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L’Unione: e adesso il no al referendum Cdl divisa
Publie le mercoledì 31 maggio 2006 par Open-PublishingAltro che linea morbida e disimpegno. Dopo la sconfitta alle elezioni amministrative, Berlusconi non ha affatto rinunciato alle sue smanie di rivincita. E, almeno secondo il suo portavoce Paolo Bonaiuti, intervenuto a smentire i retroscena apparsi su alcuni quotidiani, non ha alcuna intenzione di attenuare i toni della campagna in vista del referendum costituzionale del 25 giugno.
«Berlusconi e Forza Italia restano il baluardo della democrazia e della libertà nei confronti della sinistra. La conferma di questa linea si vedrà nella campagna per il referendum», afferma Bonaiuti, che accusa la stampa di «continui e sistematici attacchi mediatici per cercare di logorare l’immagine del Presidente Berlusconi e per destabilizzare Forza Italia».
Ma certo la maggioranza, sulla difesa della devolution leghista, appare tutt’altro che compatta. Tiepidissimo appare l’impegno per il sì proclamato da Carlo Giovanardi, il più berlusconiano dei centristi: «Il referendum di giugno è semplicemente l’ultimo atto di un iter parlamentare che è durato tre anni e che sottopone al giudizio degli italiani una riforma che la Casa delle libertà ha votato nella scorsa legislatura», annota. E, censurando esplicitamente il revanscismo forzista, aggiunge: «Anche se la nostra modifica della Costituzione venisse confermata dal referendum, l’attuale maggioranza certo non proclamerà il giorno dopo il suo autoscioglimento».
Intanto il centrosinistra rilancia l’impegno per il «no» alla riforma leghista. «Abrogare il testo di revisione della Costituzione varato dal centrodestra come condizione per riaprire un percorso costituente e un confronto». Così Nicola Latorre, a margine della direzione dei Democratici di sinistra, sintetizza la posizione del suo partito. Fino al 25 giugno nessun dubbio: impegno totale per il «no».
Per dare forza alla sua campagna, l’Unione punta molto sull’impegno dei sindaci appena rieletti con maggioranza plebiscitarie. E il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, sottolineando come i sindaci «siano fra i più coinvolti direttamente da questa riforma», afferma: «Il no a questa riforma serve a rilanciare il dialogo e il lavoro comune per modernizzare il Paese».
In campo anche i Verdi: «Votare no al referendum sulla devolution significa salvare la Costituzione e impedire che una riforma imposta dalla Lega spacchi l’Italia e la divida in due Paesi, uno di serie A ed uno di serie B», sostiene il capogruppo alla Camera Angelo Bonelli. Mentre il comunista italiano Marco Rizzo lancia un monito a Berlusconi: «A Napoli ha fatto l’ennesimo buco nell’acqua. Se continua nell’intento di volere a tutti i costi politicizzare il referendum, a giugno farà il prossimo».
Primo appuntamento per i sostenitori del «no» il primo giugno a Firenze per una fiaccolata. Ci saranno Oscar Luigi Scalfaro, il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti e il sindaco Leonardo Domenici.