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L’Italia continua a rimandare a casa centinaia di profughi. Amnesty protesta

Publie le mercoledì 22 dicembre 2004 par Open-Publishing
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L’Italia continua a rimandare a casa centinaia di profughi. Amnesty protesta
di red

Torturata a morte. Questa la sorte di una delle centinaia di persone respinte lo scorso ottobre, da Lampedusa verso la Libia, non appena tornata nel paese dal quale era fuggita, l’Egitto.

Quell’espulsione aveva sollevato cori di proteste da parte di gruppi per i diritti umani e delle Nazioni Unite. «L’Italia - si diceva- non rispetta le procedure per il diritto d’asilo e procede con rimpatri di massa». Il racconto di quella morte brutale aveva fatto sperare che la cosa non si ripetesse.

Eppure è successo. Esattamente ieri, all’aeroporto di Crotone, verso le 9. Centinaia di immigrati egiziani, approdati nei giorni scorsi sulle coste siciliane, sono stati fatti volare in Libia per poi da lì essere rimpatriati. Amensty International, ICS e Medici senza Frontiere hanno chiesto al ministro Pisanu in che modo sono stati identificati gli immigrati e se è stata data loro la possibilità di accedere alla procedura d’asilo. Il timore è che si sia trattato di un rimpatrio di massa che non ha fatto distinzione tra immigrati illegali e quelli con diritto d’asilo.

Secondo la Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato, ratificata dall’Italia nel 1954, tutti hanno diritto a chiedere asilo e ad essere informati su tale diritto. Eppure l’Italia, unica in Europa, ancora non dispone di una legge organica in tema di diritto d’asilo. Il timore espresso in queste ore da Amensty International, ICS e Medici senza Frontiere è che non vengano rispettate le norme che impongono la presenza di un legale, di un interprete e di un giudice di pace.

L’altra perplessità riguarda la destinazione: perché cittadini egiziani vengono spediti in Libia? Gli accordi Roma-Tripoli (mai resi interamente pubblici), prevedono che i migranti dall’Italia vengano condotti in Libia e da qui rimpatriati nei loro rispettivi paesi. Ma chi assicura il rispetto dei loro diritti? Perdipiù la Libia non risulta tra i firmatari della convenzione di Ginevra. In che modo avviene, se avviene, il loro trasferimento in Egitto?

Queste le domande che le organizzazioni impegnate in una campagna per il diritto d’asilo rivolgono al ministro. Alcuni fatti di cronaca come qello riportato in apertura, rendono urgente una risposta.

http://www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=39849

Messaggi

  • I ponti aerei carichi di migranti spediti o rispediti in Libia aggiungono vergogna alla vergogna.

    Dopo aver reso ai migranti quasi impossibile la strada per un ingresso legale in Italia e in Europa, ora – pur di liberarsi in fretta di un pesante carico umano – il governo chiude tutti e due gli occhi sul governo libico e spedisce centinaia di persone in un paese di cui nulla si sa su come tratterà i migranti respinti dall’Italia. Al trafficante di esseri umani nulla interessa se il viaggio via mare si concluderà con un approdo o con un naufragio, al governo italiano nulla importa cosa accadrà a quelle persone dopo essere scese dall’aereo.
    Il governo libico, fino a ieri definito dittatoriale e terrorista ed oggi divenuto fedele alleato – dittatoriale – per contenere l’immigrazione, non fornisce alcuna garanzia su come verranno trattati i migranti respinti e su quali saranno le loro condizioni legali.
    Questo non sembra interessare al governo Berlusconi, che pure si vanta di avere missioni militari in atto per portare la democrazia e i diritti umani in altri paesi del mondo.

    Questi respingimenti di massa evidenziano, poi, gli enormi problemi della compatibilità della legislazione vigente in materia di stranieri con i principi fondamentali della nostra Costituzione. Il respingimento è atto di polizia, incide sulla libertà personale in maniera definitiva e non provvisoria, non è soggetto ad alcuna convalida da parte del Giudice, nè ad un successivo controllo giurisdizionale (salvo l’improbabile ricorso esperito dal migrante ... che dovrà recarsi all’ambasciata italiana in Libia per rilasciare un mandato ad un avvocato italiano).

    Il ponte aereo verso Libia segnala una volta di più, come se ce ne fosse ancora bisogno, come il principio della necessità di una costante e generalizzata tutela dei diritti umani fondamentali è posto sempre più in crisi dalle politiche in materia di immigrazione.
    08 ottobre 2004

    Associazione Nazionale Giuristi Democratici
    www.giuristidemocratici.it