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Kosovo al voto domani

Publie le venerdì 22 ottobre 2004 par Open-Publishing

PRISTINA, Per la quarta volta dalla fine
dell’amministrazione serba, il Kosovo si prepara ad andare alle urne.
Nella giornata di sabato 1 milione e 300 mila albanesi e poco piu’ di
100mila serbi saranno chiamati ad eleggere i 120 deputati del
parlamento, e quindi il nuovo governo.
Sono elezioni politiche di un’eccezionale importanza, poiche’ precedono
di poco piu’ di sei mesi l’avvio dei negoziati per la scelta dello
status definitivo della provincia: gli albanesi pretendono
l’indipendenza, i serbi sono decisi a concedere al massimo l’autonomia.
O, in alternativa, la cantonalizzazione della provincia.

L’amministrazione Onu (Unmik) che attualmente sovrintende al governo del
Kosovo e l’intera comunita’ internazionale stanno esercitando pressioni
sulla minoranza serba affinche’ respinga l’appello lanciato dal premier
di Belgrado, Vojislav Kostunica, di boicottare le urne. Pur se costretta
a vivere da cinque anni nell’identico isolamento interno rinchiusa in
enclavi-ghetto protette dai soldati della Nato, la popolazione serba del
Kosovo e’ profondamente divisa. La comunita’ che vive nel nord della
provincia, intorno alla turbolenta citta’ di Kosovska Mitrovica, e’
scesa in piazza ieri per l’ultima volta per ribadire il suo no alle
elezioni. Posizione diversa rispetto a quella tenuta dalla ’’Gradanska
inicijativa Srbija’’ (Gis), una formazione politica guidata da Slavisha
Petkoviq che invece rivendica la sua indipendenza dai partiti di
Belgrado e fa appello alla partecipazione. Del partito serbo ’’Gis’’
solo due candidati si trovano attualmente in Kosovo: tutti gli altri,
compresa la loro stessa leader Petkoviq, sono costretti a vivere come
rifugiati in Serbia: ’’Ma e’ proprio per questo che noi chiediamo di
partecipare al voto - ha spiegato la Petkoviq - perche’ solo in questo
modo possiamo essere protagonisti del nostro ritorno’’.

La Kfor (forza di pace a guida Nato) in occasione delle elezioni ha
deciso di rafforzare il suo contingente portandolo da 18 a 20.000
uomini, anche se nessuna indicazione lascia prevedere incidenti nel
corso della votazione. Le incognite pesano invece sul dopo-voto: la Lega
democratica (Ldk) del presidente moderato Ibrahim Rugova viene data in
calo dai sondaggi, mentre accesissimo sara’ il confronto fra il Partito
democratico (Pdk) e l’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak), partiti
guidati entrambi da ex comandanti della guerriglia albanese che dal 2000
si contendono il potere.

Fra le nuove figure in campo spicca quella di Veton Surroi, un
giornalista ed editore albanese che ha avuto il coraggio di dichiarare
proprieta’ per oltre 3 milioni di Euro accumulate in appena 4 anni di
democrazia. Surroi, al quale viene riconosciuta la statura di
rispettabile intellettuale, ha ribadito anche oggi che ’’non si puo’
discutere se il Kosovo diventera’ indipendente, ma piuttosto quando il
nostro Stato iniziera’ a funzionare’’.

Il dopo-elezioni dovra’ fare i conti anche con la grave crisi economica
che la provincia continua a vivere, con una disoccupazione record vicina
al 60 per cento e una crescita economica precipitata dal 10 per cento
del 2000 al 4 per cento dello scorso anno. E soprattutto con la
crescente indifferenza da parte della comunita’ internazionale, dai cui
aiuti continua a dipendere la sopravvivenza del Kosovo: ma se dopo la
fine della guerra lanciata dalla Nato nel 1999 gli aiuti furono di 2
miliardi di dollari, l’anno scorso gli stessi aiuti si sono ridotti ad
appena 250 milioni.

Come dire che il Kosovo deve gia’ camminare con le proprie gambe dal
punto di vista economico, mentre non puo’ ancora farlo dal punto di
vista politico e legislativo: la politica estera, quella monetaria e
della difesa restano infatti saldamente nelle mani della missione delle
Nazioni Unite, e il parlamento continua a godere di una sovranita’
limitata. Spettera’ ai nuovi deputati e al nuovo governo tentare di
cambiare il corso della loro storia. (ANSA).