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L’innocenza propedeutica di Del Turco

Publie le lunedì 11 gennaio 2010 par Open-Publishing
8 commenti

Come assolversi e celebrarsi prim’ancora dell’inizio del processo
Direttiva per ladri a futura memoria: rubare non basta, occorre anche autoassolversi

Dalla polvere alle stelle, la grande campagna di riabilitazione Del Turco. Ma è gloria vera? Non punito ancora sì, ma ci sono chiare prove di innocenza..

L’accusa è avere intascato tangenti della sanità per 5 milioni di €. Cliniche private Angeletti versa a Del Turco. Il processo inizierà a primavera, ma i media celebrano l’assoluzione. Assoluzione mediatica. Ma quale assoluzione?? Se non è nemmeno iniziato il processo! Tangenti delle cliniche private alla Regione.

1° scusante: la Regione aveva ridotto il budget della sanità. Embé? Lo aveva ordinato il Governo per frenare il disastroso buco della sanità abruzzese. E la giunta fu pure commissariata! Che c’entra con le tangenti?

Carino questo Angelini! Nel processo è imputato di truffa e di altri reati. Ma collabora anche con la procura! Praticamente un truffatore pentito.

Del Turco tuona contro il Pd, partito di riferimento (si fa per dire, visto che i soldi sono l’unico riferimento). “Sconvolgente silenzio del Pd” Soprattutto verso chi lo ha fondato (o sfondato? sigh). “Oltre 100 rogatorie alla ricerca di conti esteri non un centesimo è stato mai trovato". E infatti Del Turco preferiva i contanti, come i 600.000 €, per comprare case a Roma e in Sardegna. Meno conti esteri e più case italiane. E’ amor patrio. E come le ha pagate? Si avvale della facoltà di non rispondere.

Ma perché si arresta Del Turco e non Angelini? Forse perché Angelini parla ai giudici e Del Turco ai media?

Assolto? Se fosse assolto, come i tg dicono, il caso sarebbe archiviato e invece il processo sta per essere aperto.

Toghe rosse? Un po’ stentata visto che è di sx. Trovato: magistratura politicizzata ma extraparlamentare. E il dado è tratto.

masadaweb.org

Messaggi

  • Ma io sono d’accordo con Del Turco, è inutile fare i processi. Facciamo una puntata speciale a Porta a Porta in cui, inutile dirlo, invitare solo gli avvocati difensori perchè i giudici sono di parte e dichiararlo innocente direttamente senza tante lungaggini come un processo e così i giudici si possono dedicare ai veri criminali: gli immigrati di Rosarno!michele

    • (Scusate l’errore Angeletti/Angelini ma tanto qui sono tutti compari).
      Grazie dell’articolo segnalato.

      Del Turco ha iniziato una nuova moda processuale: l’uomo che non apre bocca coi giudici straparla in tv senza contraddittorio, mente stranamente e si autoassolve.
      B potrebbe imitarlo e avanzare con l’autosentenza in diretta. Serial: mi assolvo da Vespa. Chiedo anche i danni allo Stato. Tanto lo Stato sono io. E la tv sono io. Sono tutto io. La giustizia sono io. Me la faccio da me. I magistrati si possono anche abolire. Come i parlamentari. Riduciamo tutto a un talk shaw e vuva lo post del Mulino Barilla!

      Quando i borboni erano in difficoltà con le navi attaccate dicevano: Facite ammuina”. Ora l’ammuina la fanno i media comandati.

      Qualche cittadino potrebbe chiedersi: ma, se del Turco in tv si proclama innocente, quand’è che è stato il processo che non me ne sono accorto? Non c’erano 33 indagati per le tangenti alla sanità? Quand’è che ci siamo distratti?
      Tranquilli, è solo la realtà virtuale che sta prendendo posto della realtà reale, con la consegna dei vari Minzolini di giornata.
      Ancora un po’ e ci chiederanno indietro le tasse che ci hanno generosamente ridotto. Non ce le hanno ridotte? E chi lo dice? La tv dice il contrario. Viva la tv!

      La regola è : prima che B annulli totalmente la potestà in Italia di processare i rei, annulliamo le sentenze preventivamente col fuoco della tv amica. Inutile dire che la vittima è la verità. Ma anche la giustizia non se la passa molto bene. Del resto in un paese dove i ladri morti in latitanza ricevono strade e onori.. questo ed altro!
      Molti dei 33 indagati abruzzesi sono stati trovati col malloppo in tasca. Del Turco si è comprato due ville. Ma che conta? E’ la tv la verità vera.

