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Istat, allarme credito al consumo - Il 14,4% degli italiani in difficoltà

Publie le sabato 27 maggio 2006 par Open-Publishing
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Nell’ultimo rapporto dell’Istitituto Annuale di statistica
i problemi legati a prestiti, mutui, bollette e necessità quotidiane

La percentuale si riferisce alla famiglie che, in media, si ritrovano
almeno una volta l’anno in difficoltà alla scadenza dei pagamenti

ROMA - Il ricorso al credito al consumo è aumentato in misura rilevante negli ultimi anni in Italia, ma non sempre rappresenta un vantaggio. Le famiglie italiane, rileva l’Istat nell’ultimo rapporto, si indebitano per comprare mobili o altri beni, ma spesso non riescono a far fronte all’onere delle rate. E così il 14,4% dei nuclei familiari si ritrova, almeno una volta nell’anno, in difficoltà alla scadenza dei pagamenti.

Il fenomeno più incisivo al Sud e nelle isole, dove la percentuale di famiglie che non riescono a saldare il debito rateizzato sfiora il il 25%. E se le difficoltà riguardano le rate per il cosiddetto ’credito al consumo’, non va molto meglio neanche la situazione per quanto riguarda altri pagamenti periodici. Primo tra tutti quello per le bollette della luce, del gas e dell’acqua che vede quasi una famiglia su dieci (il 9% la media nazionale) non riuscire, almeno una volta nel corso dell’anno, a saldare il conto. Sono invece quasi il 4% le famiglie che dichiarano di non essere riuscite a pagare l’affitto o la rata del mutuo.

Una fotografia, quella scattata dalle tabelle dell’annuario dell’Istituto di Statistica, che nel Mezzogiorno assume dimensioni più preoccupanti: nelle regioni del Sud sono infatti il 15,3% (15,8% nelle isole) le famiglie che non riescono, a volte, a fare fronte al pagamento delle bollette, mentre per l’affitto e il mutuo sono in difficoltà il 5% dei nuclei (il 5,6% in Sicilia e Sardegna).

"E’ la società consumista che tende a far indebitare le famiglie perché ci induce a spendere, non i soldi che abbiamo, ma quelli che pensiamo di avere in futuro - commenta il sociologo Domenico De Masi - Ma per rinviare i pagamenti nel tempo, dobbiamo sperare che il nostro reddito resti quello che è attualmente. E purtroppo non è sempre così"

Ma se il fenomeno delle rate sembra destinato ad assumere il carattere dell’emergenza (anche a fronte del trend in crescita del credito al consumo che - secondo gli ultimi dati disponibili di Bankitalia - ha registrato nell’ultimo anno un +36,5% per i prestiti a più di cinque anni), è solo la punta dell’iceberg delle difficoltà delle famiglie a far quadrare i conti.

Se, infatti, il 14,4% dichiara di trovarsi in difficoltà avendo "arretrati nel pagamento" di rate, affitti, mutui e bollette, percentuali a due cifre si ritrovano anche tra le famiglie che non riescono a fare i conti con altre voci dei propri bilanci. Prima tra tutte quelle per i "vestiti necessari" (il 17,6% dice di non avere i soldi) o, ancor peggio, per le spese mediche (il 12,2%).

Il 5,3% delle famiglie italiane afferma, inoltre, di "non avere i soldi", almeno una volta l’anno, per l’acquisto del cibo: un dato che si riduce al 4,1% al Nord mentre sale al 7,7% al Sud. E, ancora, l’8% delle famiglie ha problemi con le spese per il trasporto ed oltre il 13% per le tasse. Il 10% afferma, invece, di non potersi permettere un riscaldamento adeguato nell’abitazione.

Analizzando i dati Istat, sono poi quasi 4 su 10 le famiglie italiane che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie l’anno. Con punte che sfiorano il 50% tra i pensionati o i nuclei numerosi, da cinque componenti o più. L’abitazione, invece, "brucia" il 15% del reddito medio: una spesa media mensile di 302 euro contro un reddito di 2.079 euro, che sale a 473 euro in caso di affitto e scende a 232 in caso di casa di proprietà.

