Home > L’Aquila: si stupisce lui ...
Bertolaso si stupisce che solo 300 aquilani abbiano finora presentato domanda per la ricostruzione: ma le ordinanze sono assolutamente incomprensibili!

Bertolaso si stupisce.
Lui, uomo del fare, braccio esecutivo di colui che del fare fa bandiera, si meraviglia del fatto che i cittadini aquilani, fino ad oggi, abbiano presentato presso il Comune solamente trecento domande per la riparazione degli immobili distrutti o danneggiati dal sisma. Nonostante la sua tempestività nell’emanare le ordinanze.
Immagino che il plenipotenziario, sgranando gli occhioni, stia lì a dirsi " che ignavi questi Aquilani, gente del meridione, abituata all’assistenzialismo. Stanno lì ad aspettare cosa? Perché non si rimboccano le maniche?" Da Aquilana posso affermare, senza tema di smentite, che siamo un popolo abituato a rimboccarsele le maniche e a fare da soli. Di assistenzialismo da queste parti se ne è visto sempre ben poco.
Dimenticati fra i nostri monti, abbiamo imparato a sbrogliarcele da soli le cose. E ci piacerebbe continuare a farlo. Ma le ordinanze, come detto e ridetto su questo sito, sono assolutamente incomprensibili.
I cittadini del centro storico ne sono ancora esenti, ché neanche si pensa ad emanarle per loro, ’ste benedette ordinanze. Gli altri stanno lì, fra ingegneri e avvocati a cercare di capire cosa devono fare. E fra riunioni di condominio. Ha mai partecipato il superman in questione ad una riunione di condominio? Sa quanto sia difficile trovare linee comuni? Ed intanto il tempo passa. Inesorabilmente, la scadenza dei novanta giorni si avvicina. E se scadono quei novanta giorni, pufff.... i rimborsi vanno a farsi benedire. Le parole di quella norma che, all’articolo 10 dell’ordinanza, recitano:
La documentazione da presentare per riscuotere il contributo consisterà in documenti di spesa costituiti da:
a) computo metrico estimativo redatto sulla base del prezziario regionale,
b) fatture di pagamento ,
c) documenti attestanti l’avvenuto pagamento delle fatture
preoccupano non poco chi quel danaro per pagare le fatture non ce l’ha.
E preoccupa il dover accendere un mutuo per poterle pagare.
E comporta il dover riflettere molto bene sul da farsi. E ponderare. Questo sempre con la scure dei novanta giorni.
Non si meravigli dottor Bertolaso. Siamo noi a meravigliarci della sua meraviglia. E anche ad arrabbiarci, poiché sotterraneamente tacciati di non essere in grado di badare ai nostri fatti. Provveda ad allungare i termini. E a fare chiarezza su quelli che sono per ora solo proclami pubblicitari. Spot. Non stiamo parlando di mulino bianco qua.
E Fintecna è pronta. Dientro l’angolo.
Miss Kappa
Messaggi
1. L’Aquila: si stupisce lui ..., 1 agosto 2009, 16:19
Contributi post terremoto:"confusione, mancano moduli e certezze"
L’AQUILA. «Non c’è una modulistica e una impostazione certa per avere i contributi» è l’allarme che lancia lo studio associato di ingegneria, Zed Progetti, con un documento inviato all’Ordine degli ingegneri e alla Protezione civile.
Dopo le innumerevoli polemiche sul decreto Abruzzo, sulle cifre dei fondi per la ricostruzione e sulle modalità di erogazione, ora spunta il problema della presunta assenza di una modulistica e di una procedura chiara ed accessibili.
In concreto, la Zed Progetti ha chiesto, attraverso domande più tecniche, di sapere: quali moduli presentare e in che tempi.
Un problema non da poco se si pensa soprattutto alla moltitudine di persone che dovrà preparare queste carte.
Il rischio di una burocrazia «troppo generica» andrebbe ad appesantire la situazione della popolazione aquilana.
Per ora non è giunta, allo studio associato, alcuna risposta chiarificatrice.
«Abbiamo sollevato noi il problema ma è un problema comune a tutti i colleghi», ha detto l’ingegner Paolo Croce.
A detta della Zed Progetti, sarebbe dunque lacunosa la normativa prodotta per guidare i tecnici ed i cittadini al giusto espletamento delle procedure per avere i contributi per la ricostruzione dell’abitazione.
In particolare la Zed Progetti si riferisce agli “Indirizzi per l’esecuzione degli interventi di cui all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3779 del 6.6.2009”.