      Ma a chi interessa poi la ripulitura di Del Turco?
      E’ la risalita del Pd dei vecchi vertici?
      E’ uno scambio di favori?

      masadaweb.org

    • Del Turco: segnali e misteri di una classica storia italiana

      ABRUZZO. Lo si è capito da subito che anche questo dell’arresto di Ottaviano Del Turco non sarebbe stato un processo come gli altri. Così come non lo sarà un altro processo come per esempio quello dell’ex sindaco Luciano D’Alfonso.

      E’ un fatto (anche normale per certi versi) che gli arresti di esponenti di spicco della politica attirino maggiormente l’interesse. Ma non è solo per questo che si torna a parlare del caso Del Turco. Basta vedere già nei primi giorni tutte le dichiarazioni che si sono “appoggiate” agli articoli di stampa che parlano di “assoluzione” per capire quali sono gli obiettivi.

      Forse –sempre per cercare di raggiungere una impossibile completezza- è anche opportuno ricordare alcuni altri fatti molto marginali di tutta la storia.
      Qualche segnale e qualche mistero che non sono stati ancora chiariti.
      Limitandoci a ricordare quelli immediatamente successivi all’arresto non si può non dimenticare l’inedita sfilata (difficile ricordare precedenti) di uomini politici (parlamentari e senatori) che sfruttando una legge antica che prevede il libero accesso ai rappresentanti parlamentari nelle carceri (per fini ispettivi e di controllo) si sono recati a far visita fin dalle prime ore al carcerato illustre.

      Una situazione che fece discutere e che vanificò di fatto il provvedimento del giudice che, lo ricordiamo, aveva imposto il regime di isolamento.

      L’onorevole Pierluigi Mantini (Pd) è stato il primo.

      Sono poi arrivati Giancarlo Lehner (Pdl) - che nei giorni scorsi ha scritto sul Tempo un articolo dal titolo ’Del Turco oltraggiato e offeso da una giustizia che ama lo spettacolo’- , Renato Farina (Pdl) ex agente "Betulla", Melania Rizzoli (Pdl), Marcello Pera (Pdl), Lella Golfo, presidente della fondazione Marisa Bellisario, Giuliano Cazzola (Pdl) che in una busta ha consegnato a Del Turco i saluti di Livia Turco (Pd), Pierluigi Bersani (Pd), Renato Brunetta (Pdl) e Margherita Boniver (Pdl). A questi si aggiunsero Legnini e Marini.

      Una lista non completa che avrebbe dovuto sollevare questioni di opportunità ma anche di eventuali conflitti di interessi.

      Sta di fatto che un tale precipitarsi a dare solidarietà senza conoscere nemmeno una carta è continuata per giorni.

      Anche in quei giorni immediatamente dopo il 14 luglio 2008, giorno degli arresti eclatanti, si minacciò la procura di invio degli ispettori, mentre un altro giornale che è tornato sull’argomento in questi giorni rivelò i contenuti del presunto dossier Masciarelli che parlerebbe di un sistema tangentizio nel centro destra.

      IL DOSSIER MASCIARELLI

      Il presunto autore che ha sempre smentito di aver mai scritto un dossier è l’ex presidente Fira, Giancarlo Masciarelli, uomo chiave dei principali scandali abruzzesi ed ideatore del sistema delle cartolarizzazioni al quale si è affidato il governatore di centrodestra, Giovanni Pace, e quello di centrosinistra, Del Turco. Un punto di raccordo, si disse.

      Di Masciarelli si è continuato a parlare perchè nonostante i suoi problemi giudiziari è riuscito ad avere incarichi da ditte private nell’ambito della ricostruzione aquilana, proprio mentre il suo legale, l’ex senatore Carlo Taormina rilasciava dichiarazioni di fuoco su un presunto sistema tangentizio che da decenni si sarebbe sviluppato in Abruzzo e che avrebbe incluso anche le istituzioni, tra cui anche frange della magistratura.

      Tutte dichiarazioni molto pesanti che risultano oscure ai più e che forse nascondono significati e messaggi precisi per pochi.

      In quei giorni qualcuno notò su un quotidiano locale anche la foto di uno stretto congiunto di Del Turco all’ingresso del carcere che sfoggiava una maglietta con simboli che sarebbero riconducibili a quelli massonici. Un caso o un messaggio preciso a qualcuno?

      Fesserie si direbbe.

