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L’ECONOMIA DELLA CATASTROFE E L’ECONOMIA DI GUERRA

Publie le lunedì 29 gennaio 2007 par Open-Publishing

Lucio Garofalo

di Lucio Garofalo

Alcuni esempi tipici di disinformazione

Nella storia dell’umanità c’è sempre stato qualcuno pronto a speculare sulle disgrazie altrui e sulle tragedie collettive, tanto sui disastri e sui cataclismi provocati dalla furia naturale (terremoti, maremoti, frane, alluvioni, tifoni, uragani, ecc., rispetto a cui gli uomini non sono completamente esenti da responsabilità dirette) quanto sulle guerre e sulle carneficine umane.

Rammentate il clima di panico e sgomento generale suscitato intorno all’aviaria, meglio nota come “influenza dei polli”? Non esagero se dico che ci hanno indotti a temere il peggio, si era persino giunti a paventare un’epidemia, o una pandemia di proporzioni colossali, tanto che qualcuno si è spinto oltre, fino a prospettare uno scenario apocalittico di catastrofe sanitaria ed umanitaria. Non occorre risalire ad un’età remota, ma solo a qualche mese addietro, all’incirca un anno fa, per ricordarsene. Il guaio di molti è che hanno la memoria corta!

Ebbene, quali sono stati i danni reali, effettivamente causati dall’influenza aviaria?

Ben pochi, addirittura irrisori di fronte ai terrificanti effetti temuti e sbandierati dagli “esperti”.

Al contrario, la iattura maggiore è stata determinata dalla paura e dalla propaganda terroristica condotta dai mass-media che, come sovente accade in simili casi, provocano disastri ben più gravi e drammatici del male medesimo.

Le perdite principali sono stati essenzialmente di ordine economico-finanziario, nella misura in cui l’allarmismo diffuso tra la popolazione ha arrecato enormi svantaggi e rovine al settore dell’avicultura, per cui qualcun altro ne ha beneficiato.

Chi, dunque, ne ha approfittato? Cui prodest? A chi interessa spaventare la gente?

Tra quanti hanno tratto utili incalcolabili, figurano senza dubbio le industrie farmaceutiche produttrici di vaccini antinfluenzali. Ma non solo le case farmaceutiche hanno lucrato in modo cospicuo su quello che è stato un business gigantesco, l’affare economico dell’anno scorso: l’aviaria, l’influenza dei polli. Ma i veri “polli” sono stati i milioni di cittadini e di consumatori, truffati e gabbati, per l’ennesima volta, dagli organi della disinformazione di massa.

Rammento che uno dei concetti chiave del Goebbels-pensiero (Goebbels era il famigerato Ministro della propaganda del regime hitleriano) è riassumibile come segue: “Una bugia ripetuta mille volte diventa più vera della verità”. Berlusconi docet.

Parimenti mi chiedo chi ha lucrato sulle catastrofi e sulle tragedie internazionali degli ultimi anni come, ad esempio, lo spaventoso tsunami che nel dicembre 2005 devastò l’intero sud-est asiatico, causando un’orribile ecatombe? La risposta la lascio al vostro giudizio individuale.

Un altro esempio. Si pensi all’11 settembre 2001, allo storico attentato contro le Twin Towers.

Questa immane tragedia, un orrendo crimine commesso contro l’umanità, ha cinicamente rappresentato un esorbitante affare economico, uno straordinario evento speculativo in borsa, che ha generato immense fortune finanziarie per pochi, grandi speculatori, ma ha dissolto ingenti capitali e ricchezze, rovinando milioni di piccoli risparmiatori in tutto il mondo.

Così le tante guerre, note e meno note, attualmente in corso nel mondo, sia le guerre più oscure e dimenticate, sia quelle più seguite, in Iraq e in Afghanistan, in Medio Oriente, in Africa e in Asia, costituiscono innumerevoli opportunità per siglare e concludere affari d’oro, per arricchirsi con il sangue, la morte e la sofferenza di milioni di esseri umani, condannati ad un destino atroce e sventurato.

Ma la guerra è, per antonomasia, un evento catastrofico e devastante, che annienta non solo le vite umane, ma demolisce intere città, gli agglomerati urbani, le strade, le abitazioni, le scuole e gli ospedali, insomma le infrastrutture, alla stessa stregua di un fenomeno sismico di elevata intensità, di un potente uragano, o di una qualsiasi calamità naturale. A cui segue necessariamente il momento della ricostruzione delle aree disastrate, una fase che è anch’essa un’occasione lucrosa, utile e propizia per stipulare affari, per arricchirsi e fare fortuna. A tal punto che l’economia della ricostruzione è altrettanto ricca e conveniente quanto lo è un’economia di guerra, ovvero un’economia della catastrofe e del catastrofismo.

Naturalmente, i “frutti” di cui parlo sono gli affari osceni compiuti da sciacalli, avvoltoi e trafficanti capitalisti, privi di scrupoli, che dissanguano e disonorano il genere umano.

