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L´Istat: "Crollo dei redditi". In 3 milioni rinunciano a cercare lavoro
Publie le venerdì 30 maggio 2008 par Open-PublishingL´Istat: "Crollo dei redditi". In 3 milioni rinunciano a cercare lavoro
di Luisa Grion
In difficoltà una famiglia su tre. In 7 anni i salari hanno perso il 13% rispetto alla media Ue. Inflazione più veloce al Sud
La metà delle famiglie italiane vive con meno di 1.900 euro al mese, una su tre fatica ad affrontare una spesa imprevista, una su sei ad arrivare alla fine della quarta settimana. Crollano i redditi, la disoccupazione scende, ma più che altro perché aumenta il numero di chi, non avendo un posto, rinuncia a cercarlo. L´andamento delle retribuzioni e quello della produttività stanno ben al di sotto della media europea.
Il Sud non riesce ad allinearsi al Nord ed anzi, molti pensano che l´unica soluzione possibile sia ormai quella di andarsene: salire su, come negli anni Cinquanta.
Vista così, l´Italia che esce dal Rapporto Istat sul 2007 è da brivido. Un paese che resta praticamente fermo, mentre gli altri ricominciano a correre. Però - dice lo stesso istituto di statistica - non tutto è perduto: siamo in un labirinto, è vero, molti sono paralizzati dalla paura, ma c´è ancora qualcuno che insiste nel voler uscire.
Il quadro di partenza è tutt´altro che roseo: «Stiamo attraversando una fase di difficoltà, con investimenti e consumi delle famiglie fermi o in regresso - ammette Luigi Biggeri, presidente dell´Istat - ma nell´incertezza generale qualcosa si muove, almeno da punto di vista economico». Una parte delle imprese, si legge nel rapporto, ha saputo resistere al tornado della globalizzazione continuando ad esportare: la temuta «crescita zero» del 2008, secondo Biggeri, non ci sarà.
C´è dunque un soffio di vitalità, ma senza interventi sul sociale non se ne uscirà. La cura suggerita dall´Istat è: sburocratizzazione, riduzione della pressione fiscale a aiuti alle famiglie. Perché è proprio attorno alle famiglie e alle loro entrate che gira il problema: al di là delle speranze le cifre sono chiare. Nei sette anni che vanno dal 2000 al 2007 gli italiani si sono impoveriti e i salari hanno perso il 13 per cento rispetto alla media europea.
Da un paese ricco rispetto agli altri, ci siamo trasformati in un paese più povero della media: il reddito netto medio della famiglia italiana è di 2.300 euro, ma il 50 per cento ne guadagna meno di 1.900. Il 15 per cento dei nuclei non arriva alla quarta settimana del mese, il 6,2 ritiene di non potersi permettere un´alimentazione adeguata, il 10,4 un sufficiente riscaldamento per l´abitazione e il 38,7 per cento una settimana di vacanza all´anno.
Centrale il problema della casa: il 61,1 per cento delle famiglie che pagano un mutuo considera pesante il carico da pagare, anche perché il costo della rata galoppa: dai 469 euro del 2004 si è passati ai 559 del 2006 con un´incidenza del costo sul reddito salita dal 16,5 al 19,2 per cento. E assieme ai redditi è asfittica anche la produttività: fra il 1995 e il 2006 le retribuzioni orarie sono cresciuta del 4,7 per cento appena (in Francia e Svezia cinque volte tanto) lo stesso andamento ha segnato la produttività: più 4,7 per cento in nove anni, contro una media Ue del 18.
Della disoccupazione si è detto: continua a diminuire, tanto che lo scorso anno i disoccupati sono scesi a 1 milione e mezzo (dieci anni fa erano un milione in più). Ma il dato non va di pari passo con un aumento dell´occupazione, perché a determinarlo è stato l´ingrossarsi dell´esercito degli «inattivi», ovvero di quelli che non cercano occupazione. Al netto di pensionati e studenti si tratta di quasi 3 milioni di persone (318 mila in più rispetto al 2004) collocate in una zona grigia: si dicono pronti a lavorare, ma poi non fanno nulla per passare dalla disponibilità mentale ai fatti. Lo «scoraggiamento» riguarda più il Sud che il Nord e fa sì che, chi un lavoro lo vuole a tutti i costi, decisa spesso di riempire le valigie e risalire la penisola.
D´altra parte le migrazioni interne nel loro complesso sono in ripresa fin dagli anni Novanta e fra il 2002 e il 2005 hanno coinvolto una media di 1,3 milioni di persone l´anno. A «impoverire» il Meridione contribuisce peraltro anche l´andamento dell´inflazione: negli ultimi tempi, al Sud, il costo della vita cresce più in fretta al Nord (3% nelle isole e 2,7 nel Sud contro il 2,1 del Nord-Est).
Repubblica