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Italia democratica: i ROS di Ganzer praticano la tortura elettronica?
Publie le sabato 5 gennaio 2008 par Open-Publishing3 commenti
Secondo alcune precise e documentate denunce, formulate al recente congresso dell’Associazione Vttime armi elettroniche e mentali, tenutosi ad Anzio dal 28 al 30 settembre scorso, il generale Giampaolo Ganzer, capo dei ROS dei carabinieri, sarebbe tra i maggiori responsabili in Italia della tortura tecnologica a distanza.
Questo tipo di tortura, volto all’annientamento psico-fisico della persona, si sarebbe diffuso in Italia, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, sulla base di tecnologia, armi e addestramento forniti dalla CIA.
Del resto, tempo addietro è trapelato che alcuni esponenti dei ROS si erano recati a Guantanamo...
Naturalmente questa attività criminale sarebbe svolta anche da altre strutture armate dello stato (P.S., Polizia penitenziaria, ecc.) il cui lavoro sporco sarebbe enormemente cresciuto in nome della lotta al terrorismo e di un concetto di "tortura democratica" ormai accettato negli USA e, almeno in parte, anche in Italia.
Va ricordato che il carabiniere Ganzer, discepolo di Dalla Chiesa e grande tessitore di montature giudiziarie a carico dei compagni (l’ultima, effettuata con grande clamore mediatico, è quella a carico dei 5 compagni di Spoleto), è attualmente sotto processo a Milano, imputato di associazione a delinquere, traffico di droga ed altre "amenità".
Data la gravità delle accuse, un minimo di decenza avrebbe voluto che il capo carabiniere fosse almeno sospeso dal servizio. Invece Ganzer è tuttora al suo posto, del suo processo, sicuramente imbarazzante per il potere, nessuno parla e poco tempo fà uno dei suoi principali accusatori si è suicidato in carcere.
Ma si sa, in Italia non si può parlare male nè di Garibaldi nè della "Benemerita"...
Messaggi
1. La carriera del carabiniere, 6 gennaio 2008, 15:53
Il ROS, crocevia di misteri, è una delle strutture piu’ potenti dell’arma dei CC.
Il carabiniere Ganzer è cresciuto in fretta in questo santuario dei poteri segreti.
Nel 1994 è a capo delle operazioni antidroga, dopo 4 anni è vice del generale Mario Mori (poi direttore del SISDE), nel 2001 assume il comando.
Il ROS di Ganzer si porta dietro i suoi scheletri con strabiliante disinvoltura. Nulla ancora si sa delle trattative per la cattura di Riina e non si è ottenuta una spiegazione decente per la mancata perquisizione del covo del boss mafioso.
Ganzer èaccusato di reati gravissimi ma è tuttora al suo posto.
L’imbarazzante processo a Milano procede in modo semiclandestino, nell’assordante silenzio dei media di regime.
Cecilia
2. Sul suicidio in carcere del principale accusatore, 6 gennaio 2008, 16:09
Lo scorso 29 agosto si è suicidato nel carcere di Lucca Biagio Rotondo, 59 anni, uno dei principali accusatori nello scomodo processo, tuttora in corso a Milano ( di cui si sono perse le tracce e piu’ nessuno parla) contro il generale Giampaolo Ganzer, capo dei Ros dei carabinieri, e numerosi suoi fedelissimi.
Le accuse sono pesantissime e vanno dall’associazione a delinquere al falso, per finire al riciclaggio e al traffico di stupefacenti. Insomma, l’ineffabile Ganzer e i suoi accoliti avrebbero "inventato" una serie di blitz antidroga per fare carriera ed anche per spartirsi cocaina e denaro.
La cosa assurda è che il potentissimo generale è rimasto sempre al suo posto e imperversa tuttora quale capo dei ROS,nonostante la gravità delle accuse, che avrebbe richiesto almeno la sua sospensione dal servizio.
Rotondo era stato arrestato il 24 agosto 2007 con l’accusa di detenzione abusiva di armi e ricettazione. Durante un controllo a sorpresa, era stata rinvenuta una vecchia pistola nascosta in un tovagliolo fuori dal ristorante in cui aveva ottenuto un lavoro da cameriere.
A lanciare ombre sul suicidio è stato il legale di Rotondo, Mario Di Ielsi. "Si sentiva incastrato" ha affermato l’avvocato, facendo intendere che l’arresto effettuato quasi un mese fa appariva in realtà come una trappola. Il legale ha riferito che, in una lettera inviata ai magistrati milanesi, Rotondo ha proclamato la propria innocenza riguardo alle accuse che pochi giorni prima del suicidio lo avevano riportato in carcere.
Le sue dichiarazioni, però, saranno comunque utilizzabili nel processo: verranno considerate "atto non ripetibile", come prevede il codice.
