Home > Intercettazioni, ma chi è il regista?
Intercettazioni, ma chi è il regista?
Publie le mercoledì 4 gennaio 2006 par Open-Publishing3 commenti
Intercettazioni, ma chi è il regista?
Qualcuno distribuisce carte per avvelenare le elezioni, attaccare Fassino e i Ds
Aperta un’inchiesta sulla fuga di notizie, Castelli manda gli ispettori a Milano
di Giuseppe Caruso
da l’Unità - 4 gennaio 2006
Dopo le intercettazioni pubblicate dal “Giornale” sulla telefonata tra Fassino e Consorte qualcosa si muove. La Procura di Milano ha aperto un’indagine: al momento l’unico indagato è il cronista del “Giornale” Gianluca Nuzzi, per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio in concorso con pubblici ufficiali ignoti. Le intercettazioni sono state eseguite dalla Guardia di Finanza e ritenute dai pm irrilevanti. Chi le ha consegnate al “Giornale” di famiglia del premier? Intanto Castelli invia gli ispettori a Milano, mentre a Roma lascia l’inchiesta il pm Toro.
IL QUOTIDIANO DEL PREMIER Chi distribuisce al “Giornale” le carte o fa ascoltare nastri registrati non depositati dai magistrati? La Procura di Milano indaga. Di Pietro: «Un’idea ce l’ho, così screditano il lavoro degli inquirenti». A Roma il pm Toro lascia l’inchiesta
Inchiesta sulle intercettazioni finite al Giornale
La Procura di Milano indaga. Il ministro Castelli manda gli ispettori. Ma chi è il regista?
Le bobine «inascoltate» di Berlusconi, D’Alema, Calderoli, Grillo e Tarolli
di Giuseppe Caruso / Milano
REGIA Chi è il regista che sta dietro alle intercettazioni telefoniche, pubblicate dal Giornale, in cui Piero Fassino parla con Giovanni Consorte? A chiederselo è la procura di Milano, che da ieri ha aperto ufficialmente un’indagine per rivelazione di atti coperti dal segreto d’ ufficio. Atti che, a quanto si è appreso, non sono mai stati utilizzati ai fini dell’ inchiesta sulla scalata ad Antonveneta.
Di sicuro Piero Fassino non è stato l’unico parlamentare ad essere stato intercettato.
Fonti sicure parlano infatti di nuove bobine non ancora ascoltate che hanno come protagonisti il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il presidente dei Ds Massimo D’Alema, il ministro delle Riforme istituzionali Roberto Calderoli, il senatore di Forza Italia Luigi Grillo e quello dell’Udc Ivo Tarolli.
Anche in questi casi il contenuto delle intercettazioni potrebbe essere rivelato, nonostante non sia utile all’inchiesta in corso.
L’inchiesta sulla fuga di notizie è stata affidata dal procuratore aggiunto Armando Spataro al pm Stefano Civardi. C’è stata nel pomeriggio una riunione tra Civardi, Spataro e il pm Francesco Greco, coordinatore dell’inchiesta sulla scalate bancarie, in cui è stato fatto il punto della situazione soprattutto in vista dell’arrivo degli ispettori ministeriali.
A Milano infatti è in corso dall’estate scorsa un’indagine su un’altra fuga di notizie, quella relativa all’articolo del Corriere della Sera che identificava in Francesco Castellano il giudice che parlava al telefono con Gianni Consorte.
Al momento l’unico indagato è l’autore dell’articolo, il cronista del Giornale Gianluigi Nuzzi, per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio in concorso con pubblici ufficiali ignoti. Ricordiamo che le intercettazioni sono state eseguite dalla Guardia di Finanza dietro richiesta del pm Greco, a sua volta autorizzato dal gip, come previsto dalla legge. I brogliacci delle intercettazioni, tutti, anche quelli che non servono all’inchiesta per cui sono stati effettuati, rimangono nell’archivio dell’autorità che le ha effettuate. In questo caso la Gdf, che dipende dal ministero dell’Economia.
