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Intervista al sen. Claudio Grassi: Solo un PRC forte è garanzia di svolta e autonomia

Publie le giovedì 6 dicembre 2007 par Open-Publishing

di Simone Oggionni

su redazione del 04/12/2007

Intervista al sen. Claudio Grassi, coordinatore nazionale area Essere comunisti del Prc

Cos’è avvenuto nella riunione della direzione del Prc di ieri?

La riunione della Direzione e dell’Esecutivo di ieri ha sancito il fallimento della linea del Congresso di Venezia.
Nel momento in cui si propone una consultazione in tutto il partito per discutere se continuare a sostenere Prodi significa molto semplicemente che l’impianto politico, costruito appunto allo scorso congresso, secondo il quale potevamo entrare nell’Unione e nel Governo perché il centrosinistra era diventato permeabile alle istanze dei movimenti si è dimostrato totalmente infondato.
Se a ciò aggiungiamo il fatto che per affermare quella linea si volle fare un Congresso di scontro frontale con le minoranze, si capisce quanto sia stato grave l’errore allora compiuto da chi volle, ad ogni costo, far passare quell’impianto e quella linea.

Questo che tu dici è emerso dal dibattito?

Si. Per la prima volta da Venezia ho sentito negli interventi di alcuni compagni e compagne che avevano sostenuto la prima mozione riconoscere che quella proposta politica non ha retto alla prova dei fatti. Per chi, come noi, ha sempre pensato che ci fossero posizioni diverse nella maggioranza, la riunione di ieri ha dimostrato che ciò non solo è vero, ma è nei fatti. D’altra parte lo avevamo già visto nella riunione del gruppo della Camera della scorsa settimana, quando ben 10 deputati (anche qui, quindi, più di un compagno della ex maggioranza) hanno espresso un voto contrario alla fiducia. Ciò deve indurci a proseguire nella nostra iniziativa, poiché se è vero come è vero che in gioco vi è il futuro di Rifondazione Comunista, tutto serve tranne che mettersi in un angolo a coltivare l’orticello di una minoranza ininfluente.

Oggi su repubblica Fausto Bertinotti dice che "il centrosinistra ha fallito" e che "il Governo ha alimentato le tensioni e accresciuto le distanze dal popolo e dalle forze di sinistra"

Ho letto. Il compagno Bertinotti dovrebbe avere anche l’onestà intellettuale di aggiungere a quel ragionamento che non è fallito solo il centro sinistra e il Governo Prodi ma anche tutta la sua linea politica, che ha voluto imporre a colpi di maggioranza a Rifondazione Comunista. Egli è il massimo responsabile delle difficoltà in cui versa il Partito, non sarebbe male che lo riconoscesse invece di far finta di nulla e pensare di uscire da questa situazione con l’ennesima mossa del cavallo che potrebbe aggiungere danno a danno.

La riunione della Direzione ha anche deciso il rinvio del Congresso.

No. La Direzione ha dato mandato alla segreteria di fare una consultazione tra i segretari di federazione e regionali e con le minoranze per vedere se ciò è fattibile. Solo il Comitato politico nazionale può prendere questa decisione.
Detto questo nel corso della riunione è stata avanzata da alcuni compagni della segreteria l’ipotesi di un rinvio per non accavallare consultazione e congresso. Per quanto ci riguarda, se dalla consultazione dovesse emergere l’indicazione di un rinvio, riteniamo debbano essere poste precise condizioni.
La prima condizione è che la consultazione sul Governo deve essere vera. Tutti gli iscritti devono essere coinvolti e il loro parere deve essere vincolante.
La seconda condizione è che il congresso deve essere spostato per il solo tempo necessario affinché si tenga la consultazione: subito dopo le amministrative, in primavera, deve ripartire l’iter congressuale.
La terza è che qualsiasi decisione sul soggetto unitario e plurale deve muoversi dentro i deliberati approvati dalla Conferenza di Carrara. Da ciò ne discende che nella "carta degli intenti" deve essere scritto che i partiti che concorrono a costituire "la cosa rossa" non si sciolgono. Infine, non solo il simbolo di Rifondazione Comunista rimane, ma la decisione di come presentarsi nella prossima tornata alle elezioni amministrative appartiene alle nostre organizzazioni territoriali e solo a loro.
Detto questo la situazione è tremendamente complicata. Bisogna tenere i nervi saldi.

Sabato e Domenica si riuniranno gli Stati generali. Cosa ne pensi?

In parte ho già risposto. Noi abbiamo sempre partecipato e sostenuto negli anni passati - dal Forum promosso da Lavoro e Società fino alla Camera di Consultazione – tutte le iniziative che si proponevano di unire le forze della sinistra di alternativa. Senza l’unità di questi Partiti e dei movimenti non vi è nessuna speranza di riuscire ad incidere nella politica e nella società e, quindi, di dare risposte ai problemi delle classi subalterne. Dunque, con lo stesso spirito, parteciperemo all’incontro di questo fine settimana.
Contemporaneamente siamo contrarissimi al progetto su cui sta lavorando una parte di Sinistra Democratica e una parte di Rifondazione Comunista, che operano affinché il percorso che si apre con la riunione di sabato e domenica sia l’inizio della costruzione – seppur processuale – di un nuovo partito politico genericamente di sinistra.
Per noi, come è stato detto e scritto a Carrara, resta ferma la proposta che è stata approvata: Rifondazione Comunista è impegnata a costruire un soggetto unitario e plurale parallelamente al mantenimento della sua autonomia politica, culturale e organizzativa.

I compagni e le compagne nei territori temono che si sia avviato un processo che può portare al superamento di Rifondazione Comunista.

E’ una preoccupazione che ho ben presente. I rischi ci sono: Sinistra Democratica spinge in questa direzione e alcuni dirigenti di Rifondazione - chi in modo esplicito e chi in modo velato – si sono espressi per andare decisamente verso un soggetto di sinistra non più comunista.
Il nostro compito principale è contrastare questo sbocco e, riteniamo, che la battaglia sia tutta aperta.
In primo luogo, perché le variabili sono tante, sia sul piano politico che tra le varie forze politiche. Per esempio, se Rifondazione Comunista dovesse decidere di riprendersi la sua autonomia dal Governo la "cosa rossa" imploderebbe immediatamente e ciò la dice lunga sulla fragilità strategica dell’intero progetto.
In secondo luogo, vi è la variante della legge elettorale, che non sappiamo quale sarà e che può influire fortemente in un senso piuttosto che in un altro.
In terzo luogo, noi pensiamo che la stragrande maggioranza dei compagni di Rifondazione Comunista non condivida un percorso che porti al suo scioglimento. Per questo motivo, proprio perché la posta in gioco è grande, l’errore più grave sarebbe quello di isolarci dando così per scontato l’esito della battaglia.

Ma se gli stati generali decidono un nuovo logo e Rifondazione Comunista non si presenta più alle elezioni con il suo simbolo non è anche questo un modo per sciogliere, nei fatti, Rifondazione Comunista?

Sono due cose distinte. Il soggetto unitario e plurale può dotarsi di un logo e su questo non vi è nulla di strano. Noi però siamo contrari al fatto che questo diventi il simbolo con cui il Prc si presenta a tutte le tornate elettorali. Un Partito che non si presenta più alle elezioni nei fatti non esiste. Inoltre è dimostrato che si tratta di una operazione a perdere, poiché tutte le volte che si è scelta una tale strada, a partire dall’esperimento citato dal compagno Bertinotti - il Fronte Popolare del 1948 -, il risultato delle forze che si sono unite è sempre stato inferiore alla somma dei voti dei partiti singolarmente presenti alle elezioni.
Ma anche su questo l’esito non è affatto scontato. Sulle amministrative ho già detto. Ma pensiamo alle elezioni europee: se non ci saranno elezioni anticipate, saranno le prime elezioni generali che dovremo affrontare. In questo caso non solo il sistema elettorale è seccamente proporzionale, quindi spingerà ogni forza politica a presentarsi autonomamente, ma soprattutto – e anche questo dimostra l’inconsistenza strategica del progetto del partito unico – i parlamentari di questo ipotetico partito unico una volta eletti confluirebbero in ben tre gruppi diversi del Parlamento Europeo!!! ( gruppo verde, gruppo socialista, gruppo comunista e antagonista). Alla faccia delle critiche che avevamo fatto al Partito Democratico i cui eletti si dividono in due sui riferimenti europei e internazionali.

Quindi qual è la tua proposta, la proposta dell’area Essere Comunisti?

Puntare decisamente su Rifondazione Comunista. Proprio se si rafforza, se esiste, se elabora proprie idee e proposte può dare un contributo alla costruzione di una sinistra di alternativa unitaria e plurale.
Viceversa, se si squaglia Rifondazione si squaglia tutto. E dalla dispersione non è affatto detto che nasca qualcosa di meglio e di buono.
Ne discende che dobbiamo continuare il nostro lavoro, soprattutto nei circoli, chiedere che vengano immediatamente messe in pratica le decisioni di Carrara, che il Partito affronti subito con una propria campagna una iniziativa contro il drammatico aumento del costo della vita e la perdita di potere d’acquisto dei salari. Basta politichese, la nostra gente non arriva a fine mese e noi di quello ci dobbiamo occupare.
Dobbiamo seriamente impegnarci in questa consultazione affinché sia vera: deve toccare tutti gli iscritti. Inoltre i punti sui quali noi dobbiamo chiedere un impegno al Governo per poter riottenere un nostro appoggio devono essere significativi, sia sulle questioni economiche e sociali sia sulle questioni internazionali della pace e della guerra.