Maumao
1. MEMENTO, 6 gennaio 2008, 17:11
13 giugno 2005 - INCHIESTA ROS: A GIUDIZIO GENERALE GANZER ED ALTRI
ANSA:
INCHIESTA ROS: A GIUDIZIO GENERALE GANZER ED ALTRI
Sono stati rinviati a giudizio 26 imputati, tra i quali il comandante del
Ros, generale Giampaolo Ganzer, e il pm Mario Conte, accusati di presunte
irregolarita’ nell’ ambito di alcune operazioni antidroga compiute nei primi
anni ’90. Il processo si terra’ il prossimo 18 ottobre.
Il rinvio a giudizio e’ stato deciso dal gup di Milano Andrea Pellegrino.
Due imputati hanno invece chiesto il giudizio abbreviato.
L’ indagine, che ipotizza i reati di associazione a delinquere, traffico di
stupefacenti e peculato, nacque nel 1997 a Brescia. Il pm Fabio Salamone
trasmise poi gli atti alla Procura di Milano che, a sua volta, li trasmise a
quella di Bologna. Fu la Procura Generale presso la Cassazione a stabilire
che a procedere doveva essere l’ autorita’ giudiziaria milanese.
Nei mesi scorsi, quindi, i pm della Dda milanese Luisa Zanetti e Daniela
Borgonovo e il procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici avevano chiesto il
rinvio a giudizio per 28 persone. In sostanza, agli imputati, si contesta di
aver forzato gli strumenti concessi agli investigatori in prima linea,
ritardando arresti e sequestri di stupefacenti in modo irregolare.
INCHIESTA ROS:A PROCESSO GANZER, SUOI UOMINI E PM CONTE
LA DECISIONE DEL GUP DI MILANO PER PRESUNTE INDAGINI DISINVOLTE
Sara’ discussa pubblicamente, in un’ aula di Tribunale, l’attivita’ dei
carabinieri della squadretta del Ros di Bergamo e del comandante del
Raggruppamento Operativo Speciale, generale Giampaolo Ganzer, dal ’91 al
’97, anni in cui furono messe a segno importanti operazioni antidroga e in
cui l’ufficiale era comandante del secondo reparto.
L’alto ufficiale, un drappello di suoi uomini, compreso Mario Obinu, ora in
forza al Sisde, e alcuni narcotrafficanti sono stati rinviati a giudizio con
l’accusa di associazione a delinquere, traffico di stupefacenti e peculato
dal gup di Milano Andrea Pellegrino al termine di un’udienza preliminare
fiume, cominciata nei mesi scorsi nell’aula bunker del carcere di San
Vittore. Con loro sara’ processato, il prossimo 18 ottobre, anche il pm
Mario Conte, ora in servizio alla Procura di Brescia, ma all’epoca dei fatti
pm a Bergamo. In sostanza, gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero forzato
gli strumenti che la legge consente agli investigatori in prima linea
(arresti e sequestri ritardati, acquisti simulati di droga) per raggiungere
"risultati con facilita’ e apparente efficienza" e "pervenire a cosi’ a
brillanti operazioni di polizia, in attuazione di un metodo sistematico che
consentiva di conseguire, tra l’altro, visibilita’ e successo".
Sei complessivamente le operazioni finite nel mirino nel ’97 del pm
bresciano Fabio Salamone, poi dei suoi colleghi milanesi e di Bologna e,
infine, dopo varie vicissitudini, nuovamente in quello della Dda di Milano
che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio degli oltre 20 imputati.
Operazioni dai nomi suggestivi (Cedro, Lido, Shipping, Hope, Cobra, Cedro
Uno) che portarono al sequestro di notevoli quantitativi di eroina e hashish
(ma anche armi, lanciamissili e munizioni) ma che i pm antimafia Luisa
Zanetti e Daniela Borgonovo, nonche’ il procuratore aggiunto di Milano
Fedinando Enrico Pomarici ritengono viziate da irregolarita’, come l’importazione
e cessione di chili di cocaina che, negli atti di pg, erano destinati alla
richiesta di consegna controllata a gruppi di calabresi, sardi e francesi ma
che, secondo l’accusa, sarebbero stati ceduti ad altri personaggi minori
("soggetti istigati all’acquisto") che poi erano puntualmente arrestati.
Nell’operazione Cedro uno trova spazio anche la vicenda di una raffineria
per la pasta di cocaina a Rosciano, nel Pescarese, che in alcune occasioni,
nella ricostruzione dell’accusa, un maresciallo del Ros avrebbe rifornito. A
questo si aggiunge un presunto uso disinvolto del denaro sequestrato ai
trafficanti e non documentato, destinato ad alimentare il traffico.
