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L’opposizione:«Non cambia il nostro No». Calderoli:«Così la sinistra cede al ricatto»

Publie le mercoledì 16 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente

di red

L’appello della giornalista Giuliana Sgrena, diffuso mercoledì in un video, arriva proprio il giorno in cui è prevista la riunione del Senato per votare il rifinanziamento della missione italiana in Iraq. «Le posizioni politiche non cambiano, non possono cambiare» dice Marco Minniti (ds) dopo aver letto le parole pronunciate dalla giornalista de “il manifesto". Il senatore diessino Gavino Angius si scaglia invece contro il silenzio del premier Berlusconi che martedì aveva preso la parola a Palazzo Madama sul tema Iraq. «Il premier - dice Angius - non ha detto niente se non i soliti attacchi all’opposizione, non ha neanche sfiorato il sequestro di Giuliana Sgrena. Nessuna parola, neanche il nome. Altro che appelli bipartisan...». Sulla richiesta lanciata dalla Sgrena di ritirare le truppe, il senatore Ds non intende pronunciarsi, perché - dice- si tratta di una richiesta «spiegabile e giustificabile dalle condizioni» in cui l’italiana sequestrata si trova.

Le posizioni non cambieranno neanche nella maggioranza. Ad annunciarlo è Roberto Calderoli, ministro leghista che attacca l’opposizione e chi in aula chiederà il ritiro del contingente militare italiano: «Costoro si assumeranno una pesante responsabilità, anche internazionale, dimostrando una non unitarietà contro il fronte del terrorismo, la disponibilità a cedere ai ricatti e, di conseguenza, a far sì che sequestri ed attentati proseguano indefinitamente».

Gustavo Selva, esponente di An e presidente della commissione Esteri della Camera, definisce «inaccettabile» la richiesta di ritirare le truppe italiane dall’Iraq, contenuta nell’appello video di Giuliana Sgrena. «È molto duro dire questo, quando si vedono quelle immagini drammatiche, ma purtroppo, la condizione posta resta inaccettabile per non incoraggiare il terrorismo criminale. In quest’ora la sola cosa che si può fare è rivolgere un appello al residuo, se esiste ancora, senso di umanità dei rapitori per far ritornare alla libertà e al suo lavoro una giornalista innocente, che si è sempre battuta - conclude - per il miglioramento delle condizioni del popolo iracheno».

«L’appello di Giuliana merita silenzio e rispetto. Lo dichiara il presidente dei senatori Verdi, Stefano Boco che dice di «provare sconcerto e dolore per l’uso politico del video di Giuliana da parte di alcuni ministri della repubblica. È indegno, intollerabile e vergognoso sostenere un imparentamento tra il terrorismo e la posizione dell’opposizione sul rifinanziamento della missione in Iraq”.

Dopo l’attacco di Calderoli, appaiono persino distensive le parole di Gianfranco Fini, che ribadendo la posizione del governo chiede che venga mantenuta «quell’unità d’intenti che tutti gli italiani hanno fin qui dimostrato» per ottenere la liberazione dell’inviata de il manifesto. «Ai rapitori va ribadito - dice - che è tutto il popolo italiano a chiedere la liberazione della giornalista senza distinzione di parte e indipendentemente dai giudizi noti e riaffermati sulla situazione irachena».

A rispondere all’appello di Fini, è il presidente della Margherita Rutelli: «Le accorate, drammatiche immagini di Giuliana Sgrena debbono indurci a rafforzare la collaborazione fra tutti i responsabili istituzionali e politici per fare tutto il possibile per salvare la vita della giornalista sequestrata. Non faremo mancare tutta la nostra collaborazione in questa situazione, come ho confermato al sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta».

«Di fronte al video di Giuliana non c’è nessuna ragione perché l’Unione cambi atteggiamento nel voto parlamentare», dice il segretario del Prc, Fausto Bertinotti. Discorso analogo è quello che fa anche il segretario del Pdci Oliviero Diliberto: «Non posso che condividere l’appello lanciato dal video, perché chiede il ritiro delle truppe», richiesta che, sottolinea Diliberto, «ho sempre avanzato e continuerò a farla». Simile la posizione del presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «La richiesta di ritiro delle nostre truppe dall’Iraq è la stessa oggi come ieri e non è certo condizionata da ricatti di terroristi. È invece una realistica necessità politica, la stessa assunta dalla maggioranza dei paesi che hanno scelto di non inviare o ritirare le proprie truppe. Mettere quindi fine all’occupazione militare per creare le condizioni per la pace».

Diversa la posizione di Di Pietro che chiede il rinvio della votazione in Senato: «Per realismo e buonsenso la drammatica vicenda umana e l’ accorato appello della giornalista rapita, Giuliana Sgrena, ci inducono a chiedere una pausa di riflessione e una moratoria sulla decisione di rifinanziare la missione italiana in iraq che il Parlamento si accinge a votare». Lo afferma Antonio Di Pietro, secondo il quale «spostare di qualche giorno la decisione sul rifinanziamento non cambia la sostanza delle cose, ma evita di alzare ulteriormente la tensione e di aumentare il rischio per la vita della nostra concittadina».

Deciso da tempo è invece il sì alla missione dell’Udeur di Clemente Mastella, soprattutto - dice - dopo la decisione uscita dall’assemblea della Fed di martedì in cui si è optato per il no. «Avremmo potuto votare uniti l’astensione ma non il no». Commentando il video con l’appello di Giuliana Sgrena, Mastella aggiunge: «Certo, chi gestisce la prigionia politica della giornalista sa quello che avviene nella politica italiana, come lo sapevano i terroristi su quello che avveniva nel palazzo della politica italiana tanti anni fa».

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