      Almeno un’altra volta però nelle indagini gli inquirenti sono incappati nella organizzazione “riservata” della massoneria.

      Fu durante la perquisizione di un appartamento a Montesilvano, affittato da un amico di Lamberto Quarta, braccio destro di Del Turco.

      Gli inquirenti seguendo alcuni indagati scoprirono l’appartamento dall’arredamento dimesso, semivuoto, non trovarono molto ma sospettarono che vi si tenessero consessi e riunioni, come confermò una vicina di casa che parlò di un frequente viavai.

      Una delle poche cose che emerse dalle perquisizioni fu un portafogli di un soggetto estraneo all’inchiesta con all’interno alcune tessere della massoneria e tutte le ricevute di pagamento delle iscrizione. Anche questo forse un dettaglio di poco conto…

      Il proprietario aveva poi riferito agli inquirenti di aver frequentato la casa e che probabilmente gli era caduto.

      Non poteva mancare anche una fuga di notizie come nelle migliori tradizioni. Una telefonata avvertì Bucciarelli, segretario di Mazzocca, di imminenti arresti, appena qualche giorno prima.

      Un altro fatto sempre rimasto sullo sfondo e archiviato come insignificante è quello del furto dell’auto di Del Turco mentre era agli arresti domiciliari.
      I ladri che avevano compiuti anche altri raid nel paese la notte tra il 23 ed il 24 settembre 2008 si introdussero nella casa dell’ex presidente della Regione che disse di non essersi accorto di nulla.

      I ladri però riuscirono a portare via poche cose e le chiavi dell’auto, una Audi A6.

      Il 15 ottobre i carabinieri di Giugliano notarono un’auto nera parcheggiata nel centro del paese campano ma in una strada secondaria vicino un terreno incolto. Era l’auto di Del Turco in un territorio noto per essere l’enclave dei Casalesi. L’auto fu restituita qualche giorno dopo.

      Qualche altro mistero che Del Turco non ha ancora chiarito è la sorta di complotto che continua a citare e a far trapelare ogni volta che prova a spiegare le ragioni del suo arresto.

      LO SCONTRO CON IL PD

      Del Turco che si è scagliato da subito contro il Pd, che non lo ha difeso compatto, ha più volte indicato proprio in quella frangia a lui contraria una serie di interessi che lo avrebbero indicato come il “nemico pubblico numero uno”.

      Qualche volta ha anche indicato con precisione l’identikit che parrebbe riconducibile ad Enrico Paolini, il suo ex in giunta, che poi si scoprì ebbe un ruolo non secondario nel raccontare una parte della verità circa l’attività amministrativa e certe pratiche allora in Regione.

      Paolini, vicino a Pierangeli, imprenditore della sanità privata e acerrimo nemico di Angelini, secondo Del Turco poteva avere qualche interesse ad incastrarlo.
      Velenosi anche i commenti verso l’altro grande rivale, Luciano D’Alfonso, con il quale non correva buon sangue. Del Turco lo ha accusato più volte commentando le notizie sull’arresto dell’ex sindaco di Pescara.

      L’ex governatore qualche volta si spinge oltre e parla di organizzazione mafiosa (indicandolo però con il termine francese «milieu», forse per addolcirlo un po’), accuse che non sono mai state circostanziate e che inquietano non poco. Falsità oppure risentimento e faida interna al Pd?

      Altre circostanze sono rimaste per ora ancora sullo sfondo quelle che riguardano i «legami diretti» tra Del Turco e la Deutsche Bank che nell’era Del Turco sarebbe stata avvantaggiata non poco in diverse ed eterogenee attività amministrative.

      La procura di Pescara, per esempio, contesta l’affidamento diretto delle cartolarizzazioni all’istituto di credito senza una gara pubblica.

      Una operazione da miliardi di euro gestita dalla Deutsche Bank.

      Sono molti i fatti e le circostanze raccontate da alcuni testimoni che riportano poi ad episodi e circostanze molto vecchie quando Del Turco era Ministro delle finanze mentre in procura sarebbero arrivate anche diverse missive di persone che avrebbero raccontato ulteriori scenari ma per ora è impossibile dire se si tratta di notizie attendibili e se la procura ha avviato accertamenti.

      Un altro fatto “misterioso” fu la scomparsa di un verbale per alcune settimane, altro fatto che avrebbe in qualche modo agevolato Angelini.

      E che dire invece dei dati dei ricoveri pubblicati sul sito della Regione ma in realtà illeggibili e non scaricabili a causa di un errore nel link?

