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Intervento di Walter De Cesaris all’Assemblea nazionale della Sinistra europea Roma, 16 giugno 2007
Publie le lunedì 2 luglio 2007 par Open-PublishingCare compagne e cari compagni,
la nostra assemblea parla a tutta la sinistra e tutta la sinistra parla
nella nostra assemblea. Questo è già di per sé un evento: tutta la
sinistra, i partiti della sinistra, le grandi organizzazioni del
movimento operaio, le grandi associazioni democratiche e del
volontariato, i movimenti, le espressioni delle principali vertenze
aperte sul territorio nazionale.
Questo è già la Sinistra europea: un esperimento concreto per rompere
la
separatezza, il tentativo di costruire uno spazio pubblico della
politica dove costruire relazioni, contaminare e connettere culture
politiche, linguaggi, pratiche che sono differenti e che vogliono
restare differenti ma, allo stesso tempo, instaurano una relazione,
stabiliscono un’alleanza, liberamente assumono un vincolo di
appartenenza.
Questa assemblea deve parlare a tutto il Paese. E deve dire poche,
semplici ma chiare parole. Io ne dico alcune.
Vogliamo la verità su Genova. Vogliamo la verità sulla morte di Carlo e
la verità su quella violenza, ordinata e perseguita scientificamente,
per trasformare la grande mobilitazione democratica e popolare contro
il
G8 in una macelleria da dittatura sudamericana, da “notte delle matite
spezzate”.
Una verità che emerge ormai dalle aule dei tribunali. Ma noi vogliamo
la
verità politica: i mandanti, le connessioni e le responsabilità delle
massime autorità di governo e di funzioni dello Stato, la trama
internazionale. Se non ora, quando la Commissione di inchiesta su
Genova?
Noi non siamo d’accordo, ci opponiamo e ci opporremo con tutti i mezzi
democratici e fino con la disobbedienza nonviolenta all’ampliamento
della base di Vicenza. Fino in fondo. Quella scelta non è in nome
mostro. Pensiamo che la grande maggioranza del popolo che ha scelto
un’altra maggioranza politica al Governo del Paese non condivide quella
decisione. Quello che più conta è che non la vogliono le cittadine e i
cittadini di Vicenza.
La sovranità appartiene al popolo e vale di più della firma di
Berlusconi e di più anche di quella di Prodi. Si consultino
direttamente
le popolazioni, si apra una trattativa.
Vale per la Tav, vale per Vicenza. Per noi, non ci sono dubbi: stiamo
dalla parte del diritto e delle popolazioni. Fino alla fine, fino alla
pratica della disobbedienza civile. Come nel “trainstopping”, come a
Scanzano.
Noi vogliamo che si apra finalmente la stagione del risarcimento
sociale. Non in un futuro che si allontana ogni volta che tocca ai
lavoratori, non domani, oggi e con le risorse che ci sono davvero e non
con quello che rimane, dopo che hai accontentato tutti i poteri forti:
dagli organismi ademocratici e tecnocratici delle burocrazie europee
alla Confindustria che è lassista quando deve prendere i soldi e ne
hanno presi tanti, anche con questo Governo, e rigorista quando deve
toccare ai lavoratori.
La prima cosa della riforma della politica è che fai quello che dici.
Hai detto abolizione dello scalone e abolirlo lo devi. Lo hai detto, lo
fai e senza la furbizia ipocrita di sostituirlo con gli scalini. E non
c’è un prima e un dopo. Assieme c’è un’innovazione nella direzione dei
diritti: i diritti civili, le unioni civili, l’abrogazione della
Bossi-Fini. Insomma c’è il tema della rottura di quel tappo
conservatore, di quel blocco di poteri che intendono impedire, bloccare
quel processo riformatore che il nostro Paese merita. Un processo, in
assenza del quale si precipita velocemente nella delusione, nella
passività e nel precipizio del prevalere di una cultura reazionaria di
massa. Questo è il compito storico della sinistra oggi, qui e ora.
Colmare quel vuoto, aprire un vero conflitto con determinazione,
conquistare una centralità, scalare la dimensione dei problemi.
