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LA BOMBA "ABRUZZO" NEL PAESE DOVE GLI ORDIGNI NON ESPLODONO

Publie le lunedì 1 giugno 2009 par Open-Publishing
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In un paese normale, un paese fatto di individui interessati a qualcosa che non sia soltanto gossip o reality, un paese caratterizzato da una classe politica che, seppure spesso corrotta, sappia come scrivere una legge, in un paese di questo tipo le notizie che sto per riportare avrebbero dato vita ad un terremoto politico di dimensioni quasi irreali.

E curiosità vuole che sia un terremoto, il terremoto, quello vero, ad essere la causa dei fatti che seguiranno.

Ma questo terremoto, come i cittadini abruzzesi temevano sin dal 6 aprile scorso, ha già lasciato il passo ad argomenti reputati "molto più importanti" (il caso Noemi Letizia, i sondaggi di Re Silvio, le finti crisi del governo siciliano di Lombardo, gli scazzi tra Franceschini e i Piersilvio d’Italia e l’aereo di Schifani) e ha portato, ancora una volta, le popolazioni terremotate d’Italia verso l’oblio.

Un oblio che potrebbe essere giustificato se tutta l’emergenza terremoto venisse combattuta e risolta in modo coerente. Sappiamo bene che non è così e lo sapremo meglio nelle prossime righe.

FONDI PER LA RICOSTRUZIONE

I fondi messi a disposizione dal governo per la ricostruzione dell’edilizia privata consistono in 3,1 miliardi di euro disponibili per il periodo che va dal 2010 al 2032 e 2,9 miliardi (aggiunti al decreto solo dopo il passaggio al Senato) disponibili solo dal 2033.
Escludendo questo secondo fattore di spesa (perché è alquanto stupido nonché offensivo immaginare famiglie che rientrino in possesso delle proprie abitazioni nel 2050), i fondi realmente previsti per la ricostruzione ammontano a 3,1 miliardi spalmati in 24 anni.

Per fare un paragone operativo, prendiamo in considerazione il terremoto dell’Umbria e delle Marche dell’autunno 1997. Il governo Prodi stanziò allora per l’edilizia privata 3,5 miliardi per il solo periodo 1998-2008.

3,5 miliardi in 10 anni per 22604 sfollati nel 1998, secondo quanto deciso dal primo governo Prodi.
3,1 miliardi in 24 anni per oltre 65000 sfollati nel 2009, secondo quanto deciso dal quarto governo Berlusconi.

A questo punto dubito che sia necessario un economista per spiegare la profonda diversità di trattamento riservata alle due martoriate popolazioni.

LA REGIONE ABRUZZO SAPEVA

La frase che si è sentita ripetere più spesso in queste settimane è stata: "I terremoti non si possono prevedere".
E’ una frase che ha un suo senso, una sua spiegazione scientifica finora mai rovesciata con certezza. Ma è una frase che ha una sua importanza se si stabilisce che sia colpa del terremoto se oltre 300 persone hanno perso la vita nel capoluogo abruzzese e dintorni.
Ma non è così. Il terremoto non uccide, non nel 2009. Con le conoscenze edilizie di oggi, ad uccidere è l’incuria, la dabbenaggine e l’affarismo dell’uomo.

Ad uccidere, tra i tanti, sono stati i vertici della Regione Abruzzo che si sono susseguiti dal 2003 al 2009.
Nel 2003 la Regione Abruzzo commissionò alla Collabora Engineering SpA (una società con capitale misto pubblico-privato, finita sotto inchiesta per presunti interessi illeciti da parte della classe politica regionale abruzzese) un lavoro di censimento di tutti gli edifici pubblici d’Abruzzo allo scopo di valutare i costi di verifica ed adeguamento strutturale degli edifici.
Si temeva che diversi edifici non avrebbero potuto sopportare calamità gravi come un terremoto e si fece quindi una valutazione dei costi per la messa in sicurezza degli edifici, che terminò nel 2006.
Nel 2006 era già pronta la lista: 135 edifici nel solo Comune dell’Aquila che necessitavano di un immediato lavoro di messa in sicurezza. 3 anni fa.

