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L’affaire Battisti mette a rischio le relazioni Italia-Brasile
Publie le giovedì 29 gennaio 2009 par Open-PublishingL’affaire Battisti mette a rischio le relazioni Italia-Brasile
di Sergio Vasarri
L’ex-leader Proletari armati per il comunismo, condannato all’ergastolo, è stato dichiarato rifugiato politico dal governo brasiliano. Niente estradizione e crescente tensione tra le due diplomazi. Lula dichiara chiusa la vicenda
RIO DE JANEIRO- Cesare Battisti, dopo anni di dibattito durante la sua permanenza in Francia, dopo una serie di libri gialli divenuti best-seller, dopo la fuga rocambolesca da Parigi a Rio de Janeiro, riempie ancora le pagine dei giornali Battisti è ritenuto il leader dei PAC, i Proletari armati per il comunismo, sigla che ha firmato una serie di omicidi nella seconda metà degli anni settanta.
Per quattro di questi omicidi, sia come favoreggiatore che come esecutore materiale, Battisti è stato condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana. Lui si è sempre dichiarato innocente. La cosiddetta Dottrina Mitterand – una prassi giuridica secondo cui, a partire dalla metà degli anni ottanta, la Francia non ha concesso l’estradizione a condannati per atti criminosi di matrice politica – ha favorito una sorta di asilo politico di cui hanno beneficato nei decenni successivi molti ricercati stranieri, tra cui numerosi italiani. Tale dottrina ha però esaurito i suoi effetti nel tempo, finché il 10 febbraio del 2004 Battisti è stato arrestato a Parigi ma, approfittando di una temporanea scarcerazione, è riuscito a fuggire.
Durante la sua latitanza nella latitanza, il 2 aprile 2004, il giornale francese Canard Enchainè pubblica una lettera dell’ex-leader dei PAC, in cui egli afferma che il processo svoltosi in contumacia in Italia è viziato dal “conflitto sociale di quel periodo che è stato all’origine di una procedura d’urgenza punteggiata da numerosi processi di natura forzatamente eccezionale. Nei confronti di questa situazione, che aveva suscitato un impegno collettivo, come è possibile individuare delle responsabilità e delle verità individuali?”
La fuga termina a Rio de Janeiro poche settimane dopo. Qui comincia la vicenda giudiziaria di Battisti nel paese sudamericano, che porta ad un suo ricorso al Ministro della giustizia per ottenere lo status di rifugiato politico. Poco dopo il suo arresto, Battisti ha dichiarato alla stampa brasiliana di temere fortemente una vendetta, se tradotto in Italia, denunciando anche un “tentativo di sequestro da parte dei servizi segreti paralleli italiani” avvenuto proprio in Brasile.
La vicenda ha una svolta inaspettata il 14 gennaio di quest’anno, quando il Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, disattendendo il parere del Comitato nazionale per i rifugiati, ha accolto il ricorso di Cesare Battisti concedendogli lo status di rifugiato politico.
A questo punto è arrivata, inevitabile, la levata di scudi delle autorità italiane: in primis del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha inviato al Presidente brasiliano, Inàcio Lula da Silva, una lettera personale per esprimere “profondo stupore e rammarico”. La diplomazia italiana si è subito mossa, nelle sue forme rituali, convocando alla Farnesina l’ambasciatore brasiliano a Roma.
Tutto si è però rivelato poco influente sulle scelte, di sicuro tutte politiche, del governo brasiliano: ieri, infatti, il procuratore generale Antonio Fernando de Souza ha chiesto al Tribunale supremo federale l’archiviazione del processo di estradizione di Battisti. La notizia ha causato la reazione immediata del Ministro degli Esteri Frattini, che ha richiamato in Italia per consultazioni l’ambasciatore a Brasilia. Frattini ha definito questa decisione “grave” e “inaccettabile”, sottolineando che l’Italia non accetta lezioni di democrazia da nessuno.
Dal nostro Paese continuano a partire messaggi inequivocabili al Presidente Lula affinché risolva la questione e consegni l’ex-terrorista alla giustizia italiana. Ma la soluzione non sembra affatto vicina. Lula proprio stasera, rispondendo anche a Napolitano ha dichiarato chiusa la vicenda.