      Le sue verità Del Turco le ha volute lanciare nell’etere e sono state catturate dal web a futura memoria anche se davanti ai giudici l’indagato non ha mai parlato.

      11/01/2010

      http://www.primadanoi.it/notizie/24442-Del-Turco-segnali-e-misteri-di-una-classica-storia-italiana


      ECCO TUTTI I FATTI CONTESTATI DALLA PROCURA :

      http://www.primadanoi.it/notizie/16652-Incidente-probatorio-ecco-tutti-i-fatti-contestati

    • La riabilitazione (prematura) di Ottaviano Del Turco

      La campagna a favore dell’ex governatore abruzzese si fonda su elementi marginali

      Il processo a carico dell’ex governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco, arrestato il 14 luglio del 2008 con l’accusa di aver intascato tangenti della sanità per un ammontare di circa 5 milioni di euro, inizierà in primavera. Nel corso dell’udienza preliminare il gip deciderà se accettare o meno la richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Pescara. Nel frattempo è già partita la celebrazione a favore dell’ex governatore della sua assoluzione attraverso una vera e propria campagna di stampa.

      Il rapporto. A dare il la un’indagine parziale e tecnica dei carabinieri, delegata a suo tempo dalla procura per verificare quale fosse il rapporto tra ricoveri nelle cliniche private e rimborsi elargiti dalla regione.
      Un’informativa, chiamiamola così, agli atti fin dall’inizio dell’inchiesta ma depositata solo recentemente in concomitanza con l’avviso della conclusione delle indagini. Informativa da cui emerge che la regione aveva ridotto il budget della sanità.

      Prova ritenuta da Del Turco a suo favore. Si tratta di un fatto vero quanto quello che la regione era stata costretta a ridurlo dal governo in base a una direttiva che mirava ad arginare il disastroso buco della sanità abruzzese.

      Tant’è che poco dopo la giunta regionale fu commissariata. Ma assolutamente irrilevante al fine dell’impianto accusatorio in quanto la riduzione del budget non costituisce un elemento dell’accusa che si fonda, invece, sul fatto che sono state pagate e, dunque, intascate, tangenti. Informativa, ancora, in cui i carabinieri si spingono a definire Angelini, il patron delle cliniche private, un imbroglione.

      "Nulla di nuovo sotto il cielo" esclama sereno il procuratore capo Nicola Trifuoggi. "Angelini non a caso nel processo è imputato di truffa e di altri reati", dice. Ma Angelini è anche un collaboratore della procura.

      Un’altra prova che Del Turco definisce a suo favore mentre denuncia lo "sconvolgente silenzio del Pd. Partito che abbiamo fondato in 45 ma un’ora dopo il mio arresto sono spariti in 44” e l’ingiusta detenzione, è che nonostante "oltre cento rogatorie alla ricerca di conti esteri non un centesimo è stato mai trovato".

      Dimenticando di dire che la procura ha accertato circa 600 mila euro, versati in contanti da Del Turco sul conto della sua compagna,utilizzati da quest’ultima,il giorno seguente,per l’acquisto di case a Roma e in Sardegna. Soldi di cui Del Turco e la sua compagna non hanno mai voluto rivelare la provenienza, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

      "Non abbiamo mai pensato che avremmo trovato conti esteri intestati alui, nessuno lo avrebbe mai fatto. Di certo non ha saputo fornire alcuna spiegazione sulla provenienza di quei milioni di euro versati sul conto della compagna. In ogni caso il processo deve ancora iniziare. E i processi non si celebrano sui giornali per giunta fornendo come prova assolutoria un rapporto parziale che nulla ha a che vedere con la tesi accusatoria" taglia corto il procuratore di Pescara.

      Notizie, dunque, parziali piegate per sostenere l’innocenza di Del Turco che potrebbe anche uscire assolto dal processo, ma resta il fatto che il processo deve ancora iniziare.

      Gli arresti. Come quel riferimento alla richiesta ignorata dei carabinieri di arrestare il patron Angelini. "L’arresto di qualcuno non lo decide né i carabinieri né la Guardia di finanza. Lo chiede il pubblico ministero e la convalida spetta al gip deciderla esattamente come è accaduto nel caso di Angelini.

