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L’Inquisizione sotto la cenere
di Carmelo R. Viola
Chi avesse pensato ad un ravvedimento di santamadrechiesa circa quel plurimacrocrimine cruento, orrendo, sottilmente feroce, durato secoli, chiamato Inquisizione, inserito in un contesto di orrori e di atrocità inenarrabili e inimmaginabili, di cui nessuno ha mai chiesto perdono all’umanità, si ricreda! E come pensare che una casta stregona malefica abbia cessato di essere sé stessa o che il cuore di un organismo vivente abbia cessato di pulsare.
Certo le condizioni sociali venutesi a creare dopo l’intervento di un Napoleone pieno della propria potenza ma laico, che ai primi dell’Ottocento proibì l’Inquisizione e la Presa di Porta Pia (1860), che cancellò il potere temporale boia dei papi, il Vaticano, risparmiato dalla generosità dei patrioti nazionali, è costretto a darsi un contegno civile compatibile con i nuovi tempi, ed anzi si fa promotore di iniziative umanitarie e caritatevoli con il sacrificio sincero di semplici agenti che, credendoci, fanno il suo gioco, e con il danaro di sottoscrittori fedeli o ipocritamente interessati.
E’ di questi giorni la raccomandazione dello Stato papale all’ONU affinché non depenalizzi l’omosessualità, raccomandazione che ci riporta alla millenaria pretesa del Soglio di Pietro di piccarsi di competenze che esulano totalmente dalla sfera del religioso, come quelle relative alla “scienza della sessualità”, che compete alla fisiologia e alla medicina, semmai. Ma – Islam docet – è proprio la presunta “conoscenza per dono di Dio” che caratterizza le grandi religioni teiste.
Sia sempre ben chiaro: tutto il rispetto per ogni credente, qualunque sia l’oggetto della sua credenza, ma un poco meno per coloro che scambiano la fede (che nel caso specifico non c’è in chi la gestisce) con la “sudditanza obbediente e servile” ad un istituto – quale che sia – che si autodefinisce rappresentante di Dio e, in quanto tale, non si limita a predicare – e magari infondere nei minori (vedi catechesi) – delle presunte verità come valori motori del quotidiano, ma pretende di dettare leggi agli Stati e di “imporle”, attraverso il potere legislativo, ai popoli e ai singoli ricalcitranti nell’ignoranza e della natura e dei diritti naturali.
E’ il caso in questione. L’omosessualità è vecchia quanto la civiltà ma non è sempre stata considerata un problema e tanto meno un male diabolico da combattere alla stregua di un crimine addirittura contro l‘umanità, contro la natura e contro Dio! Presso la civiltà greca l’omosessualità (e con questa la multiforme sessualità) era considerata manifestazione fisiologica vissuta senza peccato e senza vergogna. Basterebbe citare Platone e l’amore che da lui prese il nome di “platonico” e Saffo, l’antesignana del sesso lesbico.
Dobbiamo, non al cristianesimo dell’”amore del prossimo” – in cui lo scrivente da laico, si ritrova comunque – ma al cristianesimo “costantiniano”, sempre più politicizzato, l’esasperazione del peccato e la criminalizzazione dell’omosessualità. E’ la politicizzazione che porterà all’Inquisizione e che farà leva sulla trasgressione omosessuale per una motivazione, zelantemente taciuta dai responsabili, ma che ci riporta dritti alla degenerazione della parola di Cristo - storico o leggendario poco importa – usata per fini di potere. Nell’ àmbito di questo il regime della sessualità – e quindi del coniugio procreativo – è l’asse portante del dominio totale sull’uomo, considerato come un “animale naturalmente dipendente” – dall’intermediario tra Cielo e Terra – e quindi sfruttabile ai fini di un piacevole esercizio del potere.
Per chi studia la “psicologia della specie umana” in fieri (cfr. la biologia sociale) sa che il primo motore dell’esistenza è la fame, quindi la ricerca del cibo, che diventa, per estensione, la predazione che l’uomo esercita anche attraverso l’imposizione di rigorose norme di vita canoniche. Ecco perché dietro l’aspetto religioso c’è la dimensione politica, dietro di questa quella psicodinamica e dietro ancora l’insufficienza evoluzionale (morale) del sedicente autoreferente del Cielo.
Ecco perché l’omosessualità, che rappresenta una deroga dal comportamento sessuale liturgico (quello, appunto, della famiglia procreativa) è combattuta alla pari del divorzio, dell’aborto e dell’eutanasia, tre eventi che disturbano la totalità della predazione, trasmutazione di un ancestrale comportamento forestale che, al livello umano può acquistare una valenza psichiatrica.
Ebbene, su questi divieti psichiatrici il neòfita Magdi Allan, antonominatosi anche Cristiano, vuole fondare un partito. Proprio quello che ci vuole in tempi in cui divampano le conflittualità “terroristiche” in nome di non si sa più quale Allah.
Certo non sono più possibili processi con sottili e lunghe torture con godimento sadico dei santi inquisitori né crocifissioni né roghi di corpi umani in pubbliche piazza in onore del Dio onnipotente. Il Sant’Uffizio – che ancora esiste, mi pare – non può più esternare il meglio della sua triste e terribile storia, ma può chiedere all’ONU di non depenalizzare gli atti omosessuali, aggiungendo, gesuiticamente, che l’omosessuale, in quanto tale, bontà sua, può continuare a vivere se si vota alla castità totale e perenne, non si sa se come quei santi uomini in veste talare o monacale che, forse per onorare l’innocenza, si dedicano alla pedofilia.
Sic transit gloria mundi.