Home > L’ESCALATION DELLE VIOLENZE FASCISTE IN ITALIA DAL 2005 AL 2008
L’ESCALATION DELLE VIOLENZE FASCISTE IN ITALIA DAL 2005 AL 2008
Publie le lunedì 12 maggio 2008 par Open-PublishingDALLE INDAGINI SUI GRUPPI DI ESTREMA DESTRA L’EMERGERE DI TENDENZE NEONAZISTE E RAZZISTE
Saverio Ferrari - Redazione ( www.osservatoriodem ocratico. org ) - 06/05/2008
L’ESALTAZIONE DELLA VIOLENZA E LA CIRCOLAZIONE DI ARMI
La gravissima aggressione di Verona, nella notte tra il 30 aprile e il 1° Maggio, rappresenta solo l’ultimo episodio in ordine di tempo che ha visto protagoniste bande neofasciste. Secondo il monitoraggio condotto dal sito www.ecn.org/ antifa (promosso nell’ambito dell’associazione Isole nella Rete), sulla base della semplice consultazione dei media locali e nazionali, oltre che delle sempre più numerose segnalazioni, tra il gennaio 2005 e l’aprile 2008 si sono verificati in Italia almeno 262 episodi di violenza fascista e più di un centinaio di atti vandalici ai danni di sedi di partito, centri sociali, lapidi e monumenti partigiani. Le aggressioni hanno riguardato in particolare militanti di sinistra e giovani dei centri sociali, a seguire immigrati extracomunitari, omosessuali e rom. Dati parziali in cui non compaiono i fatti di minor entità, decisamente in numero superiore.
Solo nel 2005 sono stati almeno cinque i tentati omicidi, ovvero i pestaggi in cui gli aggressori hanno cercato di colpire organi vitali e i feriti sono stati ricoverati in gravi condizioni. Nel corso di una di queste circostanze, il 27 agosto 2006, rimaneva ucciso a Focene, nei pressi di Roma, Renato Biagetti di 26 anni, raggiunto da più coltellate all’uscita da una festa reggae. Già nel “Rapporto sulla criminalità 2006” del Ministero dell’Interno, come nella successiva “Relazione sulla politica informativa e della sicurezza” del secondo semestre 2006, approntata dalla Segreteria generale del Cesis (l’ex comitato di coordinamento dei servizi segreti), si erano dedicate diverse pagine alle organizzazioni neofasciste, denunciando, da un lato, “lo spiccato profilo aggressivo con il compimento di atti di intimidazione violenta” e di “deriva oltranzista”, dall’altro, “atteggiamenti razzisti sfociati in episodi ed atti di vandalismo d’impronta antislamica”, nonché “rinnovate pulsioni antisemite”. Nell’ultima “Relazione sulla politica informativa e della sicurezza”, presentata a Roma il 29 febbraio 2008, si era, infine, portata l’attenzione sulle “saldature” in corso tra estremisti di destra e ultras delle curve, all’origine, a loro volta, di gravissimi fatti di violenza. Il 17 aprile scorso la polizia di Bolzano ha arrestato 16 naziskin meranesi di lingua tedesca per incitamento all’odio razziale, etnico e religioso. Altre 62 persone, tra cui 17 minorenni, sono state indagate. Il gruppo, di ispirazione irredentista, faceva riferimento al nome di una precedente formazione terroristica sudtirolese, “Ein Tirol”, in italiano Un solo Tirolo, operante negli anni Ottanta. Almeno venti gli episodi di violenza contestati ai suoi membri, tutti ai danni di italiani e di migranti. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti drappi inneggianti al Reich tedesco. Un fenomeno, quest’ultimo, che è ormai comune anche al neofascismo italiano. Dalle numerose indagini giudiziarie in corso riguardanti l’estrema destra è infatti possibile ricavare alcune tendenze. In primo luogo l’adesione in modo trasversale da parte dei militanti delle organizzazioni della destra radicale italiana a posizioni esplicitamente razziste e antisemite, ma anche l’acquisizione di miti e modelli non più solo provenienti dalla storia della Rsi, ma direttamente dal nazismo, con l’utilizzo sempre più marcato di effigi e simboli tratti dalle Ss e dal Terzo Reich. Ricorrente nei documenti acquisiti dagli inquirenti l’esaltazione della violenza nei confronti degli avversari politici, degli immigrati e degli omosessuali, ma soprattutto la circolazione all’interno dell’area neofascista di oggetti atti a offendere, coltelli, asce e mazze, e con maggior frequenza di armi da fuoco e di materiali esplodenti. Evidente anche l’accentuarsi dei rapporti con il sottobosco della criminalità comune. Dati su cui riflettere. Citiamo solo alcuni episodi recenti che non hanno avuto l’attenzione dovuta.
