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Intervista a Piero Bernocchi: Le due manifestazioni del 18 novembre - Milano e Roma

Publie le lunedì 20 novembre 2006 par Open-Publishing
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Piero Bernocchi, romano, è un insegnante di matematica di 59 anni. Leader e portavoce dei Cobas, i sindacati di base. Nel ’68, nella contestazione alla facoltà di ingegneria. Nel ’77, nelle piazze con la componente "Nuova sinistra". Quindi direttore di "Radio città futura".

Piero Bernocchi: Le due manifestazioni di sabato 18 - Milano e Roma.
Intervista rilasciata nell’occasione della manifestazione per la Palestina.
Roma - 18 novembre 2006

Partiamo dalla piattaforma della manifestazione di Roma
E’ stata accusata di essere una piattaforma estremista ed è assurdo.
E’ una piattaforma estremamente ragionevole e lucida.
Chiede che il governo italiano sia equidistante tra Palestina e Israele.
No ad un accordo militare con Israele strettissimo perchè fornisca scienza e conoscenza non solo all’apparato militare e non solo di Israele. In tutti i passaggi degli ultimi mesi, sia nella variante Berlusconi che nella variante Prodi, il governo italiano si è mosso in favore di Israele. Per esempio bloccando i finanziamenti all’autorità palestinese dopo che Hamas ha vinto regolarissime elezioni. Ha fatto intervenire le truppe non al confine tra Israele e Libano ma in Libano come ulteriore protezione di Israele. Per ultimo, le dichiarazioni di D’Alema sono state chiarissime, il governo italiano ha ribadito che non c’è equidistanza ma che è schierato decisamente con Israele, com’è, del resto, sempre stato.

La piattaforma di Milano
Considera una ipotesi folle e cioè che Israele e Palestina siano alla pari, con due eserciti piu’ o meno equivalenti. Dove c’è qualche leggera esagerazione da una parte e dall’altra e si tratta di riportare garanzie di sicurezza ad entrambi gli stati.
E’ una follia: da una parte c’è uno stato che è, militarmente, il piu’ potente del mondo dopo
gli Stati Uniti e persino piu’ potente in proporzione agli abitanti. E con 400 atomiche.
Dall’altra parte c’è un popolo che non riesce a tenersi un pezzo, pur piccolo, di territorio.
Ormai massacrato ogni giorno al ritmo di 15 morti al giorno. Non riesce neanche a conservarsi il proprio governo, visto il recente rapimento dei ministri.
Queste sono le grandi differenze tra le due piattaforme.

Ulteriori richieste nella manifestazione di Roma
A Roma chiediamo anche l’abbattimento del muro. E’ una richiesta europea. Ci sono state 24 manifestazioni in tutta Europa, in questi giorni, su questo argomento.
Chiediamo che vengano restituiti i finanziamenti all’autorità palestinese.
Chiediamo che si interrompano gli accordi. Sappiamo ora che la Telekom finanzia i sistemi di puntamento missilistico israeliani. Tanti altri accordi ci sono a livello comunale, regionale, provinciale. Israele vuole entrare nella Nato e altri accordi di natura militare sono ancora ignoti perchè celati appunto dal segreto militare.

Sintesi
In sintesi vediamo a Roma una grande manifestazione a fianco del popolo palestinese con la partecipazione di centinaia di palestinesi.
A Milano vediamo una manifestazione pro-D’Alema, pro-governo e trincerata su questa posizione assurda di equidistanza e del "bisogna riconoscere Israele", come se oggi qualcuno può seriamente mettere in discussione una cosa simile, a parte le barzellette propagandistiche di Ahmadinejad.

Il problema di una falsa coscienza
Il problema è che gli ebrei sono stati vittime di un orrendo massacro. Forse qualcuno deve pagare ma certamente europei furono i carnefici e non certo arabi. Nella storia araba non ci sono persecuzioni di ebrei.
La storia europea invece è piena di tali episodi, così come il cattolicesimo e il cristianesimo.

I numeri delle due manifestazioni
Tornando alle due manifestazioni, non è un problema di numeri perchè a Milano si sono mosse 20 organizzazioni. A Roma ieri abbiamo avuto sciopero e manifestazioni. Ma, quelli di Roma sono comunque buoni numeri, una buona manifestazione.

Diliberto e le aree minoritarie di Prc
Hanno aderito ad entrambe le manifestazioni ma sono un fenomeno molto, anzi solo, italiano. Altrove sarebbe impensabile. Solo in Italia si riesce nella solenne ipocrisia di voler apparire contemporaneamente con due piattaforme inconciliabili. Se fossero state conciliabili avremmo fatto una manifestazione unica. La piattaforma della Tavola della Pace è la stessa di "Forza Onu".
Questo è un paese gattopardesco dove riesci a stare al governo e all’opposizione contemporaneamente.

