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L’avviso rosso

Publie le mercoledì 14 febbraio 2007 par Open-Publishing

L’Affiche Rouge
Parole : Louis Aragon – Musica : Leo Ferré
Versione italiana di Riccardo Venturi
L’AVVISO ROSSO

Non avete reclamato né gloria né pianti
né l’organo, né la preghiera dei moribondi.
Son già undici anni. Come passan presto.
Avevate usato solo le vostre armi,
la morte non annebbia gli occhi dei partigiani.

Avete i vostri ritratti sui muri delle città
con le barbe nere e, di notte, irsuti, minacciosi.
L’avviso che sembrava una macchia di sangue
perché i vostri nomi si pronuncian difficilmente
e si cercava di fare paura ai passanti

Preferibilmente non vi si voleva ritenere francesi,
la gente, di giorno, camminava senza vedervi.
Ma all’ora del coprifuoco, delle dita vaganti
scrissero sulle vostre foto: MORTI PER LA FRANCIA
E le cupe mattine ne sortivano differenti.

Tutto aveva il colore uniforme della brina
a fine febbraio, per i vostri ultimi momenti.
Ed è allora che uno di voi disse tranquillamente
“Gioia per tutti, Gioia per chi sopravvive,
muoio senz’odio in me per il popolo tedesco.

Addio alla pena ed al piacere, addio alle rose,
addio alla vita, addio alla luce e al vento.
Spòsati, sii felice e pensami sovente
tu, che resterai nella bellezza delle cose
quando tutto sarà finito, dopo, a Erevan.

Un gran sole d’inverno rischiara la collina,
che bella è la natura, come mi si spezza il cuore.
E verrà la giustizia ai nostri passi trionfanti,
o mia Melina, amore mio, mia orfana,
io ti dico di vivere e di avere un bambino.”

Erano ventitré quando sbocciarono i fucili,
ventitré che donavano il loro cuore anzitempo.
Ventitré stranieri, ma eran nostri fratelli
ventitré innamorati della vita da morirne,
ventitré che gridaron la Francia nel cadere.

LA STORIA DI MISSAK MANOUCHIAN E DELL’AVVISO ROSSO

Missak Manouchian ha 19 anni quando arriva in Francia nel 1925. E’ nato il 1° settembre 1906 in una famiglia di contadini armeni del villaggio di Adyaman, in Turchia. Ha otto anni quando suo padre viene ucciso da soldati turchi nel corso di una strage. Sua madre morirà di una malattia resa più grave dalla carestia che colpiva la popolazione armena. Le atrocità del genocidio segnano Missak Manouchian per tutta la vita. Di carattere chiuso, diverrà ancora più taciturno e questo lo porterà, all’età di dodici o tredici anni, ad esprimere i suoi stati d’animo in versi :

« Un bambino affascinante
Tutta la notte sognante
Che all’alba dolce di porpora
Farà mazzolini di rose »

Orfano, viene accolto da una famiglia curda ed in seguito da un istituto cristiano. Al suo arrivo in Francia impara il mestiere di falegname, ma accetterà tutti i lavori che gli saranno proposti. Nello stesso tempo, fonda 2 riviste letterarie. Tchank (Sforzo) ed in seguito Machagouyt ‘Cultura). Missak Manouchian frequenta le « università operaie » create dai sindacati operai (CGT) e, nel 1934, si iscrive al Partito comunista ed entra a far parte del gruppo armeno della MOI (Mano d’Opera Immigrata). Nel 1937 lo troviamo alla testa del Comitato di soccorso all’Armenia e redattore del suo gironale, Zangou (nome di un fiume in Armenia).
Dopo la disfatta del 1940 ridiventa operaio, poi responsabile della sezione armena della MOI clandestina. Nel 1943 passa agli FTP (Francs Tireurs Partisans) della MOI parigina, di cui assume la direzione militare in agosto, sotto il comando di Joseph Epstein. Missak dirige dunque questo gruppo di 22 uomini e una donna.
A partire dalla fine del 1942, questi uomini hanno combattuto a Parigi una guerriglia senza tregua contro i Tedeschi : hanno effettuato in media un’azione armata ogni due giorni : attentati, sabotaggi, deragliamenti, bombe. Il colpo più clamoroso ha luogo il 28 settembre 1943, quando uccidono Julius Ritter, responsabile dell’S.TO. (Servizio del Lavoro Obbligatorio, NdT) in Francia e generale delle SS.