      La dottoressa Marilena Di Fine ha ritenuto che la custodia cautelare nei confronti di Angelini non fosse necessaria in quanto non c’era il pericolo di inquinamento delle prove, che invece, ancora esisteva per Del Turco che era presidente in carica, e che fosse evitabile grazie alle importanti dichiarazioni che Angelini stava rendendo" spiega ancora Trifuoggi che conclude con una domanda: "Se l’informativa dei carabinieri avesse contenuto prove a discolpa di Del Turco, per quale ragione avremmo chiesto il suo rinvio a giudizio e non l’archiviazione?".

      Domanda che di questi tempi di caccia ai magistrati politicizzati rischia una risposta scontata, seppure nel caso specifico, considerato che nel calderone ci sono finiti tutti, da sinistra a destra, si tratterebbe di magistratura sempre politicizzata ma extraparlamentare.

      Sandra Amurri

      Da "Il Fatto Quotidiano" del 10 gennaio

    • Anche il Pd contro i giudici

      Destra e sinistra firmano insieme un’interrogazione: "L’inchiesta su Del Turco ha violato la Costituzione"

      Inchiesta bipartisan. Assoluzione preventiva bipartisan. Stringiamoci a coorte: la casta chiamò. Il nemico comune, neanche a dirlo, è la magistratura.
      L’inchiesta della Procura della Repubblica di Pescara, che il 14 luglio del 2008 ha portato in carcere il presidente in carica della regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, con l’accusa di aver intascato tangenti della sanità per cinque milioni di euro, vede coinvolti anche esponenti del centrodestra, come il deputato del Pdl Sabatino Aracu.

      E in attesa che il gup valuti la richiesta di rinvio a giudizio e che un giudice emetta una sentenza di assoluzione o di colpevolezza, arriva un’interrogazione parlamentare bipartisan firmata appunto da senatori del Partito democratico come Franca Chiaromonte, Pietro Marcenaro, Adriano Musi, Luciana Sbarbati, e da senatori del Pdl come Luigi Compagna, Ombretta Colli, Antonino Caruso, Diana De Feo, Marcello Pera e Vincenzo Fasano.

      L’interrogazione. Chiedono al ministro della Giustizia se siano stati "violati diritti costituzionali individuali e se lo svolgimento della vita democratica della regione non sia stato irrimediabilmente compromesso dai comportamenti della magistratura". E terminano con la seguente domanda: "Come si può impedire in futuro il ripetersi di inchieste tanto palesemente disancorate al rispetto delle norme costituzionali in termini di diritti individuali?".

      Senatori della Repubblica che dovrebbero avere cognizione della pericolosità delle parole utilizzate, che minano nelle fondamenta la credibilità dell’azione della magistratura e il principio della separazione dei poteri.

      Così come dovrebbero sapere che chiedere al ministro della Giustizia di svolgere attività ispettiva sul processo in corso comporta una vera e propria azione intimidatoria nei confronti del giudice che dovrà decidere sull’esito della richiesta di rinvio a giudizio.

      Ma a loro discolpa gioca la condivisione dell’assunto berlusconiano che chi, come lui – e Del Turco – è stato eletto dal popolo non può e non deve essere sottoposto alla legge. Così come non stupisce che tra i firmatari ci sia anche una delle due artefici del "lodino" Chiaromonte-Compagna che in attesa del “lodone” rende immuni dal rispetto della legge i presidenti della Repubblica, del Consiglio, della Camera e del Senato. E’ un vero peccato però che nella stesura abbiano dimenticato i presidenti di regione.

      La stampa. Quello su cui dovrebbero interrogarsi quei poveri illusi che credono ancora di vivere in uno Stato di diritto in cui la legge è uguale per tutti è la tempistica degli attacchi ai magistrati di Pescara in attesa che il gup esamini la loro richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Del Turco, iniziata da una settimana sulla stampa e ora sfociata in un’interrogazione parlamentare che arriva ad attribuire la responsabilità della caduta della giunta abruzzese alla magistratura che ha indagato e arrestato il presidente e non a chi avrebbe intascato tangenti.

      Fin qui la politica. Ora passiamo ai fatti. Primo fra questi è che Del Turco, una volta finito in carcere, non ha impugnato il provvedimento di custodia cautelare – come era suo diritto – rivolgendosi al Tribunale della Libertà che ha respinto il ricorso degli altri arrestati, definendo il grande accusatore Vincenzo Angelini "attendibile".

