Home > L’orribile signor Censis
De Rita è un sociologo laureato in Legge che nel 64 fu tra i fondatori del Censis, Centro studi investimenti sociali, di cui fu consigliere delegato e poi segretario generale. Ogni anno ci dà un quadro statistico dell’Italia ed è il dottor De Rita che lo commenta e il risultato sembra il prodotto di un alchimista pazzo col virus del pessimismo cronico. Leggiamo il resoconto che questo incredibile istituto dà ogni fine dicembre del nostro paese e ci viene il mal di pancia. Il Censis sembra il tutore del malpancismo cronico, quanto di peggio ci vuole per salvare per l’anno nuovo un minimo di speranza. Poi, anni dopo, ci vengono a dire che la situazione non era così tragica, che c’erano anche dati favorevoli che il Censis li ha stranamente ignorati. Ma ogni anno la catastrofe Censis arriva puntualmente prima di Natale a mostrarci la sua mezza tazza vuota che inesorabilmente appare come una tazza intera. Sadismo? Disfattismo? Demonismo?
C’è quasi un compiacimento in questo miserere. Felici gli italiani che non ne sanno nulla. Gli altri si sentono tagliare le gambe, come quando il vescovo Biffi a una Bologna tutto sommato serena e bonacciona venne a dire che la città era sazia e disperata. Ma disperata de che? Il disperato sarai te!
Di tutti i dati del Censis, quest’anno, m’è rimasta impressa“la mucillaggine”, che è quella calamità di alghe e sozzure che si forma a volte davanti alle coste adriatiche impedendo la balneazione, saremmo dunque per il De Rita “l’Italia della mucillaggine”, e questo per unica colpa di noialtri poveracci, perché l’inventore del Censis non è solo uno spaventoso liberista ma anche un poeta mancato, uno che ha la vocazione a fare il poeta maledetto, come l’Angiolieri, con una viva vocazione alle Apocalissi e un vivo amore a Confindustria. La sua non è nemmeno più statistica, è profezia anti-cafoni. Funebre, come è prassi di ogni profezia, che non informa ma semina terrore.
Dunque il De Rita ci divide in ricchi e poveri, sai che scoperta! Ma lui ci chiama: “quelli del silenzioso boom” (gli evasori fiscali e gli sfruttatori?) e “quelli dell’afflosciato pessimismo imperante”. Noiantri. E te credo! Precari, subordinati e pensionati al minimo, che vuoi fare? Una erezione? “L’imperante ottimismo”, per dirla alla De Rita? Ma chissà perché: “se la cavano anche quelli”. Cioè noi, quelli che si tira a campa’?
Nel 2003 il Censis ci ha detto che “non c’erano ragioni per innamorarsi di un’ipotesi di declino e impoverimento”, bonta’ sua! L’ha chiamato “innamoramento”! E chi ce l’aveva questa manfrina?
Nel 2004 ha parlato di “patrimonializzazione di massa”, soprattutto immobiliare (io non mi ricordo di aver comprato 5 o 6 case, ma se lo dice lui…! Ma di massa quale?)
Nel 2005 ci sono state “schegge di ripresa”. Si vede che stavamo tra le schegge e la ripresa non ci ha preso. Ma mi faccia il piacere!
Nel 2006 il “silenzioso boom” (ma al Billionaire tanto silenzioso non pareva!) era guidato da una minoranza industriale “orientata alla globalizzazione”. Ma va’ a dar via el cu, come dicono i menga! I Berlusca industriali? Neoliberismo imperante? E chi se lo sarebbe pensato? E io che credevo alle gloriose sorti e progressive!
Quest’anno siamo a un’offerta diretta alla “fascia altissima del mercato”, come a dire se ci hai tanti soldi bene, senno’ fischia! Abbiamo una “ricollocazione in Italia di molte produzioni di alto brand”. Ecco, ci mancava il brand!
Insomma il Censis ci ha una passione per i capitani d’impresa. E si vede! Sociologia d’alto bordo. Senno’ non vale. E noi gli stiamo anche a dar retta!
Non la vuole la crisi per chi sta benissimo. E va benissimo per Fiat, super banche, Eni, Enel e altri squali. Che belli! Ma guarda che scoperta! Lui fa il tifo.
Le “nuvole nere” semo noi, gli scontenti, quelli che non fanno alti profitti. Ma che ci stiamo a fare? Lo scherzo di natura? Per il dottor De Rita siamo “le nuvole nere” che turbano la goduria sconfinata dei ricconi. Bell’appellativo! Complimenti dottor De Rita! Bella immagine! Siamo passati dalla piazza barbara e selvaggia di Scalfari alla nuvole nere del Censis sopra la mucillaggine. Sembra l’I Ching. Forse non pensa, dottor De Rita di far parte anche lei di quella mucillaggine? Nuvola nera è lo scontento dell’opinione pubblica, che proprio lei, De Rita, non capisce visto che sta con chi pasteggia a caviale e al poveraccio gli dovrebbe bastare di sfogliare ‘Chi?’ o guardare la tv con tutta quella gente che ride e fotte.
Ma il De Rita non è solo pluto-partigiano (che non vuol dire amico del cane di Topolino ma amico dei ricchi) è pure ottimista per i ricchi, infatti conclude che “essi” hanno avuto qualche problemino ma lo hanno superato (alleluia!), che chissà come si rallegra mia nonna pensione-al-minimo a pensare ai problemini di Montezemolo!