Il cronista Nuzzi commenta: «Avevo una notizia, l’ho pubblicata e ho fatto solo il mio dovere di giornalista. Quelle intercettazioni non sono nè illegali nè abusive perché sono state delegate dall’ Autorità Giudiziaria di Milano». Anche il direttore del Giornale, Maurizio Belpietro, difende il lavoro del suo cronista: «Nuzzi è un bravo giornalista che per primo ha trovato le dichiarazioni di Fazio, così come per primo ha dato la notizia della perquisizione all’Impregilo. Adesso aveva le intercettazioni di Fassino e noi che facciamo i giornalisti le abbiamo pubblicate». Sul fronte delle indagini, dopo qualche giorni di pausa per le festività di fine anno, oggi con il rientro del pm Eugenio Fusco riprenderà l’attività istruttoria. Probabilmente sarà Gianpiero Fiorano a essere interrogato per la sesta volta da quando è stato arrestato dagli inquirenti.
Il legale di Giovanni Consorte, Filippo Sgubbi, consegnerà nei prossimi giorni ai pm milanesi la memoria difensiva del suo assistito, presidente dimissionario di Unipol. Il legale di Consorte sta mettendo a punto il documento. Nei prossimi giorni potrebbe essere scarcerato Gianfranco Boni, il braccio destro di Consorte, l’uomo che svolgeva un ruolo organizzativo fondamentale nella struttura messa in piedi dall’ex amministratore delegato della Bpi. Boni ha problemi di salute ed i magistrati, dopo un nuovo interrogatorio, potrebbero decidere di concedergli gli arresti domiciliari.
Messaggi
1. > Intercettazioni, ma chi è il regista?, 5 gennaio 2006, 09:46
Chi è il regista, non tanto delle intercettazioni, quanto del loro uso "mediatico" in questo preciso momento, non è difficile immaginare.
La proprieta’ de "Il Giornale" e’ della famiglia Berlusconi.
Rimane il fatto che quelle intercettazioni risultano essere vere, non manipolate, e infatti nessuno le ha minimamente smentite.
Mi sembra ovvio che la conversazione tra Fassino e Consorte NON HA ALCUNA RILEVANZA LEGALE/PENALE, come del resto non ne avevano nemmeno le conversazioni amorose tra Ricucci e sua moglie pubblicate nei mesi scorsi da altri organi di stampa.
Sicuramente, pero’, quella intercettazione, oltre a dimostrare una immensa "coglionaggine" dell’ On. Fassino nonche’ un suo approccio da neofita a certe questioni, HA UNA GRANDE RILEVANZA POLITICA.
E quando i D.S. tendono a difendersi con gli stessi precisi argomenti di Berlusconi LA RILEVANZA POLITICA DIVENTA ANCORA MAGGIORE.
Keoma
1. > Intercettazioni, ma chi è il regista?, 5 gennaio 2006, 12:53
L’EDITORIALE
Il conflitto del Cavaliere
di EZIO MAURO
Da luglio, questo giornale chiede al partito dei Ds alcune cose chiare in merito alla vicenda Unipol: accettare le regole del mercato fino in fondo, dunque rinunciare alla tentazione pericolosa di crearsi un capitalismo a propria immagine e somiglianza; rompere le vecchie cinghie di trasmissione non perché debba sparire la solidarietà e la vicinanza tra sinistra e cooperazione, ma perché bisogna impedire che le Coop diventino figlie di un dio maggiore, protette e benedette nei loro affari da un grande partito; evitare che la contiguità con quel mondo diventi un impeachment politico, generando afasia - o peggio, ambiguità - nei giudizi che il partito deve via via dare sugli errori del Governatore della Banca d’Italia, sulla finanza di Zagarolo e sulle fortune oscure dei suoi campioni, sul concerto para-criminale che si era creato all’ombra di Fazio e Fiorani tra le scalate all’Antonveneta, alla Rcs e, come ormai pare chiaro, alla Bnl. Infine, e non ultimo, sulle ruberie personali.
Una risposta chiara e convincente è fino ad oggi mancata. Il gruppo dirigente ds ha parlato tardi e male, come se fosse frenato e trattenuto, non libero: il che in politica è la cosa peggiore.
Soprattutto, non ha denunciato a chiare lettere il legame contro natura tra Unipol e i furbetti del quartierino, la complicità tra Consorte e Fiorani, i metodi disinvolti e illegali usati per arricchimenti personali. Ci vuol tanto a dire: abbiamo sostenuto il diritto di Unipol di fare l’opa su Bnl, ma quello che è emerso dietro quell’opa è sconcertante? Lo è per le alleanze, l’illegalità, la contiguità con un mondo che con la sinistra non c’entra nulla. Per questo, noi prendiamo le distanze da Consorte che ci ha ingannati: la magistratura darà il suo giudizio penale, ma ciò che è emerso è già sufficiente pare dare un giudizio morale, che è di condanna totale.
