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L’opposizione in piazza a Baghdad

Publie le mercoledì 13 aprile 2005 par Open-Publishing

di Paola Gasparoli e Paola Mirenda

Per la prima volta dopo le contestate elezioni irachene del trenta gennaio, dopo la difficili trattative per un nuovo governo, e in coincidenza con l’anniversario della caduta del regime si è svolta a Baghad una imponente manifestazione.

In una città dove i problemi di sicurezza rendono difficili tutti gli appuntamenti pubblici, centinaia di migliaia di iracheni si sono dati appuntamento la mattina del 9 aprile per dire "No" alle forze d’occupazione americane e chiedere un processo celere ed equo a Saddam Hussein.

La manifestazione, svoltasi senza nessun tipo di incidenti, promossa dall’Iraqi Foundation Congress (IFC), un raggruppamento d’opposizione che raccoglie diverse forze politiche e tribali, è stata sostenuta sia dal leader sciita Moqtada Al Sadr sia dal Consiglio degli Ulema sunniti.

Baghad è stata attraversata da due cortei, uno proveniente da Sadr City, l’altro dalla centrale Al Tahrir Square, che si sono poi congiunti in Piazza Ferdus, a ridosso degli alberghi della stampa internazionale e dei contractors.

Sami Al Amili, portavoce del segretario del IFC - l’Ayatollah sciita Jawad Al Khalisi -, contattato da Apcom, ha detto: " La nostra manifestazione è riuscita perfettamente, centinaia di migliaia di iracheni sono scesi in piazza pacificamente per dire No agli occupanti americani senza che sia avvenuto il ben che minimo incidente". Al Amili ha voluto ribadire le parole d’ordine della protesta che non si ferma al No all’occupazione e si alla resistenza. Gli striscioni che recitano L’Iraq è la nostra Tenda... e non è divisibile, No al federalismo e no alla lottizzazioni confessionali sono "un chiaro messaggio al futuro governo iracheno che non tollereremo che l’unità dell’Iraq sia minata da altisonanti concetti come il federalismo".

"Il nostro raggruppamento", assicura Al Amili, " è una sorta di comitato di coordinamento che include importanti forze politiche dell’opposizione sunnite e sciite", tra le quali "il Consiglio degli Ulema, il Partito Nassirita - riferimento al defunto leader egiziano Nasser - di Abdula Sattar Al Jumaili, il movimento nazionalista arabo Subhi Abdul Hamid, il Partito di Riforma e Giustizia Democratico di Issam Ayed, rappresentanti sindacali, sociali e tribali".

Il portavoce del movimento, uno dei promotori della manifestazione, ha inoltre voluto esprimere "il grande cordoglio a tutti i cristiani", per la scomparsa del Papa "uomo di pace che è rimasto vicino alla tragedia del nostro popolo rifiutando la guerra e l’occupazione del nostro paese".

Non è stata una manifestazione della sola Baghad: i partecipanti sono arrivati anche da altre città irachene, come Nassyria, Kirkuk, Najaf, Kerbala, Bassora.

Rumorosa la componente dei sostenitori del leader sciita radicale Moqtadr Al Sadr, un cui comunicato è stato letto da un suo assistente al termine della manifestazione.

Nel suo discorso Sadr ha respinto l’ipotesi di una guerra civile, ha chiesto un processo rapido a Saddam Hussein, il ritiro delle truppe della coalizione e la liberazione di tutti i prigionieri, oltre alla chiusura delle frontiere per impedire "l’infiltrazione di terroristi".

Una condanna, questa, rivolta al terrorismo che "uccide innocenti" , che ribadisce quella già pronunciata da tutte le forze politiche presenti in piazza oggi. E nel rivolgersi al presidente Bush, la cui effige assieme a quella di Blair è stata simbolicamente buttata giù durante la manifestazione, ha detto : "Voi avete detto che l’America è diventata più sicura , ma io vi rispondo che forse l’America è più sicura, ma il resto del mondo è più pericoloso".

Tra i partecipanti le Forze Multinazionali vengono viste come parte del problema e non come la soluzione per avere in Iraq più sicuro. La popolazione civile rimane schiacciata tra la violenza dell’occupazione e la violenza del terrorismo. Il paese dopo due anni di ‘liberazione’ non solo vive nella più cupa insicurezza, ma soffre ancora la mancanza d’acqua e di corrente elettrica, le code per il carburante, la disoccupazione, la malnutrizione infantile a cui si aggiungono problemi nuovi come droga ed AIDS.

La ‘ricostruzione’ non è mai partita o almeno la popolazione civile non se ne è ancora accorta..

Oggi in piazza si è vista un’altra politica e la voglia di rendersi opposizione visibile. Il risultato di questa giornata non arriva dal nulla, ma arriva dopo mesi di dialogo, discussione e confronto tra le forze politiche dell’opposizione, che si sono ritrovate su piattaforme comuni (come la dichiarazione del 15 febbraio della Forze Patriottiche contro l’Occupazione).

Una scelta di opposizione politica che non si esaurisce nel rifiuto della presenza delle truppe d’occupazione straniere, ma che tenta di aggregare consenso su parole d’ordine precise che riguardano tutti i settori della società. Difende "l’unità nazionale rifiutando il federalismo" e va oltre il confine nazionale per esporre slogan che recitano Iraq e Palestina... unica occupazione, dimostrando di raccogliere l’appello alla solidarietà araba lanciato il giorno prima dalla piazza palestinese.

La manifestazione si inserisce nel dibattito in corso nel paese su come coinvolgere nel processo politico le forze che per differenti ragioni non hanno partecipato alle elezioni del 30 gennaio ma che sono determinanti per il futuro dell’Iraq e di come tenere in considerazione le loro istanze politiche che nessuno può negare essere sentite nel paese, come oggi i numeri in piazza dimostrano.

Che la manifestazione abbia un importante significato politico lo dimostra il fatto che il portavoce del Ministro dell’Interno Sabah Kadhim si sia sentito in dovere di dichiarare che "è una manifestazione di sostegno a quello che il popolo iracheno e il governo iracheno dicono ugualmente di desiderare: un processo a Saddam Hussein e la partenza delle forze americane".

Peccato che ancora non si veda nessun calendario di uscita delle truppe da parte del governo.

http://www.osservatorioiraq.it/modu...