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L’avida politica delle multinazionali farmaceutiche & il film ’The Constant Gardener’

Publie le lunedì 10 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Cinema-video - foto

di Jeremy Laurance

Le lobby dei medicinali stanno per sparare sul film ’The Constant Gardener’. Perchè è la vera storia dell’avida politica dei prezzi delle multinazionali che rende i farmaci inaccessibili agli individui, agli ospedali, ai governi nazionali
Nel cortile impolverato di una scuola, a Kano, nel nord dell’Algeria, un gruppo di bambini sta giocando a pallone. Uno di loro, un bambino con la faccia triste chiamato Anas, sta seduto a guadare, in silenzio. Non può giocare ha una malattia alle ginocchia che gli impedisce di correre.

Nessuno sa quale sia realmente la causa della malattia di Anas, ma c’è il sospetto che siano coinvolte le multinazionali farmaceutiche. Sei anni fa, Anas venne curato con un nuovo farmaco che rientrava in un programma di sperimentazione condotto da una delle maggiori aziende farmaceutiche mondiali. Un noto effetto collaterale del farmaco chiamato Trovan era il dolore alle articolazioni. Le questioni sollevate dalla storia di Anas sono diventate la sceneggiatura di un importante film britannico.

L’industria farmaceutica internazionale si sta preparando ad affrontare un rigido autunno. Il mese prossimo a Londra ci sarà la prima di "The Constant Gardener", il film tratto dall’omonimo romanzo di John Le Carré.

Diretto da Fernando Meirelles, il famoso regista di “City of God”, il film è allo stesso tempo un thriller, una storia d’amore e un risoluto attacco all’industria farmaceutica e al modo in qui quest’ultima specula indifferentemente sulle vite di cittadini del terzo mondo per la sperimentazione di medicine che promettono guadagni milionari nei paesi industrializzati.

Come altri film del genere, ad esempio, “The Insider” - del 1999, che ha descritto gli affari sporchi dell’industria del tabacco - questo film ci fa riflettere su quanto la fiction in certe situazioni risulti la rappresentazione più che mai fedele della realtà. È dunque doveroso raccontare la storia di “The Constant Gardener”.

Il film è ambientato in una zona remota del Kenya settentrionale dove Tessa Quayle (interpretata da Rachel Weisz), la moglie di un diplomatico inglese, è stata assassinata. Il suo compagno di viaggio, un medico del luogo, è scomparso e gli indizi fanno pensare a un crimine passionale.
Poco prima di morire, Tessa, un’attivista politica appassionata, era sul punto di scoprire una storia di cospirazione sulla sperimentazione di un nuovo farmaco. Di carattere era l’opposto del marito, il mite Justin Quayle (Ralph Fiennes), la cui più grande passione erano le sue piante - è il giardiniere del titolo.
Ma avvolto nel dolore e spinto dalle voci sull’infedeltà della moglie, decide di portare a termine ciò che lei aveva cominciato, portando avanti un’indagine alla ricerca della verità.
Quello che scopre, come leggiamo sullo schermo all’inizio del film, è "un’enorme cospirazione, che minaccia la vita di persone innocenti e sta mettendo in pericolo anche la sua". Al centro del complotto sta il fatto che le aziende farmaceutiche sfruttino la popolazione africana per sperimentare medicinali destinati a far fruttare enormi profitti in Occidente.

Non è la prima volta che accuse del genere vengono sollevate, ma raramente sono state rappresentate in un modo così drammatico. Qualcuno troverà il contenuto di “The Constant Gardener” gonfiato, ma il thriller è avvincente - ottima la fotografia del candidato all’oscar César Charlone - e trasmette il caos, lo splendore e il lato oscuro dell’Africa con un’autenticità senza precedenti. Esauritasi la carrellata dei titoli di testa e di coda, sullo schermo appare una nota di John Le Carré che dice: "Nessun protagonista, azienda o multinazionale di questa storia, grazie a Dio, si basa su una persona o su un azienda realmente esistente. Ma posso dirvi una cosa; nel corso del mio viaggio attraverso la giungla delle multinazionali, ho potuto capire che, paragonata alla realtà, la mia storia era più banale di una cartolina".

Il film rappresenta due omicidi brutali, un pestaggio selvaggio, una campagna di soprusi, intimidazioni e minacce che coinvolge due governi e i rispettivi servizi segreti, tutto per proteggere gli interessi di un’azienda farmaceutica che sta sperimentando un farmaco su madri e figli innocenti.