Questo documento, in sostanza, dovrebbe essere una sorta di vademecum operativo di quanto contenuto nell’ordinanza. Uno strumento nel quale i cittadini ed i tecnici dovrebbero trovare risposte concrete su come fare per ricostruire e prendere i contributi previsti dallo Stato.
«I CITTADINI DEVONO ANTICIPARE LE SPESE?»
Secondo gli ingegneri della Zed Pogetti ci sarebbero molte imprecisioni ed in alcuni casi anche delle contraddizioni tra gli Indirizzi e l’ordinanza stessa. Paolo Croce, al telefono con PrimaDaNoi.it, ha spiegato il presunto contrasto tra gli Indirizzi e l’ordinanza: «per quanto riguarda il contributo nell’ordinanza 3779 era prevista l’erogazione del 75% del contributo in tre rate sulla base dello stato di avanzamento lavori. L’erogazione del residuo 25% del contributo va effettuata entro 30 giorni dalla comunicazione della conclusione dei lavori. Invece», spiegano gli ingegneri, «negli Indirizzi si dice che il richiedente per avere il contributo deve presentare il certificato di agibilità e le fatture. Quindi il cittadino deve anticipare le spese e ricevere il contributo solo a lavori ultimati? Inoltre non si fa alcun cenno su come deve essere articolata dall’avente diritto la richiesta/riscossione delle quattro rate complessive in cui è prevista la somministrazione del contributo né in termini di documentazione da presentare al raggiungimento dei corrispondenti stati di avanzamento intermedi né in termini di modalità e di tempistica di erogazione, semmai fosse ancora valida la procedura espressa nell’ordinanza».
Poi, la Zed Progetti ha sollevato una piccola questione sulle finiture: «si dice che bisogna “certificare” le precedenti finiture di pregio esistenti in una casa. Ma non è spiegato come “certificare”: con delle fatture, con delle foto, con il parere di un tecnico?».
«QUALI CASE SI POSSONO ACQUISTARE?»
Nell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3790 del 9.07.2009, all’art. 2 si legge: «nel caso di acquisto di una abitazione sostitutiva, nella domanda ne è dichiarata (…) nonché la conformità alla vigente regolamentazione igienico sanitaria e al Decreto del Ministro delle infrastrutture del 14 gennaio 2008 (…)».
A questo punto la domanda della Zed Progetti è: «l’abitazione sostituiva può essere solo del tipo realizzato secondo le ultime norme tecniche e sono pertanto escluse tutte le altre costruite che, sebbene realizzate secondo norme precedenti, fossero comunque agibili (livello A) ovvero soggette ad interventi di riparazione/rafforzamento tali da averne consentito il ripristino dell’agibilità come previsto dalle ordinanze n. 3779, 3790?»
SUL SITO DELLA PROTEZIONE CIVILE: «ECCO LA GUIDA UTILE»
’’Abruzzo. Gli aiuti per la ricostruzione’’, è la guida utile – scrive la Protezione civile sul suo sito- per fornire alle famiglie e alle imprese abruzzesi informazioni in merito ai contributi e alle agevolazioni messi a disposizione per la ricostruzione.
Dal 27 luglio è in distribuzione nei comuni dell’area sismica. Si può trovare sfogliabile o scaricabile su internet al link :
http://www.pubblicazionidigitali.it/clienti/abruzzo.html
La guida, a cura de "Il Sole 24 Ore", in collaborazione con la Protezione Civile e con il contributo di Unioncamere e Banca Popolare dell’Emilia Romagna - Cassa di Risparmio dell’Aquila, è stata stampata in 40.000 copie e viene distribuita dalla Protezione civile nelle aree di accoglienza e negli alberghi dei comuni dell’area sismica.
Obiettivo della pubblicazione - come ha spiegato nell’introduzione il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso - è quello di fornire agli abitanti dell’area terremotata «una guida chiara e sintetica per capire cosa ciascuno puo’ aspettarsi per la soluzione del suo concreto problema ed attivarsi, a seconda delle diverse situazioni che si sono create e delle soluzioni che sono state individuate per risolvere i problemi generali, ma anche quelli di ogni singola famiglia ed impresa».
«Diventa quindi fondamentale- si legge nel comunicato della Protezione civile - avere informazioni sui requisiti da possedere per ottenere contributi economici, sugli strumenti a disposizione per la ricostruzione, ma anche sui tempi, le modalità e i documenti da presentare».
Accertato che la questione è davvero importante, i tecnici restano in attesa di risposte.
