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Inflazione, nel 2008 raggiunge il 3,3%. Mai così da 12 anni
Publie le mercoledì 7 gennaio 2009 par Open-PublishingInflazione, nel 2008 raggiunge il 3,3%. Mai così da 12 anni
di Fabio Sebastiani
Prezzi al massimo da dodici anni a questa parte. La chiusura del 2008 è graffiante per le famiglie italiane. In dodici mesi l’aumento è stato del 3,3%. Ma le brutte notizie non arrivano mai da sole. Sotto i riflettori c’è anche l’aumento del divario con il tasso di inflazione europeo che nel 2008 dovrebbe attestarsi intorno all’1,5%. Una enormità se si considera che mediamente, dalla seconda metà degli anni ’90, la differenza ha sempre oscillato intorno al mezzo punto.
Per i generi di prima necessità, tuttavia, la percentuale di aumento dei prezzi è molto più alta. La pasta di semola di grano duro ha registrato a dicembre un aumento del 28,2% (29,8% a novembre). Il pane, invece, è sceso di appena lo 0,1%, con un incremento su dicembre del 2007 del 3,4% (4,1% a novembre 2008).
Sulla scorta di questi dati, Adusbef e Federconsumatori calcolano una inflazione annua del 5,9%, con un aggravio di 1.800. I sindacati e i commercianti evidenziano come il lieve calo registrato nel confronto tra dicembre e novembre non autorizza alcune entusiasmo, anche perché è da addebitare al forte calo della domanda, che a sua volta è in relazione alla diminuzione del potere d’acquisto dei redditi da lavoro dipendente e delle pensioni.
L’attenzione sui prezzi degli alimentari resta alto. Secondo Coldiretti, a causa dell’aumento dei prezzi e degli scandali sul cibo il 37% degli italiani ha modificato le sue abitudini alimentari e le famiglie hanno speso 5 miliardi in più per l’acquisto di cibi, inoltre se le quantità sono rimaste pressochè le stesse è cambiata la qualità con un aumento del consumo di pollo, maiale e salumi e un calo di carne bovina e formaggi. La Cia - Confederazione italiana agricoltori sottolinea come l’aumento dei prezzi sugli scaffali sono incoerenti con l’andamento dei prezzi sui campi: qui - rileva l’organizzazione agricola - a novembre i prezzi sono scesi del 6,5/7% con punte al ribasso fino al 40% per il grano.
Cia sottolinea inoltre come, proprio a causa dell’aumento dei prezzi degli alimentari, è aumentata la percentuale delle famiglie che fanno i loro acquisti presso gli hard-discount (dal 9,7% del 2007 al 10,2% nel 2008). Il prezzo della pasta, sempre secondo la Coldiretti, ha avuto un andamento non giustificato dal prezzo del grano «che nel corso dell’anno si è dimezzato attestandosi su valori inferiori a quelli di 20 anni fa».
Nel 2008, agggiunge l’organizzazione degli agricoltori, «il grano duro è sceso attorno ai 0,20 euro al chilo, mentre quello della pasta è salito a 1,6 euro al chilo».
Il segretario del Prc Paolo Ferrero, parla di «una vera e propria "inflazione di classe", che va di pari passo con la speculazione che banchieri e imprenditori stanno mettendo in atto nei confronti di lavoratori e pensionati, mentre il governo non fa nulla per tutelare il loro potere d’acquisto». «Lavoratori e pensionati, per non dire di precari e disoccupati - aggiunge Ferrero - l’hanno già pagata troppo cara, questa crisi, banchieri, speculatori e profittatori per niente. E’ questo che non va bene, a questo bisogna mettere mano».
Oggi verrà reso noto il dato preliminare sull’andamento dei prezzi al consumo nell’Eurozona. Le previsioni parlano di una crescita dell’1,8%, quindi inferiore al limite del 2% fissato come obiettivo dalla Banca Centrale Europea. Il divario con l’Italia quindi aumenta.
Il valore, se confermato, aprirebbe la porta ad una nuova sforbiciata ai tassi di riferimento di Eurolandia, attualmente al 2,5%. La decisione della Bce è attesa per giovedì prossimo, ma già prima della fine del 2008 era stata parzialmente anticipata: «Se noteremo che le aspettative di inflazione rimarranno ben al di sotto del 2%, la cosa logica da fare per noi sarebbe tagliare i tassi di interesse», aveva dichiarato a dicembre Miguel Angel Fernandez Ordonez, membro del consiglio della banca centrale europea.