      Le case. Il secondo fatto è che Del Turco non si è opposto al provvedimento di sequestro, avvenuto il 28 luglio del 2009, delle due case di Roma e Sardegna, che secondo i pm sono state acquistate con 600 mila euro frutto di tangenti versategli dal re della sanità privata abruzzese Angelini. Soldi che Del Turco ha consegnato in contanti alla sua compagna, Cristina D’Avanzo, che a sua volta li ha utilizzati per acquistare le due case. Dagli accertamenti patrimoniali non è risultata alcuna disponibilità della signora che legittimasse una simile spesa. Ma sia Del Turco sia la sua compagna dinanzi ai magistrati non hanno voluto rivelare la provenienza di quei 600 mila euro avvalendosi della facoltà di non rispondere.

      Il procuratore. Terzo fatto è che gli avvocati difensori di Del Turco ricevuto l’avviso della conclusione delle indagini non hanno chiesto ulteriori indagini, non hanno esibito né documenti né memorie, né hanno chiesto, alla luce degli atti acquisiti, che il loro assistito venisse interrogato.
      Il procuratore capo di Pescara Nicola Trifuoggi non commenta l’interrogazione parlamentare, alza le spalle con disarmante arrendevolezza, come dire: se non dobbiamo più perseguire reati basta che ce lo dicano e cambieremo mestiere.

      Sandra Amurri

      Da "Il Fatto Quotidiano" del 15 gennaio

    • Politica & processi:(quasi) tutti contro i giudici: nessuno pensa alle dimissioni

      ABRUZZO. Il clima è favorevole e dunque bisogna approfittarne. Il processo Sanitopoli con le bufale mediatiche ha aperto un precedente ed una breccia che deve essere cavalcata per tenere alta l’attenzione.

      Obiettivi strettamente politici e trasversali verso un processo breve o verso l’abolizione totale del processo.

      In seguito alle polemiche dei giorni scorsi infatti lo stesso ex presidente della Regione aveva dichiarato di essere più che favorevole al “processo breve” inserito in una contestatissima riforma del Governo.

      D’altro canto però il fuoco incrociato contro i giudici si è concretizzato anche con una interrogazione parlamentare bipartisan nella quale senatori del Pd e del Pdl chiedono immediate ispezioni per eventuali violazioni costituzionali, proprio nell’ambito delle indagini sulla sanità abruzzese.

      Come dire: violazioni gravissime che più gravi non si può.

      E’ arrivata poi anche la notizia del rinvio a giudizio del vicepresidente della Regione (Pdl) Alfredo Castiglione per presunta corruzione. Il Pd non ci crede e prende al balzo la palla e tuona :«che scandalo un rinvio a giudizio dopo 5 anni».

      Prende posizione anche l’Idv che sostiene sbagliato l’attacco ai giudici.

      Maurizio Acerbo (Prc) invece con un comunicato ironico che getta per qualche ora nel panico la politica, commenta la notizia (falsa) delle immediate dimissioni di Castiglione.

      «La notizia delle dimissioni dell’assessore Alfredo Castiglione a seguito del rinvio a giudizio per corruzione è davvero un segnale di cambiamento per la politica abruzzese», scrive Acerbo, «Castiglione dimostra col suo gesto un forte senso delle istituzioni, si tratta d’altronde di un comportamento normale in qualsiasi paese europeo per non parlare degli Stati Uniti. Ringraziamo l’assessore per averci risparmiato inutili polemiche. Castiglione dimostra di aver ben compreso che per restituire credibilità alle istituzioni e alla politica è indispensabile che chi amministra la cosa pubblica sia al di sopra di ogni sospetto. Difficile immaginare che possa gestire con autorevolezza una delega come quella alle attività produttive che implica costanti rapporti con il mondo imprenditoriale chi sia rinviato a giudizio».

      Dichiarazioni che vanno lette dunque al contrario ma non servono per aprire un dibattito sulle opportunità di dimissioni di amministratori rinviati a giudizio o indagati.

      «Quello che dovrebbe essere il principale partito di opposizione invece di chiedere le dimissioni dell’assessore regionale rinviato a giudizio preferisce polemizzare con la lentezza dei magistrati», fa notare inoltre Acerbo.

      «Lo fa tra l’altro», aggiunge Acerbo, «mentre l’Associazione Nazionale Magistrati protesta per la mancanza di uomini e mezzi, autentica ragione degli storici tempi lunghi della giustizia italiana a cui si aggiungono le strategie difensive che puntano per gli indagati eccellenti ad allungare i tempi per ottenere la prescrizione. E’ evidente che il Pd abruzzese, o almeno il suo anagraficamente giovane segretario è impegnato in una campagna per limitare i danni inferti dalle inchieste su Cantagallo, Del Turco, D’Alfonso, ecc. Criticare la procura di Pescara è evidentemente più utile che combattere il centrodestra. D’altronde i pezzi grossi del Pdl nazionale non difendono Del Turco? E’ sotto gli occhi di tutti che Pd e Pdl appaiono uniti nella lotta per mettere la sordina su quanto emerge dalle inchieste giudiziarie».