In tal senso, l’economia della catastrofe è omologa e corrispondente all’economia di guerra, con cui è vincolata da molteplici connessioni e analogie, così come l’economia della ricostruzione è legata in maniera complementare e necessaria ad un’economia di guerra.

L’indotto economico che si viene a creare intorno ad un processo di ricostruzione, è un circuito assai vasto, complesso e articolato, che impiega decine di migliaia di tecnici, professionisti, ingegneri, architetti, progettisti, muratori, lavoratori addetti all’edilizia, ma anche operatori della sanità, della scuola, dei servizi; è un sistema che può favorire e promuovere l’accumulazione di notevoli fortune economico-capitalistiche. Si rammenti quanto è accaduto durante l’opera di ricostruzione successiva al terribile sisma del 23 novembre 1980, che cancellò in pochissimi attimi intere comunità dell’Irpinia e della Basilicata.

L’economia della ricostruzione implica e determina anche la formazione di rendite e di titoli azionari quotati in borsa, che sono soggetti alle oscillazioni e ai condizionamenti derivanti da avvenimenti catastrofici quali guerre, terremoti, inondazioni, frane, tifoni e via discorrendo.

Insomma, tutti noi dovremmo imparare a diffidare delle notizie, soprattutto di quelle più allarmistiche, che quotidianamente ci vengono propinate dai mezzi di comunicazione di massa, cercando di ragionare con la nostra testa, esercitandoci nell’arte, estremamente proficua e salutare, del dubbio e della critica, non per il semplice gusto di polemizzare gratuitamente contro tutto e tutti, ma per liberare ed espandere l’area della nostra consapevolezza, per disintossicarci dalle scorie velenose della disinformazione, che ormai è diventata una vera droga psicologica, un pericoloso ingranaggio che produce un’inconscia forma di dipendenza e di assuefazione mentale a tutti gli effetti.

Non a caso, molti di noi dipendono e fanno dipendere la propria esistenza quotidiana dai mass-media, in modo particolare dalla televisione, senza dubitare minimamente delle informazioni ricevute. Anzi, il nuovo oracolo nazional-popolare, a cui le masse guardano e si rivolgono come a un totem moderno, a un profeta elettronico, o a una divinità terrena, da cui ottenere responsi autorevoli su tutto e tutti, sembra essere, appunto, la televisione.

Pertanto, non è affatto difficile figurarsi le ragioni per cui la nostra società versa in uno stato di profonda decadenza morale e intellettuale, una società in cui regnano i facili allarmismi, le fobie, le psicosi, l’ipocondria, insomma una società nevrotica e alienante.

In altri termini, io credo che dovremmo porci, almeno una tantum, la fatidica domanda: “cui prodest”? A chi serve o conviene una data notizia? A chi giova la manipolazione della verità?

Una maggiore attenzione e accortezza in tal senso, ci aiuterebbe se non altro a ragionare, ad esercitare il nostro senso critico, che costituisce un istinto naturale, una virtù che purtroppo il sistema sociale tende a soffocare e reprimere sin dai primi anni vissuti in famiglia e a scuola, costringendoci ad obbedire ciecamente alle “autorità” che sono gli adulti, i genitori, gli insegnanti, lo Stato, la Chiesa, i mass-media, la “santa inquisizione” televisiva...

Veniamo al punto cruciale della questione che mi preme sollevare.

Tra le tante balle catastrofiste ed allarmistiche che ci raccontano ogni giorno, vi sono quelle che appartengono alla categoria ecologico-ambientalista. Faccio alcuni esempi.

L’effetto serra. Sappiamo tutti, a memoria ormai, che l’effetto serra, ovvero il surriscaldamento del clima terrestre provocato dall’inquinamento atmosferico, è fonte di siccità e del fenomeno della desertificazione, e via discorrendo. Ma, come spesso accade, ci raccontano solo una percentuale di verità, ossia ci nascondono una metà, o una razione della verità stessa.

Occultare una parte di verità, per riferire soltanto quella che fa comodo, significa compiere un’opera di disinformazione e mistificazione.

Insomma, a chi giova un certo tipo di catastrofismo e di terrorismo psicologico? Cui prodest?

Provo a ragionare con la mia testa. Semmai si verificheranno in futuro eventi disastrosi, questi potranno derivare anzitutto dall’inevitabile innalzamento delle acque dei mari e degli oceani, che sommergeranno vastissimi territori come, ad esempio, le fasce costiere dei paesi mediterranei, tra cui l’Italia, la Spagna, la Grecia.

Infatti, è innegabile che l’effetto serra stia causando un progressivo scioglimento dei ghiacciai polari, formati da acqua dolce allo stato solido.

Tale realtà è conosciuta, almeno in parte, da tutti, anche dai ragazzini che frequentano le scuole elementari e credono ad ogni cosa gli venga raccontata dai maestri e dai genitori.

