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Iraq, ucciso camionista turco. I colleghi:«Basta con i trasporti all’esercito Usa»

Publie le lunedì 2 agosto 2004 par Open-Publishing

di red.

Un ostaggio turco è stato ucciso dai miliziani iracheni che lo avevano rapito. La conferma è arrviata da un funzionario dell’ambasciata turca a Baghdad. «Un cittadino turco che lavorava per una compagnia turca è stato assassinato in Iraq», ha detto il dipendente raggiunto per telefono da Ankara. Anche la società Bilintur, filiale della holding Tepe specializzata in servizi alberghieri e di catering, ha confermato la morte del suo dipendente. «Murat Yuce è stato ucciso», ha detto un portavoce della società. Conseguenza diretta dell’esecuzione è stata la decisione da parte di un’associazione di autotrasportatori turchi di sospendere le consegne delle merci destinate alle truppe statunitensi in Iraq. La decisione, motivata dall’International Transporters’ Association (Und) con la mancanza di sicurezza e stabilità in Iraq, si ripercuoterà solo sul cinque per cento circa del traffico delle merci fra i due paesi.

All’indomani degli attentati alle chiese cristiane nel paese mediorientale, monsignor Paulos Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul, a 350 chilometri a nord della capitale, si è detto certo che i responsabili siano forestieri. «I cristiani e i musulmani di Mosul hanno sempre vissuto come fratelli, sono sicuro che i responsabili degli attacchi di ieri nella nostra città vengono da fuori». L’esplosione di ieri ha provocato un morto, alcuni dicono due, e almeno 12 feriti. «La chiesa è stata praticamente distrutta. I vetri, le porte, i decori, tutto è andato in pezzi», dice il monsignore. L’autobomba è esplosa intorno alle 18,45 quando la funzione era terminata e i fedeli stavano uscendo. «Io stavo celebrando la messa in un’altra chiesa e sono stato informato poco dopo di quanto era accaduto» continua il presule. «Un secondo attacco è stato sventato di fronte alla chiesa dello Spirito Santo. Alcuni fedeli e vicini musulmani ci avevano segnalato la presenza di una macchina sospetta. Abbiamo subito informato la polizia che ha portato via l’auto» ha aggiunto monsignor Rahho, originario proprio di Mosul. Entrambe le chiese, spiega il vescovo, sono caldee: «non sappiamo cosa fare, dalla fine della guerra il Paese è in preda all’anarchia. Voglio sottolineare ancora un volta che questi attacchi sono il frutto dell’azione di pochi terroristi che non hanno niente a che fare con i musulmani iracheni. Da ieri non faccio che ricevere visite e telefonate di fratelli musulmani i quali sono furiosi per quello che è accaduto e continuano a dimostrare la loro vicinanza a tutta la comunità cristiana».

Il Papa ha espresso tutta la sua «vicinanza ai cattolici iracheni così dolorosamente provati» dagli attacchi alle chiese di Baghdad e Mossul. Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio al patriarca di Babilonia dei Caldei, e presidente dell’assemblea dei vescovi cattolici dell’Iraq, Emmanuel III Delly, incaricandolo di «manifestare ai pastori e fedeli dei vari riti tutta la sua solidarietà in quest’ora di sofferenza, deplorando vivamente le ingiuste aggressioni verso chi solo intende collaborare per la pace e la riconciliazione del paese». «Di fronte ai tragici attacchi a varie comunità cattoliche dell’Iraq - ha detto in una dichiarazione il vicedirettore della sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini - manifestatisi tanto più gravi perchè diretti contro i fedeli che erano riuniti in preghiera nel giorno del Signore, il Santo Padre ha espresso tutta la sua vicinanza ai cattolici irakeni così dolorosamente provati».

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