La lista è inquietante: si va dal Terminal ARPA al Teatro Stabile, dall’Asilo Nido alla Prefettura, dall’Ospedale San Salvatore alla Casa dello Studente (in particolare questi ultimi due edifici in lista dimostrano come le autorità sapessero tutto fino in fondo).
Si sapeva tutto. Era tutto scritto nero su bianco. La cosa più buffa? Non è un documento segreto. E’ reperibile pubblicamente sul sito del SIGEOIS (Sistema Informativo per la Gestione degli Edifici e delle Opere Infrastrutturali Strategiche), accessibile dal sito della regione Abruzzo.
Basta iscriversi, fare una query di ricerca sui vari comuni abruzzesi ed ecco pronti date, cifre, proprietà e elenco dei problemi strutturali. E sono in mano alla regione Abruzzo da oltre 3 anni.

Le cifre sono spaventose. Per la messa in sicurezza dell’Ospedale San Salvatore servivano oltre 48 milioni di euro. 48 milioni per un edificio il cui costo finale si è assestato sui 100 milioni e che doveva essere, secondo le varie normative, rispondente ai requisiti anti-sisma.
Basterebbe questo per capire la quantità di reati edilizi compiuti nella costruzione dello stabile.

Ma se andiamo ad analizzare un edificio che aveva la stessa priorità di messa in sicurezza, qui l’indignazione si trasforma in incredulità. Sconcerto.
Perché se le cifre richieste per "assicurare" l’ospedale comunale erano, effettivamente, insostenibili in poco tempo, la storia cambia se si parla della Casa dello Studente, ristrutturata ben 3 volte sotto la direzione della Regione di Giovanni Pace (PDL), e rimasta comunque pericolante.
Ma qui il costo per la messa in sicurezza era di 1,470 milioni di euro. Un milione e mezzo di euro è il prezzo della vita di 11 ragazzi, studenti universitari.

La regione sapeva tutto. La regione di Giovanni Pace (PDL) e quella di Ottaviano Del Turco (ex PD). E probabilmente anche quella di Gianni Chiodi (PDL).

IL PIANO C.A.S.E.

Uno degli argomenti più controversi sulla gestione "terremoto" è rappresentato dalle casette d’emergenza, da costruire nei prossimi mesi, il cosiddetto piano C.A.S.E.
L’elenco delle promesse fatte e disfatte su questo tema mettono in luce la assoluta inesistenza di piani concreti e l’insicurezza costituita dai due protagonisti della ricostruzione: il premier Silvio Berlusconi e il Direttore del Dipartimento Protezione Civile Guido Bertolaso.
Basta dare una semplice occhiata al seguente elenco.

1 maggio 2009 - Guido Bertolaso: "3 mila case pronte entro settembre o ottobre".
1 maggio 2009 - Silvio Berlusconi: "Le case saranno pronte entro l’inverno"
2 maggio 2009 - Silvio Berlusconi: "Disponibili per i primi di dicembre, ma mettiamo in conto dei ritardi"
6 maggio 2009 - Sito della Protezione Civile: "Le case saranno pronte prima dell’inverno"
6 maggio 2009 - Silvio Berlusconi: "A settembre le prime case. Per dicembre disponibili tutte per 12 mila persone"
8 maggio 2009 - Guido Bertolaso: "Entro il 30 ottobre contiamo di dare una sistemazione a chi non ha una casa"
14 maggio 2009 - Silvio Berlusconi: "Entro il primo novembre case per 13 mila persone"
29 maggio 2009 - Silvio Berlusconi: "La speranza è che entro la fine di novembre non ci siano più tende".

La speranza. Benvenuti in Italia, dove il governo non utilizza il potere esecutivo quando serve. Ma si limita a sperare.
E a proporre vacanze in crociera per gli sfollati. Per quanti? 65 mila persone? O solo quelli in tendopoli? Con quali risorse economiche, visto che il decreto sui fondi in Abruzzo non prevede nemmeno una sicura copertura finanziaria?
Mancano i soldi per la ricostruzione, ma per un viaggio con Costa Crociere quelli ci sono sempre.

