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KEN LOACH, VERSO IL REFERENDUM FRANCESE : FERMIAMO QUESTA COSTITUZIONE
Publie le lunedì 25 aprile 2005 par Open-Publishingdi Ken Loach
Messaggio inviato da Ken Loach ai/alle compagni/e della Lcr (Ligue Communiste revolutionnaire) in occasione del meeting dell’8 aprile scorso a Parigi, a cui hanno partecipato 2.000 persone e che ha aperto la campagna per il No al referendum sulla Costituzione europea.
Dopo la Guerra Fredda che ha diviso l’Europa, ci si dice che la nuova Costituzione sia un passo in avanti. Ma in quale direzione? E’, come affermano i socialdemocratici, un mezzo per garantire i diritti sociali attraverso la Carta dei diritti fondamentali?
O non è piuttosto una tappa supplementare per stabilire una sorta di quasi Stato che garantirebbe soprattutto gli interessi del grande padronato e che ci imbriglierebbe in una politica estera militarista?
Penso che si tratti esattamente di questo. Facciamo qualche esempio per illustrarlo: la direttiva Bolkenstein, che evoca qualcosa di simile a James Bond. Questa direttiva permette a salariati di paesi in cui i salari e i diritti sociali sono scarsi di venire a lavorare sotto quelle condizioni in paesi in cui i salari sono più alti. Di conseguenza, le conquiste dei lavoratori in un paese sono svuotate. L’opposizione della Confederazione Europea dei Sindacati è stata inadeguata. Dovunque è possibile constatare che lavoratori immigrati, provenienti da paesi neo-aderenti all’Unione Europea, sottostanno a condizioni di sfruttamento imposte loro dalla criminalità organizzata. La Costituzione se ne occupa? Le anime pie che contano sui valori e sugli obbiettivi positivi sono brutalmente contraddette da un sostegno completo agli imperativi neoliberisti.
La Costituzione introduce religiosamente le nozione di un mercato interno in cui la concorrenza sia libera e non falsata. Ecco ciò che impedisce qualsiasi controllo pubblico dei capitali e dei progetti economici. I servizi pubblici e la gestione dei beni comuni più essenziali - acqua, energia, trasporti - devono continuare a essere smantellati nell’interesse del capitale privato e le questioni sociali o ambientali ignorate. Ma c’è di peggio. La nuova politica commerciale comune porrà fine al diritto di veto in materia di commercio internazionale dei servizi sanitari, dell’istruzione, della cultura e dell’audiovisivo. L’accordo generale sul commercio dei servizi (Agcs) è il quadro in cui questi si iscrivono. Questo accordo implica che le multinazionali straniere potranno introdurre la concorrenza in questi settori senza restrizioni.
Con la conseguenza inevitabile di una privatizzazione totale. Devo aggiungere una nota personale. La difesa del cinema europeo costituisce per me una preoccupazione particolare. Come cineasta, devo tutto alla nostra comune cultura europea. Nonostante tutti i nostri sforzi, il cinema in Italia, in Francia, in Spagna, nei paesi dell’Est e, ovviamente, in Gran Bretagna deve battersi duramente per sopravvivere. Questa politica aggressiva viene applicata anche agli scambi con i paesi in via di sviluppo, si veda, ad esempio, l’accordo che è in via di negoziazione con i paesi africani, dei Caraibi e del Pacifico.
Si tratta dunque di obbligare questi paesi a eliminare le restrizioni che essi impongono alle importazioni e ai fornitori di servizi dell’Unione Europea in cambio di un accesso limitato ai mercati dell’Ue - a tutto vantaggio delle imprese europee. Distruggendo così le industrie e le comunità locali.
La povertà aumenta. Le multinazionali fanno sempre più profitti. Ecco perché dobbiamo opporci a questa modalità di costruzione, a questa via, per l’Europa. Il Consiglio Europeo ha confermato i legami che uniscono l’Ue alla Nato, la cui dottrina militare include una strategia preventiva con la volontà esplicita di utilizzare armi nucleari. In questi ultimi anni, abbiamo visto troppe guerre e sfruttamento.
I dirigenti politici del mio paese sono particolarmente colpevoli. Hanno partecipato, al seguito degli Stati Uniti, a una guerra di aggressione senza essere stati minacciati. Hanno ucciso più di 100.000 iracheni. E per cosa? Per come concepiscono la difesa a lungo termine del capitale e in particolare del capitale statunitense. Questo è il futuro che pensano di riservarci. È una spirale infernale, che ci fa sprofondare e alla quale dobbiamo opporci.




