa è come se non contasse nulla: in tv non compare, sui media non ha voce, nelle decisioni governative è assente. Che abbia cominciato a disertare le elezioni non meraviglia ma questo , dacché mondo è mondo, on è mai servito a nulla.
In un regime dominato dalle emozioni, nella morte del pensiero critico, a dominare il campo resta la demagogia dei fenomeni da baraccone, che mentono come respirano e fanno la voce grossa prevaricando il paese reale con i loro insulti da squadristi e le loro azioni distruttive e separative da neo-barbari.
A nulla serve che il 75% di un organismo sia sano. Se il cancro si insedia in una delle sue parti e il sistema immunitario non reagisce, la morte dell’intero organismo è solo questione di tempo.
Se in una democrazia non ci sono contrappesi, non ci sono freni, non si attivano strutture di contenimento e di controllo, la parte insana, anche se piccola, è destinata a prevalere e, siccome le sue motivazioni non colpiscono la parte razionale dell’uomo, i suoi mezzi non potranno che insidiare la sua parte viscerale, con una regressione di tutto il sistema umano a una fase pre-umana, di succubanza e incapacità critica.
Diamanti si sofferma sul caso veramente emblematico di Balotelli. Non importa a nessuno che giochi bene e che segni. Dice Diamanti: “Il tifo juventino è la prima tifoseria in Italia in assoluto e la seconda in tutte le regioni, dopo la squadra del posto. La Juve è la squadra che per chi, come me, è arrivato in Piemonte da immigrato, ha rappresentato un modello e un mezzo di integrazione. Gli slogan contro Balotelli sono razzismo. Se si dice che un nero non può essere italiano è razzismo. Bisognerebbe avere il coraggio di reprimerlo. In altri Paesi non sarebbe tollerato. Io che sono bianco e nero, lo trovo intollerabile».