IL MANCATO CONTROLLO SU FONDI E APPALTI

Il 20 aprile il ministro Renato Brunetta, tronfio e fiero del maxi-sostegno popolare, dichiarava:
"La ricostruzione in Abruzzo dovrà obbedire a criteri di efficienza e trasparenza e tutto questo sarà possibile se verrà messo tutto il sistema on line. Se tutti i beneficiari, le ditte, se tutti gli appalti e le spese saranno on line noi avremo 60 milioni di controllori. Un controllo vero e reale, non burocratico, fatto di carte attraverso le carte".

Ancora oggi, però, sui siti internet del governo non c’è alcuna traccia, riferimento o resoconto dei 45 milioni raccolti con le donazioni. Non c’è un’indicazione delle destinazioni e né, tantomeno, di chi si occuperà dell’assegnazione. Per non parlare dei criteri.

I controllori non saranno 60 milioni, come annunciava entusiasta Ministro Insulto, ma saranno un po’ di meno. Cinque.
Una commissione di cinque elementi scelti dal governo controllerà la destinazione dei fondi. Una commissione che vede la presenza di spicco del senatore democratico abruzzese Franco Marini, l’uomo che non fu capace nemmeno di controllare cosa stava facendo il suo partito nella sua regione.

Per dimostrare però l’attaccamento ai principi di trasparenza, il premier Berlusconi ha annunciato che la prima gara tra le 13 finora lanciate è stata vinta da un’azienda abruzzese con sede a 5 chilometri da L’Aquila.
Fine delle informazioni. Fine della trasparenza.
L’annuncio è stato fatto, ma l’ufficialità ancora non c’è.
Chissà cosa ci aspetterà per le altre 12, quando anche la stampa si stancherà di riferire le varie assegnazioni. E chissà a cosa andremo incontro quando le ditte si divertiranno a subappaltare il 50% dei lavori (secondo quanto permesso dal governo in via eccezionale per l’Abruzzo, quando invece la normativa nazionale fissa un tetto del 30%).

LO SCIOPERO SEGRETO

In questi giorni tante e tante sono le testimonianze in rete di chi vive in prima persona, da triste protagonista, la vita nelle tendopoli, e parla del regime militare imposto, della Protezione Civile che stabilisce norme e regole nel dominio più assoluto, della mancanza di servizi e del rigido controllo su riprese, foto, incontri e visite di parenti ed amici.

In rete è possibile reperire una quantità stratosferica di queste informazioni. In TV un po’ meno. In TV si mostra solo ciò che è consentito mostrare. E nulla che vada al di là della tendopoli di Piazza D’Armi.

E così, assieme alla vita regolare di gruppo in tenda, si ignorano anche notizie come la protesta dei familiari degli studenti vittime del terremoto contro l’assegnazione "honoris causa" delle lauree alla presenza trionfante pre-elettorale del premier allo sciopero annunciato dai Vigili del Fuoco contro la mancata assistenza del governo in termini di uomini e risorse.
Promesse, quelle del ministro Maroni, fatte settimane fa e completamente dimenticate nel corso dei giorni, secondo le accuse di tutti gli organi sindacali dei VdF.
Ma se chi lavora e dedica anima e corpo da mesi all’aiuto alla popolazione di migliaia senza tetto arriva a scioperare contro il decreto del governo, possiamo immaginare quale possa essere il sentimento della popolazione abruzzese.

Ma Mr. 75% non se ne preoccupa. Chissà se avrà ragione...

Alessandro Tauro 30 Maggio 2009

http://alessandrotauro.blogspot.com/2009/05/la-bomba-abruzzo-nel-paese-dove-gli.html

Messaggi

  • Gli sfollati di Collemaggio: «In crociera? Berlusconi, è meglio se ci dai i soldi»

    di Antonella Calcagni

    L’AQUILA (31 maggio) - Ormai sono una grande famiglia: non condividono solo i pasti e i bagni, ma anche le piccole gioie e i grandi dolori di un quotidiano sempre uguale eppure così diverso. Una quotidianità che va avanti per inerzia, ma guai a interromperla. Quell’equilibrio guadagnato faticosamente dopo il terremoto nel mircrocosmo delle tendepoli va difeso con le unghie e con i denti.

