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L’ex brigatista Marina Petrella sarà estrada in Italia
Publie le mercoledì 9 luglio 2008 par Open-Publishing1 commento
L’ex brigatista Marina Petrella sarà estrada in Italia
di Davide Varì
L’ex brigatista Marina Petrella sarà estrada in Italia. La notizia l’ha comunicata il presidente francese Nicola Sarkozy in persona a margine dei lavori del G8.
«La Francia - ha spiegato Sarkozy - conformemente agli accordi europei che ha firmato e conformemente alle decisioni di giustizia francese, estraderà Marina Petrella». «Ma - ha poi aggiunto - ho domandato al presidente del Consiglio italiano di sollecitare presso il presidente della Repubblica la concessione della grazia tenuto conto di quando è avvenuta la condanna e della situazione psicologica e delle sue condizioni di salute».
Insomma, a un anno circa dalla sua cattura avvenuta in territorio francese per un banale controllo di documenti, Marina Petrella sarà riportata in Italia dove dovrà scontare la condanna all’ergastolo per omicidio e sequestro di persona.
Sono passati più di trent’anni dalla sua adesione, nel 1976, alle Br. E quando, il 10 maggio del ‘93 la condanna divenne definitiva, Petrella era già latitante in Francia, riparo di molti ex-terroristi, grazie alla famosa "dottrina Mitterrand". Nel frattempo aveva cominciato una nuova vita. Avrà una bambina, un marito ed un lavoro.
Ma nel 2003 la situazione cambia però improvvisamente. L’allora ministro della giustizia Roberto Castelli si accorda infatti con il guardasigilli francese per concordare un giro di vite nei confronti degli ex brigatisti rifugiati in Francia. Per dodici di loro, tra questi anche Marina Petrella, la magistratura italiana chiede dunque l’estradizione.
Oggi, a preoccupare più di ogni cosa è la situazione di salute precaria di Petrella. «Stato depressivo gravissimo e ricorrenti crisi suicidarie incompatibili con la galera», riportano le numerose perizie medico-psichiatriche stilate nell’ultimo anno. Una situazione che ha determinato l’ennesimo ricovero nella clinica psichiatrica di Fleury Merogis.
Sia il quotidiano Le Monde che Liberation hanno dato ampio spazio alla situazione dell’ex Br. Non solo pubblicando le perizie mediche, ma riportando le dichiarazioni della detenuta. Petrella definisce infatti la sua cella una «camera mortuaria» e ripete che a questo punto la sua morte «è l’unico regalo d’amore che potrò fare alle mie figlie perché permetterà loro d’elaborare finalmente il lutto».
Ma se questo governo si mostra efficiente nel mettere in galera gli ex brigatisti, altrettanta efficienza non si intravvede per quel che riguarda i benefici previsti per i familiari delle vittime. «Non c’interessa se Petrella se ne andrà in giro, ma solo ricordare che se si devono concedere benefici ad ex terroristi prima di loro ci siamo noi che non abbiamo ancora ricevuto quanto è prescritto da leggi già approvate e finanziate», ha fatto sapere Salvatore Berardi, dell’Associazione italiana vittime del terrorismo e dell’eversione.
Ma le reazioni politiche vanno in tutt’altra direzione. «Bene l’estradizione della omicida terrorista Petrella ma nessuna grazia, sconti la sua pena tutta intera» ha immediatamente dichiarato Luca Volontè, deputato dell’Unione di Centro. «Accogliamo con favore l’annuncio del Presidente Sarkozy circa l’intenzione di procedere speditamente all’estradizione della brigatista Petrella. La terrorista rossa deve ora pagare il suo conto con la giustizia», ha rincarato Isabella Bertolini, del Pdl.
Diverso il parere di Fred Vargas, scrittrice francese, che giudica «ipocrita e paradossale» l’annuncio di Nicolas Sarkozy sull’estradizione. «Petrella come Cesare Battisti sono entrambi in pericolo di morte, e che in ogni caso nessuno dei due sopravviverà una volta tornati in Italia». «Berlusconi dovrebbe in quel caso fare in modo che la grazia sia concessa per ragioni umanitarie - continua la scrittrice - ma mi sembra difficile visto l’accanimento politico in Italia nei confronti degli ex militanti di estrema sinistra».
Liberazione
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1. L’ex brigatista Marina Petrella sarà estrada in Italia, 23 luglio 2008, 22:54
Tutte le volte che un detenuto piuttosto conosciuto ha problemi di salute, qualcuno vorrebbe la sua scarcerazione. Succede con i terroristi rossi, ma è successo anche con i criminali nazisti in epoca recente. La malattia, è una fase comune a molti individui ed a molti carcerati.
Quelli sconosciuti, ossia la maggioranza dei detenuti, si ammalano, si deprimono e muoiono, alcuni si impiccano, senza che nessuno chieda mai nulla per loro.
Un pò di umanità la trovano dal cappellano del carcere. punto.
Claudio Maffei