Leyla Khaled
Era stata invitata in Italia da Cobas e U.D.A.D. (Unione Democratica Arabo Palestinese) per questa manifestazione e un giro di conferenze/dibattiti inerenti l’attuale situazione in Palestina e nel medio oriente.
E’ stata la prima guerrigliera araba palestinese del Fronte Popolare di Liberazione Palestinese e ha dato luogo ad azioni incruente. Il primo dirottamento aereo senza alcuna vittima.
Avevamo ampie assicurazioni sul suo ingresso. Poi si è bloccato tutto.
C’è il terrore di mostrare che i palestinesi sono ragionevoli, equilibrati, e che portano richieste sensate. C’è sempre lo stesso problema per l’ingresso di personaggi rappresentativi, iracheni,libanesi, una direttiva generale atta ad impedire che si possa vedere l’umanità di questi popoli.
Nell’immaginario collettivo occidentale, costoro devono apparire come i "terroristi" e rimanere fedeli a questa maschera che gli è stata imposta.

Le comunità ebraiche
Succede un fatto curioso: le comunità ebraiche si schierano sempre piu’ spesso a favore del governo israeliano mentre in Israele i pacifisti sono molto piu’ critici verso il governo.
Insomma le comunità ebraiche all’estero sono schierate in modo unanime con il governo israeliano mentre chi vive in Israele è abissalmente piu’ critico.
Noi non abbiamo però mai confuso tra comunità ebraiche e governo israeliano.

(L’intervista è stata effettuata dal sito edoneo.org)

Gli articoli e le foto della manifestazione sono a questo link:

http://www.edoneo.org/18novembre.html


http://www.edoneo.org/

Messaggi

  • Gli aspetti in realtà più granguignoleschi che macabri dell’azione di qualche gruppo alla manifestazione di Roma, prevedibilmenti utilizzati da gran parte dei media per parlare d’altro e non della questione palestinese, rischiano di mettere in secondo piano le vere differenze esistenti tra le due manifestazioni.

    Credo invece che sia necessaria una discussione politica di merito per mettere a confronto le diverse posizioni. Certamente non contribuiscono alla chiarezza e al confronto le posizioni oscillanti e a volte un po’ fumose di Bernocchi, Diliberto, Ferrando e quant’altri interpretano sui media le ragioni della manifestazione di Roma Dando a volte l’impressione di usare i palestinesi solo come pretesto dell’eterna contesa italo-italiana tra chi è più pacifista, più rivoluzionario, più comunista e così via (considero scontato che la gran parte dei manifestanti a Roma come a Milano, fossero mossi da sincero sdegno per la situazione in Palestina).

    Diliberto ha dichiarato che fra le due manifestazioni non c’erano differenze se non questioni che interessano solo gli esegeti dei documenti politici. Così come ha dichiarato di essere totalmente d’accordo con la politica di D’Alema e che la sua partecipazione romana è dettata dalla coerenza (quindi immagino anche la coerenza tra l’obbiettivo della manifestazione e la politica del governo).

    Bernocchi dice cose diverse, mi pare, in questo intervento da quelle riportate dal Manifesto di domenica. Ferrando sempre sul Manifesto ne dice altre ancora.

    Le differenze vere tra "pacifisti" e "antimperialisti", sulla questione palestinese riguardano questi punti:

    1) I pacifisti ritengono che vada detto con chiarezza che la soluzione della tragedia palestinese consiste nel riconoscimento della necessità di costituire uno Stato palestinese a fianco dello Stato di Israele, lungo i confini antecedenti alla guerra del ’67.

    2) La soluzione della tragedia palestinese passa attraverso la trattativa tra tutti i soggetti interessati e l’intervento internazionale dove utile e necessario (ONU, Unione Europea, ecc.). Quindi la strada da percorrere deve essere pacifica e non militare. Se non fosse per altri motivi, perchè sul piano militare i palestinesi non hanno nessuna possibilità di competere.

    3) Le organizzazioni della destra populista islamica (Hamas) vanno riconosciute come soggetti rappresentativi di una parte della popolazione palestinese (lo stesso vale per Hezbollah in Libano) e non possono esser emarginati. Occorre però dire con chiarezza e senza opportunismi, che non si condivide l’obbiettivo della cancellazione di Israele che è affermato da Hamas, Hezbollah e dal regime iraniano.

    Su nessuno di questi punti i portavoce della manifestazione di Roma fanno affermazioni precise e minimamente omogenee tra loro.

    Si può sperare di avere un chiarimento su questi punti (magari per contestare la posizione pacifista) ma senza furbizie verbali e senza parlare d’altro?

    Come si dice, la speranza è sempre l’ultima a morire.

    Franco Ferrari