    Andare in crociera a spese dello Stato come promesso dal premier Silvio Berlusconi? Neanche per sogno. Spostarsi in un’altra tendopoli per consentire il passaggio del corteo della Perdonanza? Non se ne parla nemmeno. I 400 sfollati del campo di Collemaggio non vogliono muoversi. Vogliono stare lì per vigilare e partecipare alla ricostruzione della loro città. «Non ho bisogno di essere narcotizzato -commenta Dino Nardecchia, ospite del campo- Lavoro per 14 ore al giorno e voglio continuare a lavorare sodo per ricostruire la mia casa e vedere cosa succede. Non ho intenzione di abbassare la guardia».
    «Non ci interessa la crociera perché è sul Mediterraneo -scherzano due suore- Noi volevamo andare alle Maldive». E ancora: «Sarebbe bello organizzare una mega crociera per tutti gli sfollati, tutti insieme in una di quelle grandi navi, magari insieme a Silvio - aggiunge ironico Graziano Celestini- Scherzi a parte abbiamo cose più importanti a cui pensare. Per andare in vacanza bisogna essere sereni». «I soldi della crociera? Può versarli sul mio conto corrente -grida un’anziana signora- Se vuole posso dargli l’Iban».

    Insomma, l’idea della crociera non ha convinto gli ospiti della tendopoli di Collemaggio, che ieri erano particolarmente adirati anche per la proposta lanciata dal soprintendente Maurizio Galletti di delocalizzare la tendopoli per consentire il passaggio del corteo della Perdonanza. Ieri c’è stata un’assemblea straordinaria dei 400 ospiti che sembrano orientati a organizzare un sit-in contro la decisione. «La Perdonanza è la festa degli umili -spiega Simone Desideri- e non comprendiamo perché debba essere smantellata la nostra tendopoli. Il corteo potrebbe avere un percorso alternativo al di fuori del campo». «Avevamo capito che c’era qualcosa di strano -aggiunge un’altra ospite- Non ci hanno dato il breccione da mettere sotto le tende perché non volevano rovinare il prato dinanzi alla basilica».

    http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=18266&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

  • Ricostruzione. Appalti già assegnati ma è «segreto di Stato»

    ABRUZZO. Berlusconi: «alcuni appalti sono stati già affidati». L’annuncio nella ormai rituale conferenza stampa aquilana del premier è scivolato via come dettaglio irrilevante. Ma di che appalto si tratta? Chi lo ha vinto? E secondo quali criteri? Chi giudica e appalta? Insomma domandare è lecito, rispondere cortesia.

    Così la Protezione civile ci fa sapere che: «i nomi si sapranno solo dopo il 6 giugno».

    Nel frattempo i primi lavori sono iniziati.

    E’ questa la prova che invece più appalti sono già stati assegnati.

    Molte ditte sono già al lavoro. I primi milioni sono già finiti nelle casse di queste ditte.

    Si lavora, per esempio, nei pressi dell’aeroporto di Preturo e persino dentro la caserma di Coppito per i grandi preparativi relativi al G8.

    In mancanza della trasparenza -non solo promessa ma anche più che dovuta- iniziano a circolare sgradevoli voci, cose di cui si potrebbe fare certamente a meno in questi momenti così delicati per una intera regione.

    Sempre Silvio Berlusconi venerdì, in conferenza stampa, a L’Aquila ha annunciato l’avvenuta assegnazione di alcuni appalti tra cui quello per il calcestruzzo.

    I primi annunci fatti dal ministro Renato Brunetta («tutto sarà online: 60 mln di controllori») suggeriscono di cercare proprio tra le pagine internet.
    Ma qui non c’è traccia.

    Non si trova nulla nemmeno dell’avvenuta assegnazione degli appalti dichiarata dal Premier.

    Provando a fare qualche telefonata agli uffici competenti la realtà non cambia.
    Troppe le domande che rimangono senza risposta.

    Non mancano anche in questo caso i soliti «non so», «non siamo noi che ce ne occupiamo», «non posso darle il numero del responsabile».

