Home > L’ACQUA DA BENE COMUNE A MERCE DI PROFITTO

L’ACQUA DA BENE COMUNE A MERCE DI PROFITTO

Publie le mercoledì 27 agosto 2008 par Open-Publishing

PER IL GOVERNO BERLUSCONI L’ACQUA E’ UN OPTIONAL CHE POTRAI AVERE SOLO SE LO STRAPAGHI, ALLE MULTINAZIONALI.

E’ passato nel silenzio generale dei grandi mezzi di informazione la decisione del governo Berlusconi che sancisce la privatizzazione dell’acqua. Il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve sottostare alle regole del mercato. Una decisione di una crudeltà inimmaginabile per la salute e la vita stessa delle persone passata anche con l’appoggio della “opposizione ombra” Pd, a nome dell’ultraprivatizzatrice ex ministro del governo Prodi, signora Lanzillotta, alla quale non era riuscita la criminale impresa per l’opposizione ferma del ministro Paolo Ferrero e dei parlamentari di Rifondazione Comunista!
Quindi, care italiane e cari italiani che avete votato in un certo modo, il governo Berlusconi, ha decretato che l’Italia è oggi l’unico paese in Europa per i quali l’acqua è una merce, alla pari di altri paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America latina e, ovviamente, degli USA, dove la popolazione non conta nulla nelle decisioni politiche riguardanti le loro condizioni di vita. Altro passo verso il sogno della destra italiana: una democrazia di nome ma non di fatto!
Quindi, i Comuni e le Province, quelle che Berlusconi e Veltroni vogliono abolire per accentrare sempre di piu’ i poteri decisioni sui cittadini, non sono più responsabili pubblici dei beni comuni, ma diventano venditori di beni competitivi in una logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di garantire che i dividendi dell’impresa siano i più elevati nell’interesse delle finanze comunali“.
Capito cosa significa? L’ultimo esempio, in ordine di tempo, delle conseguenze lo trovate nella vicenda della privatizzazione dell’acqua ad Aprilia, in provincia di Latina, dove i cittadini si sono trovati davanti vigilantes armati e carabinieri perché dal 2005 si rifiutano di pagare le bollette, aumentate del 300%, alla privata “Acqualatina”, pagando invece le originarie bollette al Comune (ne parliamo al post 1494).
L’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere SPA. L’acqua è vita, quella quotidiana di questo mondo, sulla quale la chiesa resta in silenzio per profonda gratitudine verso un governo clericale e razzista nei confronti degli ultimi e dei diversi. Un governo che ha fortemente voluto, costruendo politicamente la basi della caduta di Prodi “amico dei comunisti” e far rientrare i mercanti nel tempio.

Franco Cilenti
http://blog.libero.it/lavoroesalute