Home > In memoria del compagno Giorgio Piovan
In memoria del compagno Giorgio Piovano
di Giuseppe Abbà *
E’ sempre difficile parlare per ricordare un compagno scomparso ed è, per me, particolarmente difficile parlare di un compagno come Giorgio Piovano, anche se è più di 40 anni che lo conosco.
Il compagno Giorgio Piovano, nato a Torino nel 1920, ha avuto modo di attraversare gran parte del secolo scorso, un secolo grande e terribile come il Novecento, dove ci furono grandi movimenti per la liberazione dell’umanità, e, per reazione da parte delle classi dominanti, contro questi movimenti ci furono guerre devastanti, massacri, fenomeni come il fascismo e il nazismo.
Piovano, proveniente da Torino, studiò alla Scuola Normale Superiore di Pisa, laureandosi in letteratura. Compì quindi gli studi durante il fascismo e ben presto si rese conto della vera natura del regime, soprattutto quando vide scomparire compagni di studi per le leggi razziali o quando i fascisti intrapresero devastanti guerre di aggressione.
Il giovane Piovano maturò allora una convinta scelta antifascista e cominciò a partecipare alla Resistenza come appartenente al Partito d’Azione.
Ben presto aderì al Partito Comunista, perché, come ci raccontò più volte, e queste sono sue parole “i comunisti si presentano puntuali agli appuntamenti” volendo con ciò intendere che riconosceva nel Partito Comunista la forza più decisa ed organizzata nella lotta partigiana.
Nel dopoguerra si trasferì a Pavia, faceva l’insegnante e divenne preside dell’Istituto Bordoni, ma contemporaneamente divenne dirigente della Federazione Comunista Pavese.
La sua attività fu strettamente intrecciata alle grandi lotte sociali dell’epoca, particolarmente le lotte del proletariato agricolo della Lomellina.
Erano anni difficili: la miseria delle campagne spingeva braccianti e salariati a grandi lotte, particolarmente nei due periodi dell’anno decisivi per le campagne, la monda del riso e l’autunno (epoca del raccolto).
Lotte non sempre fortunate, spesso represse dalla polizia di Scelba, ma che mantennero viva, nella Pianura Padana e in tutta Italia, dato il gran numero di componenti del proletariato agricolo, una prospettiva di democrazia progressiva, oltre ad una forte lotta di classe, proprio negli anni ’50, quando nelle fabbriche la repressione padronale e governativa aveva ottenuto il licenziamento di migliaia di attivisti comunisti e socialisti.
Piovano, assieme a molti altri compagni, percorreva questa nostra pianura, durante le lotte, sosteneva i braccianti nei più sperduti borghi agricoli, teneva memorabili comizi, in quanto era anche un ottimo oratore, un oratore in quei tempi in cui non era diffuso il mezzo televisivo e dove ci si doveva confrontare veramente con le masse a viso aperto e nelle piazze polverose.
Divenne parlamentare per alcune legislature e anche in quella sede portò avanti le istanze della classe operaia e delle masse popolari, occupandosi, oltre che delle problematiche del lavoro, dei problemi della scuola. Fu anche Presidente della Provincia, Sindaco di Casteggio, Presidente dell’Ente del Turismo.
Era un intellettuale organico di tipo gramsciano e scrisse romanzi e poemi, tanto che ebbe anche il prestigioso premio letterario Viareggio.
Ricordo in particolare la sua attività di creatore e di animatore di molti giornali di Partito della Federazione Pavese, in quanto Piovano era un convinto assertore della necessità di una convinta attività non solo propagandistica, ma anche culturale.
Scrisse dei poemi come “la Canzone del 14 Luglio” dove descrive la mobilitazione della Provincia di Pavia per la risposta proletaria e popolare all’attentato a Togliatti con accenti che ricordano certi poemi di Pablo Neruda e che trovano, ad esempio nella descrizione dell’inizio dello sciopero generale, e del suo collegamento con la lotta internazionale “dai vulcani d’Indonesia alle spiagge di Dakar” (come dice Piovano in un verso) immagini letterarie di grande efficacia, soprattutto per la concezione dell’arte e della letteratura degli intellettuali comunisti dell’epoca, che concepivano l’arte e la letteratura come arma di lotta per il popolo.
Il compagno Piovano, dopo lo scioglimento del PCI, aderì quasi subito al Partito della Rifondazione Comunista, divenne il Presidente del Comitato Politico Federale, carica che ha mantenuto ininterrottamente dal 1991, dando un grande contributo all’attività del nostro Partito, attraverso tutte le vicissitudini della nostra travagliata esistenza.
Piovano era soprattutto preoccupato di una cosa: del pericolo per la democrazia presente in questi anni per cui era sempre attento all’unità delle forze democratiche, al problema, ad esempio, di respingere interferenze clericali sulla vita politica italiana (e memorabili a tale proposito sono le sue lettere dell’ultimo periodo sulla Provincia Pavese), ma nel contempo preoccupato per le sorti di una forza comunista che lui tanto aveva contribuito a creare.
Non sempre ci siamo trovati d’accordo su tutto, come è inevitabile in un’attività politica viva, fatta di passione, ma il compagno Piovano è stato sempre nel solco dell’attività per la trasformazione della società, per un mondo nuovo di liberi ed eguali.
Negli ultimi anni, a causa delle sue condizioni fisiche precarie, aveva ridotto la sua attività politica in quanto non poteva più partecipare di persona alle riunioni, ma, avendo sempre conservato la mente lucidissima, mandava lettere di commento e anche di forte polemica sui fatti politici, nazionali e locali, alla “Provincia Pavese”, telefonava ai compagni per incoraggiarli o richiedere prese di posizione. Mi ricordo in particolare un anno fa, giusto di questi tempi, quando mi telefonò per richiedere una decisa presa di posizione del Partito contro lo sgombero della Snia Viscosa e a favore degli “ultimi”. La sua sollecitazione favorì il superamento da parte nostra di inerzie o di dubbi e contribuì non poco a farci costruire una giusta battaglia democratica e di civiltà.
Mi fermo qui, anche perché ricorderemo il compagno Piovano nei prossimi mesi anche con altre iniziative, con seminari, con la diffusione e il riordino del vasto materiale che ci ha lasciato.
Quello che voglio dire in conclusione è questo: chi ha lottato per il popolo non sarà dimenticato.
Abbiamo una concezione laica dell’esistenza. Ognuno di noi percorre un tratto di strada, l’importante è che qualcuno raccolga le nostre bandiere e prosegua nella lotta per la liberazione di questa grande umanità.
Impegnamoci a raccogliere la bandiera rossa impugnata per tanti anni dal compagno Piovano e a continuarne la lotta, la lotta di un uomo che ha contribuito alla Resistenza, alla Costituzione e alla Repubblica, la lotta di un compagno di una generazione precedente alla nostra, di una generazione che ha dato tanto per la libertà e per la democrazia, per l’avanzamento delle classi oppresse, la lotta di un compagno comunista.
ONORE AL COMPAGNO GIORGIO PIOVANO!
CONTINUEREMO LA TUA BATTAGLIA!
Pavia, 1 Agosto 2008.
* segretario della Federazione di Pavia del Partito della Rifondazione Comunista