Home > Intervista a: Franco Giordano (Prc)

Intervista a: Franco Giordano (Prc)

Publie le lunedì 24 aprile 2006 par Open-Publishing

«La candidatura di Bertinotti sottolinea la pluralità»

«La successione a Bertinotti? Francamente al momento mi sembra un argomento fuori posto. Sia perché Fausto è tuttora il segretario, amatissimo, di Rifondazione, sia per una piccola scaramanzia riguardo il suo possibile incarico futuro»...

Franco Giordano, da molti, se non da tutti, individuato come il nuovo leader del partito all’indomani della pronosticata nomina di Bertinotti alla presidenza della Camera, dribbla con navigata decisione qualsiasi discorso sul suo futuro politico.

 Senza fare nomi, che tipo di percorso si può ipotizzare per un’eventuale successione alla segreteria?

«È una questione che non è stata affrontata, e che comunque richiederà gli abituali passaggi necessari in situazioni del genere».

 Incluso un passaggio congressuale?

«La nomina di un nuovo segretario non è necessariamente legata allo svolgimento di un congresso. Ma, ripeto, al momento considero queste questioni premature».

 All’interno di Rifondazioni eistono componenti diverse. L’esito del voto ha cambiato qualcosa?

«Al di là dell’unanime soddisfazione per il risultato conclusivo, dell’Unione e del partito, le varie identità interne rimangono. In particolare, c’è una maggioranza che determina la linea politica e una minoranza con posizioni radicali su alcune questioni».

 Una di queste è la partecipazione di Rifondazione all’esecutivo Prodi. La probabile nomina di Fausto Bertinotti alla guida della Camera sposta qualcosa?

«In realtà non vedo il nesso. Per noi non c’è qualcosa da ottenere alla Camera piuttosto che nel governo. La candidatura di Bertinotti è stata posta per sottolineare la pluralità interna all’Unione, non certo per dividere. Ed in quest’ambito abbiamo molto apprezzato la presa di posizione di Massimo D’Alema».

 Che tipo di partecipazione prospettate nel nuovo esecutivo?

«Più importanti dell’aspetto numerico saranno i criteri di valutazione qualitativa che porteranno a determinare la composizione del governo Prodi. Vorrei però sottolineare un’ulteriore tema politico».

 Vale a dire?

«Ritengo che in queste settimane sia necessario continuare ad investire con forza sulla soggettività politica dell’Unione. Dopo la stesura del programma, abbiamo probabilmente accusato qualche battuta a vuoto nel corso della campagna elettorale. Il tutto mentre Berlusconi, pur facendo ricorso agli argomenti più grevi, ha connotato con forza la politica della Casa delle Libertà. Forse abbiamo ecceduto con la prudenza e le cautele».

 Le dichiarazioni di Bertinotti su Mediaset segnano un’inversione di tendenza?

«Capisco l’interesse, ma in realtà Fausto non ha fatto altro che ribadire quanto già espresso in varie occasioni da lui e da altri esponenti della coalizione. È necessaria una vera legge sul conflitto d’interesse che separi nettamente le ragioni della politica da quelle dell’economia».

 Veramente Bertinotti ha parlato anche del ruolo preponderante di Mediaset, indipendentemente dalla questione del suo proprietario...

«Questa è un’ulteriore aspetto che potrà essere valutato e discusso. Ma, ribadisco, il problema importante da risolvere è quello del conflitto d’interessi».

 Dopo le tensioni sulla presidenza della Camera, l’elettore dell’Unione ha bisogno di essere rassicurato. I rapporti fra voi sono diversi rispetto alla precedente legislatura del centrosinistra?

«È una domanda importante, ed io ritengo di poter rispondere di sì. Intanto, dal ‘96 ad oggi l’Italia e il mondo sono profondamente cambiati. In particolare, alcuni fatti, penso alla guerra in Iraq, alla continua precarizzazione del mondo del lavoro, ci hanno fatto scoprire, all’interno del centrosinistra, quanto siano grandi e rilevanti le questioni che ci uniscono».

 Si parla molto, da destra, delle difficoltà a cui andrebbe incontro la maggioranza. Ma l’opposizione non sembra messa poi così bene...

«In questo momento abbiamo la responsabilità di governare e questo viene prima di tutto. Certo, i segnali di possibili lacerazioni interne al centrodestra ci sono tutti, nonostante si cerchi in ogni modo di spostare l’attenzione».

 Chiudiamo con due questioni particolarmente sentite: per cominciare, il ritiro dall’Iraq.

«Il primo atto che mi aspetto da Prodi è quello dell’annuncio del ritiro immediato. Un gesto chiesto dalla grande maggioranza degli italiani, al di là dello schieramento politico, e che riporterà finalmente l’Italia nell’alveo geo-politico che le appartiene, quello dell’Europa continentale e mediterranea».

 Il problema TAV: sull’altro versante i francesi continuano a scavare...

«Nessuno, tantomeno i residenti della Val di Susa, nega l’utilità del trasporto veloce su rotaia. Si tratta però di sedersi intorno ad un tavolo e parlare di soluzioni condivise. È quello che faremo».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIO...