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«Io, delegata Fiom, spero in uno sciopero di tutte le categorie»

Publie le lunedì 3 novembre 2008 par Open-Publishing

«Io, delegata Fiom, spero in uno sciopero di tutte le categorie»

di Fabio Sebastiani

Come l’hanno presa i delegati e le delegate la dichiarazione dello sciopero generale dei metalmeccanici per il 12 dicembre? Liberazione ha intervistato una di loro, Anna Maria Fasoli, della Eds, azienda informatmica di Roma da poco assorbita da una grande multinazionale, la Hp.

Non ti sembra anche a te che tiri aria nuova nel movimento sindacale?

Il sindacato nella precedente legislatura di Berlusconi ha sopperito al vuoto politico della sinistra. Ci siamo trovati a fare battaglie a tutto tondo. Poi tutto si è complicato con il Governo Prodi. Anche perché i lavoratori si aspettavano iniziative forti che n on sono venute. I lavoratori hanno percepito questo come la difficoltà del sindacato a prescindere da chi era a capo del governo. La Fiom, lo voglio ricordare, però si è schierata contro l’accordo sul Welfare. Precarietà, salari bassi, equa ripartizione della ricchezza del paese, sicurezza sul lavoro, tutti temi sui quali sono state espresse posizioni molto nette. Speravamo addirittura in una cancellazione della legge 30.

Ed oggi che accade?

Adesso ci ritroviamo di fronte a una situazione allucinante. Un attacco fortissimo al sindacato. E’ evidente che si sta pensando in tutti i modi di far comparire la Cgil come il sindacato dei "No". E invece abbiamo visto che in alcune situazioni difficili come Alitalia la Cgil ha preso posizioni coraggiose che poi i lavoratori hanno anche apprezzato.

La decisione della Fiom non si può definire uno sciopero politico, il suo obiettivo dichiarato, del resto è il nuovo modello contrattuale.

Il nuovo modello contrattuale? Non lo chiamerei né nuovo e nemmeno modello. Tra i lavoratori è poco vissuta questa discussione. Senza contare che quella piattaforma non è stata nemmeno condivisa. C’è una grossa difficoltà perché nei posti di lavoro i problemi sono altri e sono tutti di un certo peso. Vanno dalla cassa integrazione alla mobilità, alle acquisizioni pirata da parte delle multinazionali. Come il caso Eds, che è stata comprata da Hp. Di fatto, è il più grande colosso del settore, ma al momento di entrare prima ci hanno prima tolto l’integrativo e poi ci hanno fatto capire che siamo alla vigilia di un salasso di 700 posti di lavoro su 3200.

Cosa ne pensi dello sciopero del 12 dicembre?

Adesso vedo che i lavoratori sono fortemente preoccupati. Sarebbe rischioso da parte del sindacato mettere insieme questioni politiche e questioni sindacali. Il sindacato deve tornare a rappresentare le esigenze dei lavoratori. Certo, poi non possiamo accettare leggi finanziarie che danno soldi alle imprese e niente ai servizi o ai redditi. Credo che questo sciopero i lavoratori lo accoglieranno benissimo. Credo che risponderanno perché questa fase la stanno interamente vivendo sulla propria pelle, dal salario, alla sicurezza alle ristrutturazioni. Sono convinta che arriveranno risposte molto forti.

Dopo anni di concertazione ci si può fidare di questo sindacato?

E’ chiaro che da parte del sindacato ci dovrà essere una risposta altrettanto forte e trasparente. Si sta chiudendo finalmente quella fase della concertazione che abbiamo vissuto male. I lavoratori erano talmente dissociati dalle discussioni sul contratto nazionale che il distacco lo potevi toccare con mano. La Fiom torna a fare la voce fuori dal coro e da traino. Lo sciopero della scuola parla di un grande movimento. Credo che in questa fase è proprio lo sciopero che è importante fare. Ci sono motivi interni al settore delle tute blu, e spero anche che si arrivi a uno sciopero generale di tutte le categorie in modo da portare le discusisoni in tutto il mondo del lavoro. Prima, durante il periodo della concertazione c’erano dei veri e propri muri. Ci sono temi invece che sono trasversali.

Non temi una guerra tra poveri?

Il contratto a tempo indeterminato non è più un contratto di riferimento, e i salari sono da ottocento euro. L’assopimento dei lavoratori negli ultimi anni è stato un po’ pesante. Certo, adesso siamo in una fase in cui ognuno ha addosso la condizione di precarietà, anche i cosiddetti stabili. Credo che, anche se non ancora visibile, prima o poi una presa di coscienza collettiva ci sarà. Dall’indignazione individuale si può cominciare a passare alla solidarietà. E ciò che accaduto nella scuola in qualche modo lo dimostra.