      Anche perchè a Pescara incombono altre inchieste, tra cui quella conclusa dopo 4 anni dell’urbanistica e degli accordi di programma, dove sono rimasti invischiati altri amministratori anche oggi in carica come Bruno, Dogali, il presidente del consiglio comunale, Licio Di Biase.

      L’associazione Pescara in comune by Amici di Beppe Grillo chiede le immediate sospensioni dei consiglieri comunali indagati.

      «Troviamo moralmente inaccettabile», tuona l’associazione, «avere un presidente del consiglio comunale indagato per reati gravissimi contro la pubblica amministrazione. Siamo alle solite: in un paese normale, dove i politici vengono eletti per fare gli interessi dei cittadini, l’essere indagato per reati come corruzione, abuso d’ufficio, truffa dovrebbe automaticamente portare alla sospensione da qualsiasi incarico elettivo, in attesa che si chiarisca la vicenda. Da noi invece no, anzi l’essere indagato è diventato un merito da esibire nel curriculum del perfetto politico. E non è una questione di colore politico, dal momento che l’estate scorsa gli stessi consiglieri dell’ Italia dei Valori (ad eccezione di Di Nisio) hanno votato Licio Di Biase come presidente del Consiglio comunale di Pescara! Se gli esponenti del partito che dovrebbe fare della questione morale una propria bandiera, Idv appunto, si piega alle logiche partitiche e calpesta i più elementari principi di salvaguardia dell’interesse pubblico, vuol dire che non c’è più nessuna speranza nei partiti».
      Situazioni sempre più frequenti che investono il centrodestra ed il centrosinistra tanto da intrecciare le posizioni e alternandole tra maggioranza e opposizioni, tanto da provocare posizioni grottesche ed incredibili.

      Come quella di Marco Alessandrini, candidato sindaco per il Pd, che negli ultimi giorni è arrivato anche a chiedere le dimissioni di Di Biase per ragioni di opportunità mentre proprio Alessandrini ha fatto campagna elettorale sotto braccio all’ex sindaco-padrino, Luciano D’Alfonso, plurindagato e indicato dalla procura per essere il vertice di una vasta associazione a delinquere.

      «Una terribile gaffe politica», ha fatto notare il capogruppo Pdl, Lorenzo Sospiri.

      Dalla parte degli indagati invece si schierano i partiti di appartenenza come l’Udc che «rispetta il lavoro della magistratura» ed esprime «massima solidarietà ai consiglieri comunali di Pescara Dogali e Di Biase, coinvolti nelle indagini della Procura di Pescara: riteniamo che i prossimi passaggi processuali potranno rivelarsi utili per delineare meglio i contorni dell’inchiesta e le posizioni di ciascuno».

      Insomma film già visti e finali ormai scontati.

      18/01/2010

      http://www.primadanoi.it/notizie/24563

    • Arresto Del Turco: nuova interrogazione bipartisan contro la procura di Pescara

      PESCARA. Tutti uniti ancora una volta: deputati del Pd e del Pdl insieme per chiedere al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, «se non ritenga di dover assumere iniziative ispettive ai fini dell’esercizio di tutti i poteri di sua competenza».

      Nel mirino, ancora una volta, la procura di Pescara «colpevole», secondo i rappresentanti eletti al parlamento di aver arrestato l’ex governatore Ottaviano Del Turco.

      Ormai da settimane l’inchiesta Sanitopoli è tornata al centro del dibattito politico e da più fronti emerge la chiara volontà di delegittimare una inchiesta che non è ancora approdata alla sua fase processuale.

      Qualche giorno fa erano stati i senatori del Pd (Franca Chiaromonte, Pietro Marcenaro, Adriano Musi, Luciana Sbarbati) e del Pdl (Luigi Compagna, Ombretta Colli, Antonino Caruso, Diana De Feo, Marcello Pera e Vincenzo Fasano) a presentare una interrogazione al Governo e al ministero della Giustizia di verificare se con l’arresto dell’ex governatore Del Turco fossero stati «violati diritti costituzionali individuali» e «se lo svolgimento della vita democratica della Regione non sia stato irrimediabilmente compromesso dai comportamenti della magistratura».

