Home > L’Italia che non ci piace, sciopero grande
di Alessandro Cardulli
Le forze dell’ordine tornano ad intervenire contro gli operai che difendono il posto di lavoro e cercano di impedire al padrone di portarsi via i macchinari. Un’ insegnante va in pensione da “precaria”. In tutta la sua carriera non ha mai avuto la “fortuna”, perché di questo si tratta, di conquistare il tempo pieno. Un’insegnante più giovane non riesce a trovare di meglio delle supplenze.
Quando le capita. Ci sono sempre le scuole private dove chi insegna non viene pagato, ma colleziona punti che possono servire per qualche concorso. I punti ti fanno avanzare in graduatoria, ma dovrai attendere anni per avere un posto stabile. Ricerca, università, sanità, tanto per citare alcuni dei settori che richiedono alte professionalità, sopravvivono solo perché ci sono i precari, a volte precari a vita. O meglio vita da precari. Non ci piace un’Italia così. Centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, per personaggi come i ministri Sacconi e Brunetta, diventano “cavie”. Su di loro si sperimenta un contratto al ribasso, un contro-contratto si potrebbe definire. Il sindacato di categoria della Cgil non ci sta. Non firma. Cisl e Uil e il governo , in coro, lanciano anatemi contro la Funzione Pubblica. Ma hanno paura del referendum, hanno paura di cosa possono dire i lavoratori. Hanno ragione, perché in tanti vanno a votare aderendo all’appello del sindacato Cgil e bocciano sonoramente il contratto. Insomma, vogliono togliere perfino il diritto di dire la loro a chi è il diretto interessato dal contratto. Non ci piace quest’Italia.
Non piace neppure ai dipendenti pubblici che venerdì scendono in lotta, scioperano, manifestano a Roma. Cisl, Uil, Confindustria e governo siglano un accordo-vergogna che colpisce la contrattazione nazionale, vìola elementari diritti conquistati dai sindacati in tanti anni di lotta. La Cgil non ci sta, torna in mezzo ai lavoratori, supera ritardi e incertezze che l’avevano portata ad una sorta di collateralismo ad un Partito democratico che mette sullo stesso piano lavoratori e padroni. La Cgil scende in lotta. Il Pd, per bocca di Veltroni, si sente “vicino ai lavoratori”. Vicino quanto? E perché evita di dire “con” i lavoratori? Non ci piace quest’Italia. Stiamo con chi lotta, dà battaglia. Stiamo con i metalmeccanici che stanno pagando un prezzo enorme in termini di posti di lavoro. I padroni vengono foraggiati dal governo. Così come le banche. Per sostenere salari e pensioni non ci sono soldi. Si potrebbero tassare le rendite. Non sia mai! Si potrebbe intervenire sul fisco a favore dei redditi da lavoro dipendente. Ma per carità.
Quel genio di Tremonti, in compagnia di Brunetta, Sacconi ed altri, si inventa, la “social card”, una carta di credito, si fa per dire, dei poveri. E i poveri quando si recano a far la spesa al supermercato devono rinunciare ai prodotti acquistati perché scoprono che la “card“ è scarica. Non ci sono soldi. Ma ci sono le donne che potrebbero andare in pensione più tardi e con i risparmi effettuati si potrebbe pagare un po’ di cassa integrazione. Una violenza, una nuova violenza sulle donne che già ne subiscono tante. Quest’Italia non ci piace. Non ci stanno i metalmeccanici, uomini e donne, a pagare il prezzo della crisi. Scioperano insieme ai pubblici dipendenti, donne e uomini. Nuova e antica classe operaia che si unisce a quelle/i che, una volta, si chiamavano le “mezze maniche”. Con loro anche gli studenti che continuano e rafforzano il movimento che per tanti giorni si è battuto e continua a battersi contro le scelte politiche del governo, del ministro Maria Stella Gelmini. I diritti, in primo luogo quello del lavoro, come dice la Costituzione. E ancora i diritti di libertà, della persona, individuali e collettivi, messi oggi a dura prova. Eluana ci ha lasciato, una tragedia, un’ odissea durata diciassette anni.
Berlusconi, i suoi ministri, le alte gerarchie ecclesiastiche, i cardinali vestiti di preziosi parati che non sano cosa sia l’amor filiale,, hanno messo in discussione la Costituzione, accusando il Presidente della Repubblica per non aver firmato un infame decreto che avrebbe bloccato l’attuazione di una sentenza della magistratura. Quest’Italia non ci piace. Centinaia di migliaia di firme, appello, lotta. L’allarme per le sorti della democrazia è scattato. Già ,democrazia che significa anche, nella nostra Carta costituzionale, solidarietà, uguaglianza, riguarda donne e uomini che vengono a lavorare da noi da altri paesi. Sono trattati come criminali. Ora il governo “consiglia” i medici di schedare gli immigrati che si vano a far visitare. Non ci piace quest’Italia. I medici non ci stanno e dicono: “ Non siamo spie” La “ sicurezza” riguarda anche coloro che possono aver qualcosa da temere da parte della giustizia, Berlusconi in prima fila. Sarà meglio perciò “ imbavagliare” i magistrati, togliere loro anche la possibilità di usare le intercettazioni. I magistrati protestano? Non ci sta il Consiglio superiore della Magistratura? Sono tutti comunisti e chi non lo è , è comunque un amico dei “ rossi”. Non ci piace quest’Italia E venerdì sarà sciopero grande.