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L’UNICA TEOCRAZIA IN OCCIDENTE

Publie le venerdì 9 dicembre 2005 par Open-Publishing
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Se ancora una prova necessita della consanguineità fra i due c.d. "schieramenti", essa va individuata nel reciproco concorso a fare dell’Italia l’unica teocrazia del mondo occidentale.

Le prebende elargite dal governo (una fra tante: il canale preferenziale all’arruolamento degli insegnanti di religione) fanno il paio con i corteggiamenti alla morale chiesastica che Prodi & c. attuano a dispetto del professare laicismo e laicità (uno fra tanti: l’idea di dare soldi a chi rinuncia all’aborto, mercificando ancora una volta l’utero femminile e la libera determinazione delle donne).

Con la sola eccezione dei radicali, forse a ragione di un distacco dai gangli del potere che ne acuisce la vista, non c’è chi evidenzi e denunci il singolare mix di simonia e voto di scambio su cui la chiesa sta riposizionando le fondamenta del suo potere temporale. L’ultimo lancinante silenzio (silenzio/assenso?) della sinistra riguarda il documento (una bolla? un editto? una scomunica?) con cui le gerarchie vaticane sanciscono l’esclusione degli omosessuali dall’accesso ai "ruoli" ecclesiastici, impediscono cioè di prendere i voti a chi non è sessualmente "omologato".

Motivazione dichiarata: porre un freno ai ricorrenti episodi di pedofilia all’interno della chiesa. Sono stati veramente in pochi a levarsi contro questa terribile equazione: omosessualità uguale violenza, eliminati gli uni si elimina anche l’altra. Come se nella locuzione "violenza sessuale", che tutti condannano all’unisono con accenti bipartisan, l’aspetto preoccupante ed esecrabile stesse non nella violenza ma nella sessualità!

Ma che la società globalizzata pratichi la guerra come prassi di democrazia non dice niente a nessuno? Che lo Stato risolva le tensioni civili coi pestaggi non significa nulla? Gettare sfrattati sulla strada, licenziare capifamiglia, alterare bilanci rovinando i risparmiatori, inscenare arricchimenti ai telequiz...: questa violenza non indigna altrettanto? O non sarà la finalizzazione al profitto a purificare la violenza da se stessa e a farne, infine, uno strumento di mercato?

Dalla sinistra, se c’è, non dovremmo aspettarci di meno che una lotta senza quartiere a tali ipocrisie mercenarie, che una difesa a oltranza dello Stato dalle ingerenze indebite, vaticane o americane che siano. Dalla sinistra, se ci fosse, dovremmo aspettarci la tutela della libertà delle persone innanzitutto attraverso la dichiarazione, chiara e forte, che la chiesa tutt’oggi continua antistoricamente, illogicamente, anacronisticamente, crudelmente a porre i cristiani in conflitto con se stessi: in materia di sessualità, di contraccezione, di maternità responsabile, di diritto alla dignità nella morte.

Invece anche da sinistra si continua a rimarcare la libertà di espressione dei prelati, e quasi a difenderla; ma è evidente che una cosa è il diritto alla manifestazione del pensiero, altra cosa è l’autorità del magistero ecclesiastico: non ci vuol molto a intuire che predicando da un pulpito si esercita qualcosa di più che non la libertà di parola! A riprova di tutto ciò, dobbiamo guardare a realtà con cui condividiamo talune condizioni di partenza ma non i punti di arrivo, dobbiamo guardare alla religiosissima Spagna.

Il paradosso odierno non sta tanto nelle distanze che i nostri aspiranti (e prossimi?) governanti non cessano di prendere dalle riforme della Spagna socialista, quanto nel distacco palpabile che è maturato nelle tendenze di fondo tra i due paesi più cattolici d’Europa: qui da noi il Vaticano determina le scelte politiche e gli orientamenti dell’opinione pubblica, laggiù la chiesa si ritrova spiazzata di fronte a una realtà sociale che di gran lunga la sopravanza.

Si dirà che all’Italia manca la determinazione di uno Zapatero (di cui Prodi e soci sembrano talvolta vergognarsi...), come alla Spagna mancano le truppe cammellate di un proprietario assoluto quale Berluscone (non è un refuso: va declinato al singolare per scongiurarne la proliferazione). In realtà non è così. La vera rivoluzione spagnola non è opera di Zapatero quanto di Almodovar, che ha cinematograficamente infiltrato la tolleranza sessuale nelle maglie di un sentire rivitalizzato dal ritorno alla democrazia.

In Italia analogo segnale è promanato dalla vittoria di Vendola (su cui contavano in pochi, forse sottovalutando l’apertura mentale dei pugliesi: a rischio di apparire politically uncorrect, bisogna ammettere che si è trattato di una evoluzione antropologica insperata), per il resto la società c.d. "civile" seguita a manifestare sintomi di subalternità e di acritico ossequio al padronato: economico, informativo, spirituale (si valuti per tutti l’indifferenza al tema della fecondazione assistita).

E’ per tal via che riescono a passare anacronistici obbrobbri quali l’esenzione dall’ICI, le interferenze legislative continue e prolungate, le minacciose ronde ispettive sull’interruzione di gravidanza, etc. In definitiva, se Ruini può spadroneggiare è per l’intrinseca titubanza del centrosinistra, che esita perfino a fare sua una battaglia di libertà popolare e spontanea come quella della Val di Susa: ancora essa tentenna, tutt’ora e perennemente in bilico (come per gli interventi bellici, come per la difesa del lavoro senza se e senza ma) tra la presunta inclinazione verso una democrazia "attuata" e la sperimentata vocazione ad un modernariato dirigista e aziendalista che ne è di fatto l’antitesi.

Hanno sposato l’idea totalizzante di una "democrazia saltuaria" da esercitarsi una volta ogni cinque anni, come vorrebbero i paladini Fininvest, e non sanno rassegnarsi a che essa sia invece abito quotidiano, prassi mentale di tanti cittadini e cittadine che intendono fare in autonomia le proprie scelte, a dispetto di Ratzinger, della CEI e di chi tiene più al loro appoggio che alla propria dignità politica.

Messaggi

  • E’ proprio così. Ma mentre in Spagna Aznar è stato cacciato per le sue bugie sugli attentati, in Italia non è detto che succeda la stessa cosa. Eppure il governo Berlusconi mente sul falso dossier Nigergate, sull’intervento umanitario a Nassirya (che invece è una guerra )sui rapimenti della c.i.a. e su mille altre cose.Non so se i nostri elettori li puniranno come quelli spagnoli.
    Benedict