Il 16 novembre 1943, Missak Manouchian deve incontrare Joseph Epstein sulle rive della Senna, a Evry. Quando sono arrestati sulla riva sinistra da poliziotti francesi in borghese, ignora di essere stato seguito fin dal suo domicilio parigino. Quel giorno o i giorni successivi, tutte le unità combattenti della MOI parigina saranno smantellate. Si tratta di un lavoro di polizia ben fatto o di una denuncia ?... Qualche storico pensa che le circostanze nelle quali ha avuto luogo l’arresto del gruppo Manouchian restano oscure e che esso sia dovuto a una denuncia. Sembrerebbe che il gruppo sia stato utilizzato in azioni troppo pericolose per i suoi mezzi e non sia stato prevenuto a sufficienza dalla Resistenza comunista dei rischi che correva.
I Tedeschi danno una pubblicità inconsueta al loro processo. La stampa é invitata, una trentina di giornali francesi e stranieri sono presenti. I servizi della propaganda tedesca inviano una troupe cinematografica. E’ un processo-spettacolo di 3 giorni. Lo scopo é evidente, il presidente della corte marziale lo precisa : bisogna « far sapere all’opinione pubblica francese a qual punto la sua patria é in pericolo ». Figurarsi, degli stranieri…
In effetti il gruppo é composto principalmente di stranieri : otto Polacchi, cinque Italiani, tre Ungheresi, due Armeni, uno Spagnolo, una Rumena e soltanto tre Francesi. Fra loro, nove sono Ebrei e tutti sono comunisti o vicini al Partito comunista. Il loro capo é Missak Manouchian, armeno.

Nello stesso tempo, i muri della Francia sono coperti da un avviso che li mostra come criminali : l’Avviso Rosso. La propaganda tedesca vuole dimostrare che questi uomini non sono liberatori ma criminali, terriristi, delinquenti comuni. Gli autori dell’avviso hanno cercato di realizzare una composizione che resti impressa nelle menti:
• La scelta del colore : il rosso, colore del sangue, il sangue degli assassinî commessi dall’ « esercito del crimine ».
• Sull’avviso, in alto, una domanda : « Liberatori » ? I basso, la risposta. No, sono criminali. In mezzo, le prove (depositi di armi, sabotaggi, morti e feriti).
• Sotto la parola liberatori, come una legenda, i dieci volti mal rasati presentati in medaglioni cerchiati di nero e disposti simmetricamente. Sotto ognuno di questi volti, un nome che suona straniero, ebreo per sette di loro. Ben inteso, nessun Francese del gruppo ne fa parte. Missak Manouchian vi é qualificato come « capobanda ». Non é un resistente, non é un liberatore, ma un criminale comune. I 10 medaglioni sono dentro una freccia di cui Manouchian forma la punta, rivolta verso i « crimini ».
Quando l’avviso rosso viene diffuso in forma di volantini, si aggiunge sul rovescio il seguente commento :
« Se dei Francesi rubano, sabotano ed uccidono, sono sempre degli stranieri che li comandano ; sono sempre disoccupati e criminali di professione che eseguono, sono sempre degli Ebrei che li ispirano. »

I Tedeschi e Vichy (sede del governo collaborazionista di Pétain, NdT) hanno voluto trasformare questo processo in propaganda contro la Resistenza. Vogliono mostrare che la Resistenza é solo banditismo, un complotto straniero contro la Francia ed i Francesi. Puntano sulla xenofobia, l’antisemitismo e l’anticomunismo che pensano siano presenti nell’opinione pubblica. La radio ed i gironali di Vichy riprendono il tema del « giudeobolscevismo, agente del banditismo ». Si tratta di destabilizzare la Resistenza in un momento in cui é organizzata e crea problemi sempre più importanti alle forze della repressione.
Missak Manouchian cadrà al Mont-Valérien, con ventuno dei suoi compagni, sotto le pallottole del nemico, il 19 febbraio 1944. La donna fu decapitata in seguito, a Stoccarda. Joseph Epstein e ventotto altri partigiani francesi saranno fucilati l’11 aprile 1944.

http://www.prato.linux.it/~lmasetti/antiwarsongs/canzone.php?id=2122&lang=it#lyrics_song
Tradotto dal francese da karl&rosa