Home > "L’école" francese in piazza
"L’école" francese in piazza
di Anna Maria Merlo
Oggi manifestazione nazionale contro la politica del governo sulla scuola. Tagli al bilancio e posto a rischio per decine di migliaia di insegnanti
Oggi la scuola francese scende in piazza, con una manifestazione nazionale a Parigi (da place d’Italie alla Bastiglia), dietro lo slogan «Un paese, una scuola, il nostro avvenire». E’ il primo appuntamento di protesta dopo lo scoppio della crisi finanziaria. Insegnanti, genitori e studenti dei licei chiedono conto al governo, che da un lato concede 360 miliardi alle banche e dall’altro taglia personale e budget alla scuola. Il 69% dei francesi approva la protesta, una percentuale che non si era vista da anni a sostegno di una manifestazione, che ha raccolto l’adesione di 47 organizzazioni, dai sindacati della scuola fino a Attac e alla Lega dei diritti dell’uomo.
La marcia spera di pesare sulla discussione della finanziaria, prevista all’inizio di novembre all’Assemblea nazionale.
In cima alle rivendicazioni c’è la questione dei posti di lavoro. Il ministro dell’Educazione nazionale, Xavier Darcos, ha usato l’accetta: 8500 posti di insegnanti in meno nel 2007, 11.200 quest’anno, 13.500 nel 2009, e la devastazione dovrebbe continuare fino al 2012, cioè fino alla conclusione del mandato di Sarkozy all’Eliseo. I tagli al personale si fanno sentire sul terreno, soprattutto nelle scuole situate nei quartieri difficili. Diminuzioni delle «opzioni», classi con più allievi, meno ore di insegnamento, meno insegnanti di appoggio: ci sono tutti gli ingredienti per una revisione al ribasso della funzione di servizio pubblico della scuola.
Per gli organizzatori, il governo «vede nell’Educazione nazionale solo un mezzo per fare delle economie. Secondo la Fsu, il principale sindacato della scuola, «ci sono tutti gli ingredienti per mettere in atto una scuola a due velocità, in una società già minata dalle diseguaglianze. L’inquietudine è reale. I recenti annunci sui tagli al bilancio fanno temere il peggio, in un clima già teso. Assistiamo a una rottura di fondo nella priorità che lo stato accordava alla scuola in Francia». Per Jean-Baptiste Prévost, segretario dell’Unef, la principale organizzazione degli studenti, «una politica di rigore rischia di aggiungere crisi alla crisi». Per il ministro Darcos il rischio maggiore è che la manifestazione di oggi segni l’inizio di un periodo di mobilitazione nei licei.
Sul tappeto ci sono anche le riforme dei programmi. Darcos ha imposto una riforma alle elementari e adesso si appresta a fare la stessa cosa per i licei. Nelle elementari, ha generalizzato a tutte le scuole la settimana di 4 giorni, giudicata inadatta dagli esperti, ma demagogicamente adottata dal ministro (pensando di venire incontro alle esigenze delle famiglie, liberando anche il sabato, oltre al tradizionale mercoledì). Le ore di sostegno (due alla settimana) si sono così accavallate con l’orario già molto serrato, diventando praticamente controproducenti per i più piccoli. Giovedì scorso c’è stato uno sciopero nelle elementari parigine contro questa riforma. Per i licei la discusisone è in corso, ma sembra partita male.
Darcos vuole eliminare i licei tradizionali (S, L, Es, cioè scientifico, letterario e economico-sociale), per sostituirli con dei percorsi individualizzati. La riforma dovrebbe già venire applicata nel prossimo anno scolastico, ma gli insegnanti frenano, perché temono che alcune materie (come la filosofia) non vengano più considerate obbligatorie, in un calcolo complesso tra insegnamenti «generali» (il 60%), «complementari» (20%) e «di accompagnamento» (20%), accentuando di fatto la scuola a più velocità.
La scuola è sotto accusa nell’era Sarkozy. Il presidente ha accusato il ’68 di tutti i mali, ha affermato che l’autorità deve tornare nelle aule, dove gli allievi devono essere obbligati «ad alzarsi quando entra il professore». Un richiamo all’autorità per mascherare meglio la miseria di mezzi stanziati, denunciano sindacati e associazioni.