      Oggi il fronte bipartisan torna a farsi sentire e in campo sono scesi ben 11 parlamentari.

      Primo firmatario dell’interrogazione l’onorevole Giuliano Cazzola, oggi nel Popolo delle Libertà, ex socialista, ex sindacalista della Cgil e grande amico di Del Turco.

      A firmare l’interrogazione anche gli esponenti del Pdl Melania Rizzoli (amica e medico di Del Turco), Jole Santelli, Raffaello Vignali, Domenico Santo Versace, Lucio Barani. Per il Pd Pier Paolo Baretta, Giulio Calvisi, Siro Marrocu, Elisabetta Zamparutti, Roberto Giachetti e Cesare Marini.

      In ballo viene tirato ancora una volta il famigerato rapporto dei Nas e della Guardia di finanza «secondo i quali sarebbero stati compiuti da parte di Angelini e di sua moglie ingenti prelevamenti di denaro contante e trasferimenti all’estero di decine di milioni di euro. Sembrerebbe», si legge sempre nell’interrogazione, «che su questi fatti la procura di Pescara abbia omesso di svolgere alcune indagini vista l’ampiezza dei movimenti bancari».
      I parlamentari ricordano anche che la procura di Chieti ha aperto un fascicolo nei confronti di Angelini per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta e che da nove mesi i dipendenti del gruppo Villa Pini non percepiscono gli stipendi.

      «Per tutte queste ragioni», scrivono i deputati, «si riterrebbe necessaria, ad avviso degli interroganti, un’ispezione sulle modalità e sulle eventuali omissioni che hanno caratterizzato l’inchiesta che ha prodotto palesi violazioni di diritti costituzionali al fine di rassicurare un’opinione pubblica sorpresa e turbata da un esercizio abnorme di strutture giudiziarie in contrasto con elementari regole di una giustizia giusta».
      21/01/2010 11.27

      COSTANTINI: «UNA PROVOCAZIONE QUESTA INTERROGAZIONE»

      «Non so dove sono e quali siano le prove contro Del Turco, ma sono convinto che la Procura di Pescara non sia tenuta a fornirle ai parlamentari che si sono rivolti con una interrogazione al ministro Alfano», ha commentato il capogruppo dell’Idv in consiglio regionale, Carlo Costantini.

      «La loro interrogazione costituisce una provocazione, resa gravissima dalla natura bipartisan dell’iniziativa (Pd-Pdl), che si inserisce nel solco di una azione più generale di delegittimazione della magistratura che evidentemente non interessa più il solo Popolo delle Libertà».

      «Le prove si forniscono ai giudici nei processi», ha proseguito Costantini, «qualsiasi altro percorso è fuori dalle logiche del nostro ordinamento ed è paradossale che proprio chi dovrebbe presidiare il rispetto di questi principi (i parlamentari) presti il fianco a iniziative che contribuiscono a minare la credibilità del nostro sistema giudiziario agli occhi dei cittadini».

      Il consigliere dell’Idv si dichiara inoltre scettico sul fatto che «questa operazione mediatica tendente a determinare una sorta di assoluzione preventiva di Del Turco renda più agevole la sua difesa nel processo. Lasciamo quindi fare ai giudici e agli avvocati di Del Turco il loro lavoro e la politica faccia la sua parte occupandosi delle risorse, dei mezzi e del personale sottratti negli ultimi anni al sistema giustizia».

      Tra Costantini e Del Turco il rapporto non è tra i più idilliaci. Quando il primo è stato candidato per il centrosinistra alla Regione l’ex presidente disse chiaramente che non gli avrebbe dato il proprio voto.

      Solidarietà alla procura è stata espressa anche dai consiglieri regionali Maurizio Acerbo e Antonio Saia. «Riteniamo irresponsabile questa opera sistematica volta a seminare sfiducia nella magistratura», hanno detto, «al fine di creare un clima d’opinione favorevole alle iniziative legislative del governo. In uno stato di diritto la presunzione di innocenza vale per tutti i cittadini indagati, l’obbligatorietà dell’azione penale vale per tutti i magistrati che svolgono correttamente il compito che gli assegna il nostro ordinamento. Noi non abbiamo alcuna nostalgia per i “porti delle nebbie” e le inchieste insabbiate quando toccavano i piani alti della politica».

      21/01/10 15.06

      http://www.primadanoi.it/notizie/24637-Arresto-Del-Turco-nuova-interrogazione-bipartisan-contro-la-procura-di-Pescara