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L’appello bipartisan anti-rave divide il centrosinistra bolognese
Publie le domenica 28 maggio 2006 par Open-PublishingdiEleonora Martini
Non è un fulmine a ciel sereno. L’irruzione dei carabinieri nelle sedi del Livello 57 di Bologna avviene, senza voler stabilire un nesso causale, in un clima reso rovente dai continui attacchi della giunta Cofferati alla Street parade antiproibizionista organizzata tutti gli anni dal centro sociale bolognese. E la ciliegina sulla torta, dopo mesi di braccio di ferro tra le istituzioni e gli organizzatori del rave, è arrivato lunedì scorso in consiglio comunale. Un «Appello ai giovani di Bologna contro l’uso della droga», che porta le firme di cinque consiglieri dei Ds accanto a quelle di An, Fi e della lista civica di centrodestra.
«Di fronte alla reiterazione di iniziative come la Street rave parade, tese ad esaltare il consumo di droghe», esordisce l’appello bipartisan diffuso su tutti i giornali e i media locali, «riteniamo necessario rivolgere un appello ai giovani della città perché non prendano a modello tali iniziative e comportamenti». «Si può essere proibizionisti o antiproibizinisti», continua l’appello il cui primo firmatario è Emilio Lonardo (Ds), - che confessa, presentandolo, «e io non ho idee chiare» in proposito - «ma non si può confondere, cinicamente, l’antiproibizionismo con l’esaltazione dell’uso della droga come avviene ormai da anni tramite la Street». In sede di consiglio Lonardo era stato ancora più chiaro: «Una mega festa dove faranno affari i venditori di morte». La missiva, che avverte i giovani della «strada di dolore, spesso senza uscita» che «si intraprende con la droga», che non può essere una risposta «alle difficoltà e al disagio», non li aiuta però a distinguere sulle sostanze perché usa indifferentemente solo il termine «droga». I consiglieri annunciano di «rinunciare, con questo gesto, alle opinioni diverse e spesso contrapposte» per dare un «segno chiaro» contro la droga. «Sappiamo che non è molto, ma è quello che oggi riusciamo a fare», scrivono gli amministratori di Bologna. E concludono: «Noi, con la nostra inadeguatezza, cercheremo di fare di più per voi, ma voi cercate si stare lontani dalle trappole tese dai venditori di morte».
E se l’avvocata che stava preparando per il Livello 57 la risposta ai consiglieri è tra gli arrestati di ieri, il problema per i Ds sono quelle cinque firme «interne»: Migliori, Marchesini, Pinelli e Melega, oltre a Lonardo. «Usciamo da 5 anni di legislatura all’insegna della repressione - risponde stizzita la deputata Ds Katia Zanotti, bolognese, firmataria di un ddl sull’uso terapeutico della cannabis - la risposta della sinistra deve essere diversa: bisogna diffondere cultura e non paure. Questo appello è solo di impotenza e rinuncia ad un’assunzione di responsabilità politica. Non è ammissibile che chi governa e ha le competenze per interventi pubblici, si esprima in modo così genererico e paternalista. Se si vuole dare speranza bisogna registrare i cambiamenti sociali e agire politicamente, cominciando a dire che la legge Fini va cancellata perché offre ai giovani consumatori la prospettiva più cupa e disperata: il carcere». «L’Unione ha contestato questo modo indifferenziato di parlare di droga, che vuol dire tutto e nulla - aggiunge Giuseppe Vaccari, responsabile droghe per i Ds - e, per questo, la legge Fini che colpisce ideologicamente un’intera generazione. In questi anni abbiamo lavorato con i centri sociali, senza nascondere le nostre divergenze. Un lavoro che ha portato l’11 marzo ad una grande manifestazione a Roma, pacifica e senza problemi. E’ l’unica soluzione, come dimostrano le politiche intraprese in tutta Europa: con il dialogo si può ridurre lo spaccio e il danno. Sono figure che, anzi, vanno valorizzate e possono essere utili, come dimostra il fatto che gli operatori del Livello 57 hanno tenuto, tempo fa, un corso di formazione per agenti di polizia».
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/26-Maggio-2006/art30.html