Forse ci sono aziende farmaceutiche coinvolte in questi crimini che hanno ottenuto il sostegno di governi corrotti. Chi può dirlo? Ma non è necessario ipotizzare una cospirazione di così vasta portata, laddove l’unica risposta sensata è la paranoia. I crimini dell’industria farmaceutica - dalla protezione dei prezzi dei farmaci per l’AIDS, che hanno impedito a milioni di persone di poter acquistare medicine in grado di salvargli la vita, alla dissimulazione di effetti collaterali letali per proteggere i profitti - sono ben documentati.

Ma ci sono due casi in cui aziende conosciute sono state accusate di atti illeciti, che hanno in parte ispirato - “The Constant Gardener” - che danno eco alle accuse sulla sperimentazione segreta di farmaci e sul seppellimento di qualsiasi eventuale scoperta farmaceutica clamorosa da parte degli insospettabili.

Nel 1996, a Kano, già colpita da un’epidemia di colera e di morbillo, arrivò una terza malattia, ancora più mortale, la meningite. La malattia infettiva si diffuse rapidamente nei quartieri più poveri della città e, nel giro di poche settimane, migliaia di bambini si ammalarono.

Dell’epidemia in Occidente non venne data notizia, ma la notizia non passò inosservata. Un messaggio via internet informò gli scienziati del Connecticut al quartier generale della ricerca di una delle più grandi aziende farmaceutiche mondiali: la Pfizer.
L’azienda rispose prontamente. Inviò un aereo a Kano carico di un nuovo farmaco chiamato Trovan, un potenziale farmaco salvavita - e che prometteva guadagni miliardari. Ma il Trovan non era mai stato testato sui bambini.

L’Infectious Diseases Hospital [l’Ospedale per le malattie infettive, NdT] di Kano fu assediato da genitori disperati che vi portavano i propri figli in fin di vita e chiedevano di aiutarli. Uno di questi era Anas: allora aveva 6 anni. Suo padre, Mohammed, disse che un "medico d’oltreoceano" diede una medicina a suo figlio e lo mise a letto. Mohammed pensò che i medici che stavano curando suo figlio facessero pare di Medici Senza Frontiere, che arrivò diverse settimana prima del team della Pfizer.

Solo in seguito, quando esaminò un documento che gli venne consegnato, il padre capì che Anas era stato incluso nel programma di sperimentazione di un nuovo farmaco, il Trovan. Il documento era il numero 0001 - Anas era il primo della lista.
La storia di Anas venne raccontata nel 2003 attraverso il documentario di Channel 4 "Dying for Drugs" [Medicine che fanno morire, NdT], che accusa la Pfizer di non aver ottenuto il consenso dei genitori a sottoporre il figlio alla sperimentazione e di aver retrodatato una lettera che dava il consenso etico all’esperimento da parte del comitato etico dell’Aminu Kano Teaching Hospital. La Pfizer sostenne di essere certa che l’esperimento di Kano fosse stato condotto in modo regolare.

Dopo la sperimentazione, Anas ha cominciato a sentire un dolore al ginocchio, cosa che gli impedisce di correre. Il Trovan non venne usato negli Usa perché causava effetti collaterali, tra i quali il forte dolore alle articolazioni. Non è stato possibile stabilire con certezza se il dolore al ginocchio di Anas fosse stato causato dal farmaco o fosse una conseguenza della meningite. Il Trovan venne in seguito ritirato dal commercio per altre ragioni, cioè dopo essere stato collegato alla morte di numerosi pazienti per danneggiamento del fegato.

Gli avvocati che cercarono di ottenere risarcimenti per i bambini coinvolti nella sperimentazione del Trovan ottennero una lettera dallo specialista di malattie infantili della Pfizer, il Dott. Juan Walterspiel, che ne contestava con fermezza l’utilizzo. Il Dott. Walterspiel espose dettagliatamente otto ragioni per le quali si opponeva alla sperimentazione, tra cui il fatto che "la sensibilità del Trovan non era stata testata prima di sottoporre il primo bambino a un esperimento del genere". Venne licenziato dall’azienda poco dopo.

Brian Woods, l’autore di "Dying for Drugs", incontrò Meirelles e Le Carré durante i lavori di “The Constant Gardener”. "Ci siamo intrattenuti a un piacevole pranzo”, ha detto Woods, al quale la scorsa settimana Channel 4 ha commissionato il seguito del film.

