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L’uomo del Luna Park

Publie le lunedì 26 dicembre 2005 par Open-Publishing

di Antonio Padellaro

Debbo riconoscere di essere rimasto a osservare incantato Silvio Berlusconi mentre, rivolto a Marcella Ciarnelli, accusava la nostra collega, e dunque l’Unità tutta, di complicità in cento milioni di omicidi. Occasione di così memorabile denuncia è stata, ieri mattina, la tradizionale conferenza stampa di Natale. Evento di una certa ampollosa seriosità fino a quando, esattamente dal 2001, si è trasformato in un luna park di periferia, con un animatore multiforme perfettamente in grado di assumere le sembianze dell’illusionista, della donna cannone e, naturalmente, del clown sui trampoli.

Fino al momento della rivelazione sulla immane ecatombe di vite umane di cui saremmo i responsabili morali, l’uomo del parco giochi era apparso piuttosto giù di corda. La maschera di stucco sul punto di creparsi ad ogni falso sorriso. La zazzera ricoperta da una sorta di tintal bituminoso. L’eloquio interminabile accolto dal silenzio assonnato dei presenti. Fino a quando Marcella rammentandogli il contenuto delle cortesie che periodicamente ci dedica non gli ha domandato se non ritenesse più corretto spiegare, e spiegarci, in una sede a sua scelta, perché mai saremmo, come lui insiste a dire, il giornale dell’odio e della menzogna. Come rivitalizzato da una flebo di gerovital il cerone ha avuto un fremito e il premier ha estratto dal cilindro il suo sensazionale coniglio.

Che era poi la prima pagina dell’Unità che oltre mezzo secolo fa annunciava, come tutti i giornali del pianeta, la morte di Stalin. Quindi, la solita tirata sui comunisti che mangiano i bambini, accompagnata da una strampalata dissertazione su collettivismo e pianificazione, degna di un comizio del ‘48. Comica finale con l’Unità complice di cento milioni di omicidi stalinisti.

Inutile starci a girare attorno: Berlusconi è cotto. La disperazione per la sconfitta elettorale, che perfino i suoi alleati considerano quasi certa gli ha tolto lucidità e cancellato ogni residua traccia di senso del ridicolo. Già l’altra sera, in quel di Porta a Porta, lo avevamo visto barcollare incredulo, dopo che per tutta la trasmissione era stato irriso, umiliato, quasi maltrattato da industriali e giornalisti. Stufi dei suoi mirabolanti foglietti zeppi di cifre inventate. Ma a noi che per cinque anni abbiamo scritto, pressoché da soli, le cose che oggi cominciano a dirgli tutti, vederlo azzannare da chi fino a poco tempo fa lo ascoltava nel silenzio più deferente, ci ha fatto quasi pena. Non tanto per lui ma per tutto quello che gli italiani hanno dovuto sopportare nei cinque anni trascorsi. Con questo non vogliamo dire che il pericolo di un Berlusconi bis o tris possa considerarsi sventato. Anzi, come si sa, dagli eserciti in fuga, e dai comandanti fuori di testa è lecito aspettarsi sempre il peggio. Come, del resto, ci ha insegnato il devastante colpo di mano sulla legge elettorale.

No, non ce l’abbiamo con Berlusconi perché quella frase sui cento milioni di omicidi è il segno più evidente di una crisi inarrestabile. Ci sentiamo imbarazzati, piuttosto, per essere diventati gli involontari protagonisti di una situazione grottesca, subito ripresa dalle agenzie di stampa internazionali come esempio del casino italiano. Ci dispiace, poi, che il presidente del Consiglio abbia così poca considerazione del suo ruolo, e così poca stima del suo stesso elettorato. Rispolverando il vecchio anticomunismo viscerale il cavaliere è sicuro di poter scuotere quella destra che, da parecchio tempo, piuttosto che votare per Forza Italia preferisce restarsene a casa. Ma se gli argomenti decisivi per convincere gli indecisi della Cdl sono i gulag e i soviet viene da chiedersi come mai i vari Fini e Casini lo sentano straparlare restando rigorosamente zitti. Che questo silenzio sia un modo per lasciare Berlusconi a cuocere nel suo brodo, è probabile. Ma per fare cosa, dopo?

Con un Berlusconi ridotto così perdere le elezioni sarà difficile, ma l’Unione può riuscirci. Lo diciamo senza alcuna ironia osservando i vari tentativi di autogol che si vanno perpetrando nella nostra coalizione. L’idea, per esempio, che la sinistra possa essersi impigliata nella questione morale (dopo aver fatto la morale alla destra) a causa di scalate e tesoretti vari, potrebbe essere deleteria. Occorre stare attenti perché su temi del genere si gioca la credibiltà del prossimo governo. Guai a diffondere la sensazione che, in quanto a certi comportamenti illeciti, destra e sinistra sono la stessa cosa. Non è così, ma la gente comincia a essere disorientata da ciò che quotidianamente legge sui giornali. I leader dell’Unione lo prendano come un campanello d’allarme. Perdere con l’uomo del luna park non si può proprio.

http://www.unita.it/index.asp?SEZIO...