Ovvio che la ripresa non è solo nominale ma localmente distribuita dove detti ricconi hanno le loro fonti di guadagno, vedi il Nord.
Il Sud anche quest’anno: pace, continuerà a far da esca a lucrose spartizioni ministeriali e mafiose, a questo servono le zone sottosviluppate, ma questo il Censis non lo dice, non è abbastanza lirico. I salari sono bassi, è vero, lo sapevamo già da noi che erano i peggiori d’Europa, ma preoccuparsene per chi sta in alto sarebbe “snobistico”, eh certo, il ricco gode e del povero se ne frega, sennò che ricco sarebbe? Un po’ di snobismo rende anche migliore il gusto della torta da parte di chi non ne lascia nemmeno un pezzettino. “In ogni caso i salari subiscono le strategie delle imprese vincenti”, bella frase che non vuol dire che i ricavi saranno ridistribuiti ma che si farà ricavo anche sulle restrizioni ai lavoratori, il che in Italia è lo sport preferito di certa Confindustria e di certe sinistre-destre, che più mucillaggine di così non si può.
“Prezzi alti all’esterno, costi bassi all’interno”. Se n’è accorto anche il De Rita che le leggi economiche per cui, se cala la richiesta di un bene cala il prezzo, vale solo sui testi ma non nel paese reale, è una delle tante invenzioni degli analisti teorici che giocano a Sudoku. Gli stessi che si chiedono come mai, se i salari calano, scendono i consumi, come se fosse un problema alchemico che affonda nel mistero e non una sacra legge di chi non arriva al 27. Questo è uno di quei paradossi che Confindustria non si è spiegata mai. Non basterebbe forse l’incremento dei beni di lusso a coprire il benessere generale? Non era forse questo il credo neoliberista, quello in cui il dottor De Rita crede tanto?
Ma i misteri continuano: con il cambio della moneta, le famiglie hanno “vissuto una compressione durissima”, ma vah! (I prezzi si sono raddoppiati) e l’hanno contrastata con una “strategia intelligente”. Anvedi te con che frasi cretine viene descritta la porcheria del carovita incontrollato dal governo nel passaggio all’euro e il ridimensionamento delle famiglie italiane, che si arrangiano come possono, costrette da politiche efferate. Così il Censis scopre l’acqua calda: che i poveracci cercano le merci a sconto, comprano beni durevoli e non fittizi, pagano a rate anche il fornaio. Glielo poteva dire qualunque famiglia medio-bassa italiana senza scomodare la statistica.
E non hanno proprio fiducia nei tesoretti! Sfido chiunque a dire dov’è che il surplus è stato speso e quanti sono i miliardi spariti! Forse nemmeno Prodi lo sa.
E infine la cosa più solida che persino i dati Censis non possono ignorare è l’“inspiegabile” pessimismo. Voglio dire: ti torchiano, ti strizzano, ti levano da sotto i piedi il minimo di sicurezza vitale, ti uccidono il futuro e il presente, ti massacrano diritti e lavoro e poi ci hai “l’inspiegabile pessimismo”!? Devi essere proprio un ingrato! E’ impiegabile anche la tua avversione ai partiti! Un caso da manicomio! Ma allora non è vera l’equazione neoliberista che se i ricchi diventano molto più ricchi tutta la popolazione gode!
Così per il De Rita, affascinato dalle sirene di Paperonia, se ne ricava: “una realtà ambigua” “un’inerte antropologia senza storia, senza chiamata al futuro” (al massimo ti chiamano a un call center). Siamo diventati “una poltiglia di massa”, una «progressiva esperienza del peggio», “lo spegnimento di tutto quanto è vitale". Insomma la mucillaggine! Ma cos’era allora la vitalità? Un ulteriore incremento di ricchezza ai Paperoni? Due Billionaire al postoUn’ulteriore spremitura di olive ai poveracci, qui siamo già alla sansa, oltre non ce n’è’.
Ma il lirismo prende il sopravvento: “la passione si sfarina in pulsioni”, “il valore del verbo si grattugia in parole tanto eccitate ed ebbre quanto prive di contenuto e di messaggio” (forse le sue). “La religione diventa religiosità individuale e di gruppo” (e come altro ha da essere? C’è anche l’ateismo, l’agnosticismo e il mi-girano-i-coglioni), “La libertà è imperfetto possesso del Sé ” (viva che lui è un Sé ambulante), “il popolo diventa moltitudine di massa” (visto che come cittadini non esistiamo).
Ma per nostra fortuna…“pochi imprenditori ci salveranno” (Montezuma?) “Diventati grandi nell’immaginario collettivo i noti protagonisti della minoranza vitale (loro, i semidei, i Lapo, i Luca, i Silvi, i Piergiorgi, i Paolo, i Diego), i fabbricanti di auto, pellami, vestiario o denaro…» Eccì!
E con uno sperticato elogio a queste aristocratiche «minoranze vitali” (vedi Confindustria, gruppi bancari e vari), il Censis affida loro gloriosamente la guida del paese.
L’infima minoranza sceglie invece di far parte di “gruppi, movimenti, associazioni, sindacati “nuove coesioni sociali e di ricerca di senso della vita”, “lontani da partiti privi ormai di mordente unitario”.
Noi, infima minoranza, oppressa da incomprensibile pessimismo, ti diciamo, caro Dottor De Rita: “Perché non lasci il Censis e ti vai a imboscare coi tuoi poemi nell’Accademia della Crusca?” Ci mancava anche il vate del neoliberismo, ci mancava"