Messaggi

  • Diseguaglianza e distribuzione reddito in Italia: rapporto Istat 05

    Il rapporto annuale sull’economia dell’Istat
    Italia: povertà e disuguaglianza sempre alte
    I poveri sono 7,6 milioni: 1,5 milioni non arrivano a 800 euro al mese.
    Il
    20% delle famiglie più agiate ha il 40% delle ricchezze

    ROMA - In Italia la povertà è ben presente e negli ultimi otto anni non
    è
    calata. Inoltre la nazione si trova tra i Paesi europei dove esiste il
    maggiore divario tra ricchi e poveri: in pratica i redditi sono male
    distribuiti. Lo segnala l’Istat nel Rapporto annuale 2005 sullo stato
    dell’economia nazionale. Circa 4,2 milioni di lavoratori guadagna meno
    di
    780 euro al mese.

    INDIGENTI - L’ufficio di statistica segnala che gli indigenti in Italia
    sono
    7,6 milioni, pari all’11,7% della popolazione, in pratica 2,6 milioni
    di
    famglie. L’emergenza riguarda soprattutto il Sud, dove una famiglia su
    quattro è povera e dove le persone povere nell’ultimo anno sono
    aumentate di
    circa 900 mila unità. La povertà interessa per lo più i nuclei con tre
    o più
    figli minori, le famiglie dove il capofamiglia è pensionato o donna,
    anziana
    o sola.

    REDDITI BASSI - I redditi più bassi riguardano il 28,2% delle donne
    contro
    il 12,3% degli uomini; il 36% dei giovani con meno di 25 anni; il 32%
    di chi
    ha un basso titolo di studio; il 21% delle persone che lavorano nel
    settore
    privato; il 40% dei lavoratori a tempo determinato. Oltre il 50% dei
    lavoratori a basso reddito opera nell’agricoltura, nella caccia e
    pesca.
    Nel 2003 il reddito medio per famiglia è stato di 24.950 euro, pari a
    circa
    2.080 euro al mese. Ma una famiglia su due ha un reddito mensile netto
    inferiore a 1.670 euro. Al Sud di solito c’è un solo percettore di
    reddito,
    mentre al nord due o più.

    DISUGUAGLIANZE - L’indice di concentrazione dei redditi colloca
    l’Italia,
    insieme a Portogallo, Spagna, Irlanda e Grecia, tra i Paesi europei a
    maggiore diseguaglianza tra ricchi e poveri. Il 20% delle famiglie più
    agiate detengono il 40% delle ricchezze italiane. Inoltre il nostro
    Paese si
    colloca tra quelli a minore mobilità sociale. Risulta infatti difficile
    passare da una classe sociale all’altra. Le donne hanno una probabilità
    maggiore di quella maschile di permanere nella classe di origine: è il
    caso
    delle figlie della classe operaia agricola e della borghesia.
    L’incidenza
    sul reddito delle spese per l’abitazione è del 9,2% per le famiglie più
    ricche e del 30,7% per quelle più povere.

    CONSUMI RIDOTTI - Nel 2004 il 25% delle famiglie ha comprato meno pane
    e
    pasta mentre oltre il 30% meno carne, frutta e verdura; il 37,2% ha
    ridotto
    l’acquisto di pesce; il 41,9% ha speso meno per l’abbigliamento e le
    scarpe.
    Il 15% ha optato per alimenti di qualità più bassa. Nel Mezzogiorno il
    13,5%
    delle famiglie (contro una media nazionale del 7%) ha dichiarato di non
    potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni. Al Sud il 21%
    delle
    famiglie non riesce a riscaldare adeguatamente la casa. Un terzo delle
    famiglie dichiara di arrivare con molta difficoltà a fine mese, il
    27,5% non
    riesce a far fronte a una spesa imprevista di mille euro e solo il 26%
    è
    riuscita a mettere da parte dei risparmi nell’ultimo anno.

    www.triburibelli.org