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L’opposizione di sinistra, c’è, si vede, si sente

Publie le lunedì 13 ottobre 2008 par Open-Publishing

L’opposizione di sinistra, c’è, si vede, si sente

di Alessandro Cardulli

Hanno rotto il muro del silenzio dei media servili. Decine di migliaia hanno attraversato le strade del centro di Roma. Quanti è impossibile dirlo. Il corteo è sfilato per ore, ha toccato i luoghi più suggestivi della vecchia Roma, quella che si studia nei libri di storia.

Se la questura parla di centomila manifestanti vuol dire che sono senza dubbio più del doppio. Ma quello che conta è che donne e uomini, giovani e anziani, lavoratori e precari hanno “bucato” gli scemi come si dice in gergo televisivo. Quelle e quelli che da ogni parte d’Italia sono venuti a Roma, sono gli “invisibili” dei sondaggi addomesticati, i dimenticati dagli organi di stampa, sono l’opposizione.

Sono la sinistra di opposizione che, fuori dalle aule del Parlamento, sta ricostruendo una presenza e una lotta . Le ferite della sconfitta elettorale ci sono ancora. Non scompaiono ma il segnale che viene dalla manifestazione è chiaro:ognuno con le proprie bandiere, anche con le diversità politiche di cui ciascuno è geloso, forze come Rifondazione comunista, il Pdci, i Verdi, Sinistra democratica, tanti movimenti ,dal Dal Molin al No Tav, tante associazioni, da oggi hanno concretamente preso nelle mani la lotta contro le politiche del governo e della Confindustria, per un Italia diversa, per un’altra politica.

L’appello che i promotori avevano lanciato per chiamare alla partecipazione, “l’opposizione è nelle nostre mani“ è stato raccolto. Ora queste mani devono rimanere unite sulle cose da fare, la battaglie da mettere in campo. La manifestazione ha dato il segno della generosità del popolo della sinistra.

Certo non ha assolto chi porta le responsabilità della sconfitta elettorale, non ha assolto il politichese, le alchimie, gli equilibrismi. Ma ha dato un segnale, ha indicato la strada da seguire. Dal basso a sinistra, aveva indicato un felice slogan del congresso di Rifondazione.

Lo straordinario corteo di Roma , un serpentone di bandiere rosse, ha dato un’immagine anche fisica di cosa significhi dal basso a sinistra. Ha dato un’immagine di un Italia extraparlamentare che non accetta la dittatura di Berlusconi e dei berluschini.

Il ministro Gelmini ha catalizzato le “attenzioni “ dei giovani degli studenti impegnato in una lotta che ha visto proprio ieri trecentomila ragazze e ragazze manifestare in cento città .

Anche la Confindustria , con l’attacco alla contrattazione, ha avuto, da questa immensa piazza politica, una risposta forte proprio mentre nelle fabbriche partono le prime manifestazioni contro chi punta ad accordi separati, ad isolare la Cgil..

Il lavoro, le libertà , i diritti, allo studio, alla conoscenza, all’informazione, quelli della persona, la lotta contro la violenza, il razzismo, i grandi temi della pace, la laicità, il corteo ha indicato i capisaldi dell’opposizione. Fra questi la raccolta di firme per il referendum contro il lodo Alfano. Anche a Piazza Navona Italia dei valori ha aperto con una manifestazione la raccolta e, nelle due piazze, il successo dell’iniziativa è stato netto.

Ma in particolare, alcuni aspetti del corteo sono particolarmente significativi. La presenza dei giovani è stata forse una sorpresa anche per chi ha promosso la manifestazione.

Tantissimi, anche ragazzini forse alle prime lotte, raccolti in gran numero sotto gli striscioni dei due partiti comunisti. In tanti anche con le bandiere dell’Anpi, l’associazione dei partigiani. Loro, i giovani, i “ nuovi partigiani”, si univano a coloro che hanno lottato contro il fascismo e il nazismo, per dare libertà e democrazia al nostro paese. Giovani e anziani che, insieme, prendono di nuovo nelle mani la difesa della democrazia.

Ragazze e ragazze.cantavano “Bandiera rossa”, insieme all’Internazionale, Bella Ciao, Fischia il vento, con passaggi verso le musiche popolari di altri paesi, come Cuba. “ Bandiera rossa”, nella versione con la parola “ comunismo” che non avrebbe più significato e sarebbe impronunciabile anche per alcuni esponenti della sinistra, mantiene per anche per le nuove generazioni un suo valore.

Nessuna nostalgia, ma il segno tangibile che, come gridano i giovani, “ comunismo è la parola del futuro”.