Manuela Rosa 29/07/2009
http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=21954
1. L’Aquila: si stupisce lui ..., 1 agosto 2009, 16:22
L’INCHIESTA/ L’Aquila, case per 3000, ma 50mila resteranno fuori
Sono 1500 gli operai al lavoro in lotta contro il tempo, gli ultimi lasciano i cantieri alle 22
dal nostro inviato JENNER MELETTI
L’AQUILA - Le gru, potenti e sottili, sembrano disegnate da uno stilista. Pareti, pavimenti e soffitti prefabbricati vengono alzati verso l’alto e incastrati nelle gabbie di ferro o di cemento. Nell’ultima luce della sera, il cantiere di questo che sarà il pezzo più grande delle new town aquilane sembra un enorme gioco del Lego. C’è quasi silenzio, sulla collina di Bazzano spianata per costruire le C. A. S. E., che vorrebbe dire Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili. Per gli aquilani, Case e basta, perché già immaginano di entrare qui, trovare il salotto, il bagno, la camera da letto...
Nessuno sta fermo, là sulla piattaforma. I capi cantiere, e anche i carpentieri, i saldatori, i muratori sanno che qui si sta giocando la "scommessa" dell’Aquila. Entro la fine di settembre - se possibile un paio di settimane prima - le Tv dovranno mostrare il taglio del nastro, annunciare che i terremotati hanno trovato una nuova casa, così come promesso il primo giorno dopo la grande scossa. Tremila persone con le chiavi in mano (anche se altre 50.000 resteranno fuori) basteranno ad annunciare il ritorno alla normalità, così come l’apertura di 120 metri di corso Federico II fra la Villa comunale e piazza Duomo un mese fa è servita ad annunciare la "riapertura del centro storico".
Bisogna fare presto e tentare la fortuna, come nei giochi d’azzardo. Parli con gli operai che stanno aspettando il pullmino, oltre la rete del cantiere, e dicono che "qui si lavora anche dodici, tredici ore al giorno". Dicono che "la settimana prossima si lavorerà anche di notte". Sono orgogliosi, questi lavoratori arrivati dalla Puglia, dal Veneto, dalla Lombardia, e assieme a loro ci sono tanti marocchini, tunisini, egiziani. "L’altro giorno, quando i No global sono passati qui davanti, ci hanno fischiato. E noi abbiamo risposto: siamo qui per lavorare, per dare una casa a chi non ce l’ha. E allora ci hanno applaudito".
La rete del cantiere sembra un confine, oltre il quale le regole conquistate nei cantieri italiani non hanno valore. "Se ti permetti di dire che non si può lavorare con ritmi assurdi che mettono in pericolo la vita degli operai - dice Rita Innocenzi, segretaria della Fillea Cgil - tutti ti saltano addosso. "Tu non vuoi la ricostruzione dell’Aquila", dicono, e non puoi più parlare". Gli ultimi pullmini e furgoni - almeno per ora - lasciano il cantiere alle 10 della sera.
Sono 1.500, gli operai chiamati a costruire le Case, e altri mille sono in arrivo perché altri cantieri stanno aprendo. Chi è partito tardi, deve fare più in fretta. In un piccolo cantiere di Sant’Antonio si lavora anche alle tre di notte. Gli operai che nei primi giorni non hanno trovato alloggio hanno dormito in macchina. A Pagliare di Sassa c’è l’accampamento più grande: qui riposano gli operai di Bazzano e di Cese di Preturo. Decine di container dentro un grande capannone. "Quelli che arrivano alle 22,30 - dice Rita Innocenzi - mangiano cibo precotto consegnato prima delle 20. Nei cantieri non c’è mensa: si mangia prima di partire e quando si rientra, dopo troppe ore di lavoro". Il sindacato ha chiesto di aprire un ufficio nel capannone dormitorio. Ci sono già stati incidenti, nei cantieri Case. Il 27 giugno a Sant’Elia B. M, un romeno di 34 anni, è stato sfiorato da un fulmine. E’ finito in rianimazione ma si è salvato. Il 3 luglio a Bazzano un operaio di Montereale è caduto da tre metri. Prognosi riservata. "Si sono avviate inchieste ma il lavoro non si è fermato più di 5 minuti, il tempo di fare arrivare l’elicottero di soccorso".