E la prima dimensione è quella europea. Sinistra europea in Italia è la
prima soggettività politica in questo Paese che si costituisce partendo
dalla dimensione europea. Fino ad ora era accaduto il contrario. Il
Partito Democratico, addirittura, lo hanno fatto, e non sanno dove
andrà
in Europa.
Non è un caso che la nostra assemblea è in contemporanea al Congresso
della Linke in Germania. Domani avremo un collegamento diretto con
Bisky
e Lafontaine. Oggi dalla nostra assemblea li salutiamo e gli auguriamo
un grande successo. E Fausto Bertinotti, Presidente della Sinistra
europea, oggi è a Berlino e domani sarà qui a Roma. E neanche questa è
una coincidenza.
Sappiamo che ci sono altre forze politiche della sinistra che guardano
ad altre soggettività. I compagni di Sinistra Democratica al Partito
Socialista Europeo. Altri hanno altri riferimenti ancora. Noi li
rispettiamo e non pensiamo che ciò sia impedente un confronto, un
dialogo, un patto d’azione comune, forme di unità da costruire assieme.
Le nostre posizioni sono chiare nei nostri documenti. Non le ripeto. Ne
dico solo una. Diciamo “la Sinistra europea è per noi un punto di
partenza, non una conclusione”. Si tratta, credo, di una dichiarazione
impegnativa. Non la chiediamo agli latri, vale per noi. Vale per dire
che Sinistra europea nasce per rompere recinti non per farne un altro.
Per questo ritengo che pensare a Sinistra europea come impedente o un
ostacolo al rapporto unitario a sinistra, non sia solo un errore
madornale, ma una incomprensione che è segno di una vera debolezza
politica ed intellettuale.
Noi siamo qui, culture, linguaggi, percorsi differenti. Siamo questi,
per adesso. Sottolineo, per adesso. Quando abbiamo cominciato non
sapevamo quanti saremmo stati oggi. Non ci siamo seduti intorno ad un
tavolo, ci siamo ritrovati lungo un cammino e dato che questo cammino
non è concluso, incontreremo altre ed altri.
Siamo già in un’altra dimensione, c’è già un incontro di culture
plurali
e molteplici: Uniti a Sinistra e il forum delle realtà di movimento, la
cultura femminista che interviene in quanto tale e l’ambientalismo. C’è
l’originalità degli aderenti individuali e c’è l’innovazione della
mesoregione del rapporto del Mezzogiorno con il Mediterraneo. Ci sono i
centri sociali ed esperienze dell’antagonismo. Ci sono i miei fratelli
di Action. Tante altre e altri ancora. Tutti qui dentro e fuori da qui
dentro. Tutti assieme, ognuno se stesso, ognuno anche con altri che
stanno fuori. Così deve essere anche domani.
Ci sono oltre 50 associazioni locali. Ma questo è solo l’inizio. Non
stiamo a fare bilanci, siamo appena usciti fuori dall’uscio di casa.
Non
abbiamo modelli, non siamo un modello.
Ma, struttura a rete, policentrica, molteplice, metodo del consenso,
case della sinistra parlano di un metodo che può, credo, essere utile
anche per il confronto più ampio a sinistra. Noi lo porteremo avanti
con
tutta la Sinistra europea.
Non mi piacciono le parole grosse: nuovo inizio, parte un’altra storia.
Il mondo è pieno di proclami al vento. Abbiamo il senso dei nostri
limiti. Le cose prima è meglio farle, poi le diremo e, se saremo
capaci,
le teorizzeremo. Dico solo che niente sarà come prima.
Io voglio da qui ringraziare Leonardo, Gabriella, Francesca, Beatrice,
Lucio, Elio, Alessandro e tutte le compagne e i compagni che hanno
lavorato in questi mesi e in queste ore oscuramente. La loro
disponibilità e pazienza sono state decisive.
Oggi, è una bella giornata. Non è stato facile arrivare qui.
Ma non illudiamoci compagne e compagni, le vere difficoltà cominciano
ora. Non posso dire altro che ci proveremo e poi altri più bravi, parlo
naturalmente per me, ci riusciranno.