Meirelles, le cui origini brasiliane hanno contribuito a rafforzare l’interesse nella questione dello sfruttamento del terzo mondo da parte del “primo mondo”, ha distribuito copie di “Dying for Drugs” ai membri del cast, ottenendo l’effetto desiderato. Dopo averlo guardato e dopo aver letto altri materiali che Meirelles aveva fornito, Ralph Fiennes ha affermato: "Nascono molti dubbi in merito alle attività delle multinazionali farmaceutiche. Le aziende non sono obbligate a rivelare troppe informazioni riguardo al modo in cui testano o producono i loro farmaci. Ci sono molti, moltissimi soldi in ballo". Rachel Weisz ha aggiunto: "Davide contro Golia; la gente comune che si scontra contro le grandi multinazionali . Queste fanno tantissimi soldi e la gente del terzo mondo non riesce neppure a permettersi i farmaci che potrebbero salvare loro la vita".

Esiste un altro caso di sperimentazioni illecite da parte dell’industria farmaceutica che fa eco in “The Constant Gardener”. Una specialista canadese, la Dott.ssa Nancy Olivieri del Toronto’s Hospital for Sick Children, uno dei principali esperti mondiali di talassemia, decise di partecipare alla sperimentazione di un nuovo farmaco, il Deferiprone, prodotto dall’azienda americana Apotex.

Il Deferiprone aiuta a eliminare il ferro dal sangue che si forma nei pazienti affetti da talassemia. All’inizio l’esperimento procedeva bene e la Dott.ssa Olivieri pubblicò risultati promettenti sul The New England Journal of Medicine.
Poi cominciò a notare preoccupanti alterazioni dei valori del fegato in alcuni pazienti. Sollevò le sue preoccupazioni all’azienda e cercò di trovare un modo per bloccare l’esperimento.
Mike Spino, il vice presidente dell’Apotex, la informò che l’esperimento era terminato e la avvertì che se ne avesse fatto parola con qualcuno le avrebbero fatto causa per aver violato le norme sulla privacy.

Questo diede inizio alla disputa tra la Dott.ssa Olivieri e l’Apotex una lotta che durò più di cinque anni, durante i quali Nancy Olivieri non pubblicò nuove ricerche. David Weatherall, professore di medicina all’università di Oxford e sostenitore della Dott.ssa Olivieri, ha affermato che il caso ha sollevato "una fondamentale questione di libertà accademica". Non si trattava di un caso isolato. Weatherall aggiunse che ai redattori di alcune riviste mediche tra cui The Lancet e The Journal of the American Medical Association, vennero fatte pressioni perché non pubblicassero alcuni dati o perché ne distorcessero altri.

La vicenda viene raccontata anche in “Dying for Drugs”. Il Deferiprone oggi è autorizzato in più di 24 paesi - inclusa la Gran Bretagna - e l’Apotex insiste sul fatto che sia un farmaco sicuro ed efficace. L’azienda ha anche accusato la Dott.ssa Olivieri di aver commesso errori durante l’esperimento, che avrebbero reso nulli i suoi risultati.

Qualunque sia la verità sui casi Pfizer e Apotex, il comportamento delle multinazionali farmaceutiche dopo “The Constant Gardener” verrà giudicato molto più attentamente. Anche se il ritratto che esce delle multinazionali farmaceutiche coinvolte in cospirazioni mondiali con la partecipazione di governi corrotti a tratti sembra eccessivamente paranoico, il film porta alla luce serie questioni da affrontare.

Il vero scandalo non consiste nella falsificazione di permessi per le sperimentazioni cliniche e nemmeno nell’intimidazione dei ricercatori ricalcitranti. Risiede nell’avida politica dei prezzi dell’industria farmaceutica che rende i farmaci salvavita inaccessibili agli individui, agli ospedali e anche alle nazioni. Le parole utilizzate per giustificare questa politica dei prezzi sono "ricerca e sviluppo".

Ma, in realtà, il costo maggiore dell’industria è rappresentato dalla commercializzazione. Enormi somme vengono spese per convincere i medici a prescrivere nuovi farmaci, facendo così salire i prezzi. Nuovi farmaci che spesso sono la fotocopia di quelli appena precedenti.

Fonte: http://news.independent.co.uk/world...
Tradotto da Tanja Tion per Nuovi Mondi Media

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