Home > L’UTOPIA “DAL BASSO”
di Carmelo R. Viola
Faccio riferimento al mio articolo “Il fanatismo rende tutti uguali” apparso sul quotidiano “Rinascita” in data 9 ottobre scorso.
Come al solito rimostranze, magari indirette, captate per caso. Nessuna critica organica scritta su un qualche foglio di stampa come avvio di un possibile dialogo. Penso che una certa persona colta, direttore di un noto periodico anarchico, continui ad attribuirmi nientepocodimenoche insulti (sic!) confermando il comportamento del fedele incapace di sopportare “travisamenti” della sua fede. Ma ce n’è uno di anarchici, che mi è davvero amico anche se non accetta le mie critiche. E’ venuto a trovarmi anche per informarmi che copia del mio sopra citato articolo è stato scoperto e spedito in questo Sud. Ho riletto attentamente il mio pezzo incriminato e lo riconfermo ma, data la circostanza, puntualizzo brevissimamente, addolorato dal fatto di restare sempre un maldicente per compagni di lotta della mia gioventù.
1 - Principio del non-Stato ovvero dell’anarchia propriamente detta. Ho creduto d’intuire che i grandi pensatori anarchici l’avessero, e a ragione, con lo Stato semifeudale, poliziesco, rozzo e antisociale ma che non fossero così poco intelligenti da confonderlo con uno Stato di diritto ovvero rispondente ai diritti naturali dichiarati nel 1789 e formulati e confermati dall’ONU nel 1948, voglio dire con uno Stato che fosse possibile punto di partenza per costruire una società di uomini liberi nel pensiero e dal bisogno ed economicamente uguali. E che anarchico significasse “senza alcuna tirannia sull’uomo da parte dell’uomo”. Mi si dice che la dottrina anarchica ha sempre negato, come oggi, ogni forma di Stato, il che convalida le mie critiche. Il non-Stato è pertanto un dogma come avevo scritto.
2 - Considerando, nonostante tutto, gli anarchici “i giusti”, ho espresso l’urgenza che smettano di restare a guardare, che escano da cotanto limbo, e di evitare che si parli di loro solo per riderci sopra, per dirne male e per farne, all’occasione, degli innocenti capri espiatori. Mi si conferma che essi, per coerenza, si astengono da ogni forma di votazione, di tratti pure di un voto politico tattico (ovvero per il meno peggio) e perfino di un referendum per far passare un diritto civile come quello del divorzio. Il che convalida le mie critiche.
3 -Ho richiamata l’omessa pubblicazione da parte loro del mio lavoro sulla mafia per non rendersi moralmente corresponsabili con me di “incauta collaborazione” col quotidiano “Rinascita” da loro ritenuto erroneamente fascista solo perché dà spazio anche a chi si rifà ad un ventennio che comunque fa parte della nostra storia – con il nobile intento di superare gli odi fratricidi, nati dal dualismo fascista-antifascista e dalla guerra circa sessant’anni fà. A me risulta che “Rinascita” si batte per un socialismo nazionale e che quest’attributo si stempera in un ideale europeista – quindi supernazionale ispirato a Nietzsche. Nei fatti è anticapitalista, antiamericano e anticlericale. Che di più in cotanta tenebre?!
4 - Ho richiamato la mia pubblicazione sull’ ”Anarchismo etico”, nato da un questionario rimasto senza risposta e costituente un’ “affettuosa proposta di dialogo, un atto di perdurante amore umano per gli amici anarchici”, i quali ancora una volta hanno risposto col silenzio (e con il mugugno). Il che convalida le mie critiche.
5 - Ho richiamato il fatto – giornalisticamente ed eticamente molto grave – della rivista “A” che, nello stesso momento in cui sta pubblicando un dibattito sul “municipalismo libertario”, respinge un mio intervento ad hoc dicendo che quel tema non rientra negli interessi della rivista stessa. Ci troviamo o no davanti ad una faziosità eclatante?
6 Sabotaggio. Vero è che gli anarchici hanno partecipato a rivoluzioni sociali ma è anche vero che, giunti al dunque, ovvero al momento di consolidare il potere vincente, vedendo essi anarchici un nemico in ogni potere e quindi anche in quello per cui si sono battuti, hanno di fatto finito per sabotare la loro stessa vittoria e il nuovo potere non ha potuto che trattarli da nemici. Come avrebbe potuto comportarsi – per fare un esempio – Fidel Castro per non riconsegnare Cuba a Batista? Non hanno nemmeno tenuto conto che la forza armata che essi hanno opposto al potere antagonista, era essa stessa un potere (anche se allo stato fluido) secondo il principio elementare di “dinamica sociale” che per abbattere un potere ce ne vuole un altro e nemmeno che, a rivoluzione vinta, il nuovo potere non può che essere forte. Il sabotaggio comincia nel momento in cui si rivolgono contro il potere nascente.
7 - Municipalismo libertario .Che cos’è il municipio se non un organo di potere periferico secondario all’organo di potere pubblico centrale, che è lo Stato? Mi si è ricordato – mi riferisco sempre all’anarchico che mi è molto amico nonostante le mie critiche “blasfeme” – anche dei successi di autogestione libertaria in clima rivoluzionario (per esempio in Ispagna e in Ucraina). Questa rivendicazione dimostra che gli anarchici si comportano come se non conoscessero le leggi elementari della sociologia o scienza sociale.
Ne ricordo altre.
Prima. Quei successi, tanto per cominciare, rientrano nella microsocialità e nella microeconomia. Confondono il minimo con il massimo.
Seconda. Quei successi avvengono all’interno di una circostanza protettiva (che comprende anche forza armata e polizia): lo Stato nel primo caso, il clima rivoluzionario, nel secondo.
Terza. Nel primo caso l’anarchismo altro non è che azione diretta per rendere più efficiente e più umano un potere locale che è parte di quello centrale.
Quarta. I successi in clima rivoluzionario si esauriscono con l’esaurirsi del clima rivoluzionario stesso se non si passa alla statuizione giuridica del potere vincente verso cui gli anarchici continuano a combattere.
Quinta. Senza il diritto codificato non si può governare una qualsiasi macrocomunità.
Sesta. Non occorre essere negatori dello Stato per migliorare un tratto periferico del potere (ma anche quello centrale). I non anarchici non commettono l’incoerenza di volere migliorare un potere nel momento in cui negano qualsiasi potere.
Settima. I rapporti e i servizi sociali di una macrocomunità sono così molteplici e complessi che è semplicemente folle pensare di poterli gestire senza un diritto codificato e onnicomprensivo conquistando un successo dopo l’altro.
Ottava. La pretesa di convincere milioni e milioni di cittadini, oggi più che mai distratti e consumisticamente corrotti dai padroni del mondo – interessati alla conservazione dello statu quo a loro esclusivo favore - e spacciando questa pressione dal basso come una specie di rivoluzione silenziosa, conferma il carattere fideistico degli anarchici tradizionali.
Nona. Sostituire la distruzione dello Stato con la costruzione di una serie infinita di municipi libertari dal basso significa solo sostituire all’utopia del senza Stato quella “dal-basso” per potere dire: è vero che non possiamo distruggere direttamente lo Stato ma possiamo conquistare i comuni uno dopo l’altro “dal basso”.
Decima. Sostituire un’utopia con un’altra significa confermare la prima.
Mi spiace di essere stato ancora una volta frainteso. So che lo sarò ancora. Amen.