C’è preoccupazione vera, per questi operai deportati da tutta Italia per costruire le case degli sfollati. L’unica ditta aquilana che è riuscita ad avere una fetta degli appalti Case è la Edimo di Poggio Picenze, verso la quale il 26 febbraio 2009 (pochi giorni prima del terremoto) la Fillea Cgil aveva presentato una denuncia pesantissima. Nell’esposto - protocollo 077336 della Procura della Republica - si legge che "tutti i casi di infortunio sul lavoro su espressa indicazione dell’azienda, mediante dichiarazioni che i dipendenti sono stati costretti a rendere persino al Pronto soccorso, sono stati denunciati come "malattia"". Si racconta il caso di G. F., che il 15 maggio 2007 rimase vittima di infortunio con lesioni gravi (seguito da intervento chirurgico) ed è ancora "in malattia" perché "costretto dalla Società a dichiarare di essere caduto all’interno della propria abitazione". C’è anche il caso di A. P., che prima di essere portato all’ospedale "venne accompagnato a casa da uno dei titolari dell’azienda per cambiarsi di vestiario, condotto al Pronto soccorso e costretto a dichiarare di essersi procurato il danno fuori dal luogo di lavoro".
La "scommessa" dell’Aquila mette però in ombra ogni altro problema. Peccato sia una scommessa persa. Le Case antisismiche potranno accogliere i tremila terremotati di settembre, altri 11.000 - si spera - entro Capodanno. Ma i numeri sono ben più pesanti. Oggi la "popolazione assistita" è di 50.403 persone, di cui 19.749 in alberghi, 9.643 in case private, 21.011 in tendopoli. Il progetto Case, deciso in poche ore, era chiarissimo: si costruiscono appartamenti antisismici per gli aquilani, soprattutto quelli del centro storico distrutto. Gli altri torneranno nelle loro case dichiarate agibili e in quelle che hanno bisogno solo di piccoli interventi. E’ stata fatta una classifica: A per le agibili, B per agibili con piccoli lavori, C e D per lavori di media importanza. Le Case antisismiche dovevano essere riservate agli abitanti delle case E, completamente inagibili. Ma le sorprese non sono mancate. "Ci sono 10.000 persone - dice il sindaco Massimo Cialente - che abitano in case A e non tornano nel loro appartamento. C’è la paura per le scosse che continuano ma c’è anche un altro problema. Mi vergogno a dirlo, ma questi aquilani hanno fame. Gli assegni della cassa integrazione sono in ritardo, tante attività sono bloccate e non portano reddito. E allora c’è chi resta in hotel o in tenda perché trova un pasto gratis, perché a casa non avrebbe i soldi per fare la spesa". C’è chi ha capito tutto già da tempo e ha saputo trasformare il dramma in un business. "Ci sono - dice il sindaco - gli sciacalli degli affitti. Per 70 metri quadri chiedono anche 1.500 euro, quando prima il costo era di 400 - 500 euro. Chiedono 1.000 euro per 40 metri. Stiamo facendo un censimento e la Protezione civile dovrà requisire le case. Ho bisogno di almeno 1.000 abitazioni per affrontare questa emergenza che non finisce mai".
A settembre gli alunni dovranno tornare a scuola. "Gli edifici scolastici, in pietra o tensostruttura - dice la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane - saranno pronti, ma a cosa servirà, se non ci saranno le case? Saranno la scuola e l’università a decidere il futuro della nostra città". Secondo i primi dati, almeno 700 famiglie hanno iscritto i loro ragazzi lontano dall’Aquila. "Io dissi subito che le Case antisismiche non potevano bastare e proposi un piano B - che prevedeva casette di legno soprattutto nelle decine di frazioni e paesi - ma dissero che le meravigliose C. A. S. E. avrebbero risolto ogni problema. Purtroppo ho avuto ragione. Si scopre adesso che lavori che dovevano durare al massimo 30 giorni richiedono invece mesi e mesi di interventi. Faccio l’esempio di mia madre Vilde, che ha 80 anni e abita (abitava) al quinto piano di un condominio con 50 persone. Era contenta, perché il suo appartamento era in classe B. Oggi i tecnici le hanno spiegato che prima bisogna intervenire ai piani bassi e che lei non potrà tornare a casa prima di un anno. Questo per una casa B. Immaginiamo cosa potrà succedere quando si faranno verifiche serie per le C e le D. E’ per questo che in città ci sono preoccupazioni e angosce. L’insicurezza ti fa star male come la faglia del terremoto. Noi aquilani eravamo abituati a discutere e anche a litigare con molta tranquillità. Oggi trovi sempre più persone che stanno mute, o piangono o si mettono a sbraitare. Il futuro che sta arrivando ci fa paura. Bisognerebbe fare tante cose e il tempo scappa. E’ come la nostra estate, troppo breve. Tre anni fa, il 9 settembre, l’Aquila era bianca di neve".
(30 luglio 2009)
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/sisma-aquila-13/new-town/new-town.html