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L’Italia fa i conti con la storia delle Br

Publie le mercoledì 6 agosto 2008 par Open-Publishing

Da oggi il festival di Locarno. Grande attesa per il film che racconta un pezzo di lotta armata. Non mancheranno le polemiche

A Locarno "Il sol dell’avvenire"

L’Italia fa i conti con la storia delle Br

di Boris Sollazzo

Il recente passato è una spina nel fianco di molti, troppi esponenti della classe dirigente attuale. La guerra civile degli anni Settanta un ricordo scomodo da cancellare, manipolare e infine consegnare a leggende accomodanti. In Italia il dissenso clandestino, la lotta armata, hanno sempre avuto, nella storiografia politica, un alone di follia ed eccezionalità.

Il cinema - se si esclude La mia generazione di Wilma Labate e pochissimi altri - ha sempre contribuito a consolidare questa versione di comodo. Pensiamo a La meglio gioventù , in cui Marco Tullio Giordana attraverso il personaggio di Sonia Bergamasco sposa la lotta armata con la patologia mentale. Così come lo straordinario Gian Marco Tognazzi di Romanzo criminale , agente dei servizi deviati che fa pensare a Brigate Rosse esclusivamente eterodirette.

Eppure basta parlare con chi c’era - e oggi non dirige giornali o affini - per capire che la lotta armata allora era un compagno di vita costante, verso cui molti non avevano sentimenti chiari e definiti (fino all’esecuzione del fratello del pentito Peci), nato da un disagio e conflitto vero, espressione di un’epoca e delle sue aspirazioni.

E’ questo lo spunto e la forza de Il sol dell’avvenire - Red Sunrise , che passerà al Festival di Locarno sabato 9 agosto (alle 18), e che di sicuro solleverà un vespaio di polemiche. Perché riprende il bel libro Bur Che cosa sono le Br? di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, ritratto del «frutto di una cultura e di una tradizione politica della sinistra italiana. Va detto senza ambiguità e senza reticenze» (testuale, dal libro). Da qualche anno, con l’uscita dei brigatisti dalle patrie galere, è cominciato un dibattito doloroso e costante sui cosiddetti anni di piombo, cercando di tirarli fuori dall’agiografia o la demonizzazione abituali.

Ma sembra non avere asilo questo atteggiamento nei nostri confini, così che per affrontare questo dibattito con la maturità necessaria, tocca andare in Ticino. Due anni fa il documentario Feltrinelli di Alessandro Rossetto, sempre a Locarno, strappò applausi e suscitò interesse, legando passato e presente attraverso una figura emblematica come quella del ribelle Giangiacomo. In Italia lo abbiamo visto solo clandestinamente, o quasi: persino la casa editrice di famiglia - anche per una critica poco velata alla struttura moderna della holding, catena di montaggio precarizzante - non l’ha pubblicato nella bella e ricca collana "Feltrinelli Real Cinema".

Se lo volete, una bella edizione in dvd è uscita in Germania, è in tv se lo son goduti Svizzera, Inghilterra e Francia.
Di sicuro le sensibilità urtate, in questo caso, saranno ancora di più. Ne Il sol dell’avvenire (della Blue Film, come Beket di Davide Mamuli, che passerà il 10) i registi Gianfranco Pannone (un altro apprezzato più all’estero che da noi) e Giovanni Fasanella mettono attorno a un tavolo di Reggio Emilia i vecchi fondatori de "L’appartamento", centro del dissidio contro il Pci di allora e dei sogni rivoluzionari, embrione delle future Br.

Ci sono quelli che hanno accettato (molti non se la sono sentita) e hanno resistito all’ostilità della stessa città, autrice prima un boicottaggio silenzioso e poi di tentativi di fermare il film. Tonino Loris Paoli e Roberto Ognibene, lo stesso Franceschini, ex br e a lungo detenuti, quest’ultimo cofondatore del gruppo insieme a Curcio, e Paolo Rozzi e Annibale Viappiani, che al bivio decisivo scelsero la via pacifica e democratica alla contestazione, qui si ritrovano, si parlano, ricordano, analizzano. Intervallati da "esterni" (Adelmo Cervi, Corrado Corghi, Peppino Cattelani), filmati di repertorio, canti di lotta, cartelli e le parole del geniale gruppo musicale degli Offlaga Disco Pax.

Risveglierà la cattiva coscienza di molti questo documentario, probabilmente farà incazzare tutti, noi compresi. Ma è la prima volta che su grande schermo ci si interroga sulle radici politico-ideologiche di uno dei periodi più difficili e controversi della nostra storia, dalla "resistenza tradita" alle diverse epoche del brigatismo stesso, dalla lotta armata alla guerra civile. E per fortuna, almeno a Locarno, c’è la libertà e l’onestà intellettuale di aprire e ascoltare un dibattito scomodo che ha un ritardo di (almeno) due decenni.