Mi riferisco alla “verità” nella sua versione ufficiale, quella proposta e divulgata dai mass-media, che rappresentano e difendono determinati interessi economici e di potere.

La verità viene quindi spezzata e ridotta in frammenti, viene trasmessa e descritta a brandelli. Una porzione, o alcune porzioni assai rilevanti della verità, vengono sistematicamente ignorate, trascurate, omesse, occultate e dissimulate ad arte.

In genere, gli organi di informazione riferiscono solo la razione di verità che conviene rivelare.

Così avviene nel caso preso in esame.

Perché non ci spiegano, ad esempio, che la scarsità di acqua derivante dalla siccità e dalla crescente desertificazione del clima, potrebbe essere compensata e colmata dallo scioglimento stesso dei ghiacciai polari, così come ci insegna e ci dimostra la legge dei vasi comunicanti?

Evidentemente ci considerano degli ingenui e degli sprovveduti che credono a tutto.

Personalmente, confido molto nella capacità della Terra di riequilibrarsi e di rimediare persino ai guasti e agli scempi causati dall’umanità, dato che il nostro pianeta è come un organismo vivente, il cui funzionamento è simile a quello del nostro corpo.

A proposito di “verità”, o di notizie attendibili, sarebbe più verosimile e credibile la tesi secondo cui sarebbe in atto un processo di tropicalizzazione del clima, specialmente del clima mediterraneo, per cui si potrebbe prefigurare uno scenario futuro di trasformazione territoriale di paesi quali, ad esempio, l’Italia o la Spagna, in tanti arcipelaghi formati da isole tropicali, simili alle meravigliose oasi e ai paradisi geografici presenti nelle attuali zone tropicali.

La disinformazione, sempre più dilagante e pervasiva, condiziona ormai in modo determinante la nostra esistenza quotidiana, a tutti i livelli, anzitutto nel campo alimentare.

Proverò a spiegarmi meglio con un esempio semplice e familiare.

Gli esperti di nutrizione ci raccontano che la migliore dieta è quella più varia e più ricca di alimenti (sicuramente ricca per i commercianti e per le multinazionali del settore alimentare).

Ma io mi domando se convenga davvero (e non solo dal punto di vista economico) variare ed arricchire la propria alimentazione giornaliera, nella misura in cui variare significherebbe incrementare i consumi, per cui tale tesi nutrizionistica, divenuta ormai una persuasione assai diffusa, un luogo comune trito e ritrito, racchiude una sorta di messaggio subliminale che inciterebbe al consumismo più sfrenato.

In altri termini, con tutte le sconcezze alimentari diffuse in commercio, i cibi adulterati e geneticamente modificati, le carni gonfie di ormoni, gli alimenti surgelati contenenti conservanti, coloranti, additivi chimici, eccetera, mi chiedo se non convenga, proprio sotto il profilo igienico-sanitario, seguire una dieta più povera (ma più ricca per il nostro portafoglio) e più semplice, ossia più genuina, un’alimentazione meno varia, incentrata su poche componenti nutritive, magari sugli stessi alimenti, ma che sappiamo essere sani al cento per cento!

Insomma: pochi cibi ma buoni, sotto ogni profilo.

I miei punti di vista sono indubbiamente antitetici a quelli dominanti nell’attuale società, a causa soprattutto della macchina della propaganda e della disinformazione globale di massa, manovrata dai padroni del mondo, cioè dalle corporations dell’economia planetaria, che sono altresì i padroni assoluti della scienza, della tecnica e dei mezzi di comunicazione.

Io non posseggo le competenze e le strumentalità tecnico-specialistiche necessarie per oppormi e confutare determinate tesi scientifiche che sono a mio parere false e ingannevoli, ma cerco comunque di informarmi autonomamente e di ragionare con la mia testa, per cui mi domando: a chi serve un certo tipo di catastrofismo e di terrorismo psicologico sempre più diffuso e imperante nel mondo odierno, sempre più presente e radicato nell’immaginario e nella coscienza collettiva di milioni di esseri umani, la cui esistenza è in tal modo condizionata?

A chi giova il catastrofismo, in modo particolare un certo tipo di terrorismo catastrofista?

Ebbene, in un conflitto bellico, come in uno scenario di catastrofe naturale, gli unici (o i primi in senso assoluto) a trarne profitti, sono i produttori di medicine, ma anche i fabbricanti di armi e le compagnie petrolifere, per cui in un teatro globale in cui si prefigurino e si prevedano scenari di guerre e catastrofi climatiche, i valori azionari ad essere maggiormente apprezzati ed esaltati in borsa sono, appunto, i titoli delle multinazionali petrolifere, farmaceutiche e delle case produttrici di armi. Non è un caso che i padroni dell’energia petrolifera, della farmacologia e degli armamenti militari, siano anche i padroni della finanza internazionale, ovvero i padroni del denaro. E i padroni del denaro sono notoriamente i padroni dei mezzi di comunicazione e di persuasione di massa, ossia i padroni assoluti e incontrastati del mondo contemporaneo.