Questa assunzione di responsabilità è indispensabile, per dimostrare l’autonomia e la libertà del gruppo dirigente diessino.
È obbligatoria, perché i cittadini di sinistra non tollerano che la linea di un grande partito sia ostaggio di un pugno di azioni Unipol. È urgente per uscire dalla trincea e ricominciare a far politica a tutto campo, ripristinando la verità sullo scandalo bancario di questi mesi e su tutti i suoi attori: che non stanno solo a sinistra, ma anzi nascono a destra, anche se tutti sembrano dimenticarlo.
Lo dimentica soprattutto il presidente del Consiglio Berlusconi, che ieri è sceso in campo cercando di lucrare un vantaggio elettorale dalla vicenda Unipol. Berlusconi non ha parlato di opa, di istituzioni, di legge sul risparmio, di Bankitalia, di regole, come vorrebbe il suo ruolo. Ha invece inaugurato il suo anno elettorale usando l’unico argomento che non può decentemente usare: "l’intreccio inaccettabile tra politica e affari". Di quegli intrecci, purtroppo, il nostro presidente del Consiglio è un campione, un monumento vivente al conflitto di interessi e all’impasto quotidiano e indecente tra partito e azienda, amministrazione pubblica e business privato, soldi e politica. È inevitabile (e colpa dei ritardi di cui abbiamo parlato) che Unipol diventi oggetto della battaglia politica. Ma non è tollerabile che il Cavaliere metta al centro di questa battaglia l’"intreccio" tra politica e affari, in una sorta di sdoppiamento identitario. Non solo. Se decide di affrontare lo scandalo bancario (dopo silenzi e impacci che per il professor Giavazzi si spiegano con qualcosa che c’è nelle carte, e può venir fuori) Berlusconi ha il dovere di chiarire alcune cose: come mai era "commosso" per l’opa di Fiorani su Antonveneta, tanto da congratularsi col banchiere, mentre cenava con il suo sodale Gnutti. Perché il suo advisor di famiglia, Livolsi, curava la scalata di Ricucci, la possibile opa sulla Rcs, il legame politico-finanziario con Agag, il genero di Aznar grande amico del Cavaliere. Infine, qual è stato il ruolo dei parlamentari di Forza Italia (due sono sottosegretari del governo Berlusconi) coinvolti nell’affare Fiorani.
Ecco il vero "intreccio", Cavaliere, per lei familiare. Se la sinistra si deciderà a voltare pagina sulla vicenda Unipol, allora finalmente comincerà a chiederle conto di queste cose, invece di tacere.
www.repubblica.it
2. > Intercettazioni, ma chi è il regista?, 5 gennaio 2006, 15:08
Comunque la Unipol le carte in regola per prendersi la Bnl non ce l’ha proprio per niente.
Se infatti l’ inchiesta di Milano, con le sue ruberie da grassatori dei quartieri alti, dimostra senza ombra di dubbio l’ inciucio bipartisan che c’era all’ origine delle 3 scalate fallite ( si dimentica spesso di citare quella alla Rizzoli di Berluskaiser e c.),
quella di Roma, invece, partita su denuncia del Presidente della Bnl, Abete, e’ basata sul fatto che l’ Unipol aveva fatto carte false nell’apertura dell’Opa su Bnl, nascondendo l’esistenza di di "soci occulti" rappresentati da banche svizzere, tedesche e giapponesi.
Cosa questa che fara’ fatalmente e giustamente saltare l’intera operazione, indipendentemente dalle dimissioni di Consorte e Sacchetti dal vertice di Unipol, cosa che non fa certo decadere l’ impiccio iniziale dell’Opa.
Del resto, come poteva l’Unipol da sola "scalare" la Bnl essendo il suo capitale di poco superiore al 20% di quello della Bnl ? Come se il Chievo "scalasse" la Juventus !
Quindi, che c’erano "soci occulti" era evidente sin dall’ inizio, solo Fazio poteva fare finta di non capirlo ....
Ora sono anche stati individuati.
Keoma