A Rimini, il 10 dicembre scorso, sono stati rinviati a giudizio dieci esponenti di Forza Nuova, tra loro il segretario provinciale, arrestati la notte del 25 settembre mentre si accingevano a compiere un attentato al centro sociale “Paz”, progettando il sequestro del custode e l’incendio dei locali con nitro-diluente. Nel corso delle perquisizioni sono saltate fuori tre pistole a gas, baionette, pugnali e tirapugni. Prima ancora, il 12 ottobre, era stato sequestrato a Imola, nell’abitazione di un naziskin, un arsenale con armi ed esplosivi. Ad Ancona, il 23 ottobre, erano invece state ritrovate, nel corso di altrettante perquisizioni a sette teste rasate, armi da sparo e da taglio, pure una mannaia. Ritrovati anche giubbotti con il logo di alcune divisioni delle Waffen-Ss e t-shirt con scritte antisemite sovrastate dalla foto dell’ingresso del campo di Auschwitz. Il 16 febbraio del 2008 a Sesto Calende, in provincia di Varese, sono finiti in manette due naziskin per duplice tentato omicidio e spaccio di stupefacenti.
A Salerno, il 18 marzo scorso, sono stati invece condannati alcuni esponenti di Forza nuova per detenzione di ordigni incendiari, per altro occultati nella stessa sede dell’organizzazione. Il segretario provinciale di Forza nuova e un suo collaboratore avevano dal canto loro già provveduto a patteggiare la pena. Quasi sconosciuto il caso di Siracusa, dove il 18 febbraio, la Corte di appello di Catania ha condannato a quattro anni e sei mesi Andrea Acquaviva, autore di una serie di attentati dinamitardi compiuti nel 2005 a Siracusa, tra l’altro alla sede della Cgil, alla redazione di alcune televisioni locali e all’ospedale Umberto I. La Corte ha riconosciuto all’imputato l’aggravante di aver agito a scopi terroristici. Acquaviva era stato candidato a sindaco di Siracusa per Forza nuova. Le azioni, per depistare, erano state rivendicate dai “Nuclei comunisti combattenti”, ma le indagini avevano accertato le sue responsabilità . Episodi gravi che si aggiungono agli arresti nel settembre 2007 per associazione a delinquere e lesioni gravi di undici appartenenti al gruppo dei Bulldog di Lucca, alcuni poi condannati, il cui simbolo era costituito da un fascio littorio, e alla cattura il 26 febbraio di quest’anno di venti estremisti a Roma, accusati anche dell’irruzione con coltelli e bastoni al concerto rock di Villa Ada il 9 ottobre.
Un fenomeno sempre più in crescita, quello delle violenze fasciste, continuamente sottovalutato.
DA FRANCO FREDA ALLA LEGA NORD: UN FASCISTA IN CAMICIA VERDE
LA STORIA DEL DEPUTATO MARCO RONDINI
Saverio Ferrari - Redazione - 06/05/2008
Marco Rondini, milanese, classe 1968, è stato eletto lo scorso 13-14 aprile dalla Lega nord alla Camera dei deputati nella circoscrizione Lombardia 2. Questa è la sua storia politica. Nei primi anni Novanta è nel Fronte nazionale di Franco Freda, figura centrale nella storia dell’eversione nera, condannato nel 1981 a quindici anni per gli attentati dinamitardi a Milano del 25 aprile 1969 (alla Fiera e all’Ufficio cambi della Stazione centrale), e sui treni nell’agosto successivo (dieci, di cui otto riusciti). Freda sarà anche riconosciuto dalla Corte di cassazione tra i responsabili della strage di piazza Fontana, seppur non più perseguibile per le assoluzioni nei precedenti processi degli anni Settanta e Ottanta.