Due degli imputati accusati di spacciare droga sono usciti di scena con una
condanna a quattro anni e sei mesi e sei anni di reclusione inflitta dal gup
con il rito abbreviato. Per gli altri l’appuntamento sara’ in ottobre
davanti all’ottava sezione del Tribunale di Milano.
Il generale Ganzer e il pm Conte, entrambi in aula alla lettura dell’ordinanza,
questo appuntamento l’attendono ostentando serenita’. "Ho la coscienza a
posto - ha detto il comandante del Ros dopo l’udienza - attendiamo
serenamente il giudizio". Ma il rinvio a giudizio cambia la sua situazione?
Si dimettera? "Se ne occuperanno i miei superiori - ha risposto -. Ma se
non avessi avuto la coscienza a posto l’avrei fatto prima".
INCHIESTA ROS: FRAGALA’, ABERRANTE CHIEDERE PROCESSO GANZER
MARCHIO DI INCHIESTA POLITICA AMPLIFICATA DA STAMPA DI SINISTRA
"Dopo l’aberrante richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm avevamo
sperato invano che almeno il giudice per l’udienza preliminare avrebbe
riconosciuto nell’inchiesta a carico del generale Giampaolo Ganzer e altri
carabinieri del Ros il marchio inequivocabile di un’inchiesta politica,
amplificata dalla solita stampa di sinistra, fondata sulle chiacchiere di un
narcotrafficante colombiano e palleggiata per sette anni fra diverse procure
del nord Italia". Enzo Fragala’, componente della commissione Giustizia per
An, commenta il rinvio a giudizio per i vertici del Reparto Operativo
Speciale dell’Arma.
"Per individuare lo zampino politico basterebbe ricordare che all’epoca dei
fatti contestati il comandante del Ros non era certo Ganzer, bensi’ il
generale Nunzella, noto per la sua amicizia con Massimo D’Alema e per essere
stato fra i pochissimi miracolati dalla riforma dell’Arma voluta nel 2000
dai Ds e dal generale Siracusa che non aveva voglia di andare in pensione.
Sarebbe inoltre interessante - aggiunge Fragala’ - capire se vi sia un filo
rosso che collega la procura di Milano, che oggi non si e’ smentita con
questa posizione militante, con l’inchiesta di Palermo che vede
incredibilmente imputato il prefetto Mario Mori per la mancata perquisizione
del covo di Toto’ Riina e con quell’altra inchiesta in cui da anni lo si
cerca di processare anche per la mancata cattura di Bernardo Provenzano".
15 giugno 2005 - INCHIESTA ROS: COSSIGA, POSIZIONE MORI DIVERSA DA GANZER
ANSA:
INCHIESTA ROS: COSSIGA, POSIZIONE MORI DIVERSA DA GANZER
SOLO IO DEBBO PENSARE A DIGNITA’ DELL’ ARMA?
La posizione di Mario Mori, gia’ comandante del Ros e oggi direttore del
Sisde inquisito per le vicende legate all’ arresto di Toto’ Riina, e’ "assai
diversa" da quella di Giampaolo Ganzer, comandante del Ros rinviato a
giudizio. A notarlo e’ Francesco Cossiga. "Se si trattasse di cosa di poco
momento, potrei dire che Mori e’ amico mio e che lo stimo assai mentre non
sono amico di Ganzer e non lo stimo! Le due posizioni sono diverse. Mori -
spiega - e’ sotto giudizio per uno ’scrupolo’ del giudice che non ha accolto
la richiesta di archiviazione del Pm di Palermo e per una modalita’ dell’
azione di repressione che aveva portato all’ arresto del latitante e
capomafia Riina".
Cossiga aggiunge che Ganzer e i coimputati sono stati rinviati a giudizio
per "reati infamanti quali la produzione e il commercio di sostanze
stupefacenti e il commercio illegali di armi a fini di lucro, accusa da cui
io spero verranno assolti. Il generale Ganzer e il suo Ros sono quelli che
con le loro indagini portarono all’ arresto del generale dei Carabinieri
Stefano Orlando, non solo prosciolto, ma il cui arresto la corte di
Cassazione dichiaro’ abusivo. Mori e’ capo del Sisde che non ha attribuzioni
di Polizia giudiziaria mentre Ganzer e’ a capo di un servizio speciale di
polizia giudiziaria la cui attivita’ puo’ portare anche all’ incriminazione
e all’ arresto (pure abusivo) di qualunque persona e anche, stranamente, di
generali dei Carabinieri".
Cossiga conclude con un’annotazione: "Ma solo io e non invece il ministro
dell’ Interno e il comandante generale dell’ Arma devo pensare alla dignita’
dei Carabinieri e alle condizioni di disagio, imbarazzo ed esposizione in
cui il loro comportamento sta mettendo ingiustamente ufficiali,
sottufficiali e militari della Benemerita?".
tratto da
http://www.almanaccodeimisteri.info/altre2005.htm