Nel 1995 cinquanta esponenti del Fronte nazionale furono portati a giudizio davanti alla Corte di assise di Verona, sia per ricostituzione del partito fascista che per istigazione razziale. D’altro canto era stato lo stesso Freda a scrivere di voler “costituire in Italia un movimento politico esplicitamente razzista”. Dichiarò anche “finita l’epoca delle guerre civili europee” sostenendo l’inizio “delle guerre razziali” in cui “al colore dell’ideologia” si sarebbe sostituito “quello dell’epidermide” .
Il 21 dicembre del 1991 a Bardolino, sul lago di Garda, 150 aderenti del Fronte nazionale furono anche fotografati mentre celebravano con una cerimonia in perfetto stile nazista il solstizio d’inverno. Rigidamente sull’attenti, in cerchio e con in mano una fiaccola, assistevano, sulle note dei Carmina Burana di Carl Orff, al lento ardere di una pira con alla sommità una mezza svastica, il simbolo del Fronte.
Franco Freda fu condannato con sentenza definitiva a tre anni, e Cesare Ferri, il suo vice, a venti mesi. Il Fronte nazionale venne sciolto con decreto dal Consiglio dei ministri, il 27 ottobre 2000, a norma della legge Mancino. Dopo questa prima esperienza giovanile, Marco Rondini, arriverà nel 1995 alla Fiamma tricolore di Pino Rauti, l’iniziale contenitore di tutte le anime del neofascismo italiano dopo la trasformazione dell’Msi in Alleanza nazionale. Una formazione da cui fuoriuscirono in seguito quasi tutti gli altri esponenti dell’attuale galassia della destra radicale, dal Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie, agli stessi dirigenti di Forza nuova. Passerà alla Lega solo nel 2000, reclutato da Mario Borghezio.
Divenuto segretario dell’area provinciale della Martesana, farà parlare di sé nell’aprile del 2004, quando chiederà di chiudere tutte le moschee e i centri islamici della Lombardia, a partire da Segrate. Commenterà in una conferenza stampa: “i progetti di società multirazziale e multiculturale sono falliti”. Sarà più recentemente Roberto Sandalo, sorpreso proprio a Segrate nell’aprile scorso a lanciare ordigni incendiari contro la moschea, a cercare di mettere in pratica questo obiettivo con il suo Fronte cristiano.
Sempre nel 2004, in novembre, Rondini organizzerà in provincia di Milano una campagna di raccolta firme contro l’ingresso in Europa della Turchia, sostenendo che tale “ipotesi sciagurata” avrebbe consegnato “all’Islam le chiavi del nostro continente”.
In tempi più recenti si è battuto, facendo pressione su Matteo Salvini, il capogruppo della Lega a Palazzo Marino, per far ottenere una sede a Milano a Cuore nero. In tutte le occasioni possibili, feste, convegni, fiere (tra le altre Militalia a Novegro), lo si è trovato a gestire il banchetto dei libri delle Edizioni di Ar, guarda caso la casa editrice di Franco Freda. Ar, per chi non lo sapesse, sta per ariano e i testi prodotti negano l’Olocausto e propagandano “la superiorità della razza bianca”. Ancor oggi, come nei primi anni Novanta, sono in tanti a raccontarlo, celebra ogni 21 dicembre il solstizio d’inverno. Qualcuno giura davanti a una svastica fiammeggiante. Proprio come ai bei tempi del Fronte. Con lui, immancabilmente, Cesare Ferri, il vice di Freda.
Partito della Rifondazione Comunista
Circolo A. Argada - Lamezia Terme
www.rifondazionelam ezia.it