    All’inizio non è facile capire nemmeno quale ente, in questa fase, si occupa di questo o di quell’altro appalto.

    Far uscire il nome delle imprese che stanno realizzando questi lavori sarà impresa ardua.

    La protezione civile ha alzato già il muro del «segreto di Stato».

    Questa mancava: di solito sono mille altre le ragioni della mancata trasparenza.

    Ma siccome si tratta di lavori di adeguamento della Caserma che accoglierà i capi di Stato del G8 allora per «ragioni di sicurezza» il nome della ditta è segreto.

    La trafila per avere una risposte dalla protezione civile è lunga: bisogna mandare una mail e aspettare la risposta «in giornata» che non è mai arrivata.

    Il tempo passa e le telefonate aumentano: all’ennesimo tentativo estraggono dal cilindro un numero ma non è possibile parlare direttamente con il responsabile degli appalti senza la mail con le domande.

    Allora seguiamo la procedura.

    Alla mail con le domande, mandata sabato mattina, ha fatto seguito una telefonata dell’addetto stampa Marco Piras: «domenica, nel primo pomeriggio, un funzionario risponderà telefonicamente alle domande».
    «Le ha lette le domande? Potrà rispondere a tutto?».

    «Credo di sì, - ha risposto Piras- se c’è qualcosa a cui il funzionario non potrà rispondere precisamente vi spiegherà comunque lo stato dei lavori».
    La domenica passa senza alcun colloquio telefonico con il funzionario.
    Questa mattina Piras promette nuovamente pronte risposte.

    Passa la mattinata, ma non giunge alcun chiarimento.

    Alle 13 Piras risponde:«bisogna avere qualche giorno di pazienza, il funzionario mi ha detto che alcune buste sono state aperte ed altre no. Vorremmo dare il dato globale alla fine. I nomi delle ditte li daremo il 6-7 giugno».

    Ma alcune ditte hanno già iniziato i lavori, perché i nomi si devono sapere solo dopo?

    Inoltre chiedevamo anche i criteri di selezione delle imprese e i membri delle commissioni che giudicano le offerte, domande di sicuro lecite e non coperte da alcun segreto di stato.

    La protezione civile avrebbe avuto la possibilità di fare chiarezza anche senza fare nomi, ma ha preferito rimandare l’appuntamento con la trasparenza.

    «Da parte nostra c’è la massima disponibilità - ha continuato Piras - ma questi sono dettagli».

    E’ un dettaglio, per la Protezione Civile, anche pubblicare l’elenco delle ditte che forniscono le derrate alimentari (e non solo) nelle tendopoli.

    «Abbiamo ogni giorno da gestire 160 campi» ha aggiunto l’addetto stampa «i dati dei fornitori non sono stati informatizzati, ma raccolgo il materiale e vi informeremo».

    Aspettiamo.

    LE GARE: «SI INVIANO LE LETTERE ALLE IMPRESE SCELTE »

    Dall’ufficio C.a.s.e., che si occupa delle unità abitative da realizzare, sabato mattina emergono alcuni particolari sugli appalti.

    Anche qui si chiedono le stesse cose: sono stati affidati gli appalti? Quali e quanti? Quali sono le ditte aggiudicatarie? Dove si possono consultare i dati delle assegnazioni?

    «Ad alcune imprese “scelte” sono state inviate- rispondono dall’ufficio C.a.s.e - le “lettere d’invito” per partecipare alle gare per proporre la propria offerta».
    Non è dato sapere con quale criterio vengano selezionate le imprese alle quali recapitare la “lettera d’invito”.

    Mentre siamo al telefono, i lavori di apertura delle buste sono in corso.
    «Stanno aprendo le prime buste per gli appalti per la realizzazione delle piazze antisismiche in calcestruzzo (Berlusconi lo aveva annunciato il giorno prima ndr). Poi apriranno quelle delle gare per i pilastri in acciaio. Ora non si può parlare con nessuno. Per queste cose se ne occupa la protezione civile».

    Chi le apre queste buste?
    Non si sa.

    Comunque se sabato mattina stavano aprendo le prime buste, venerdì nessun appalto poteva già essere stato assegnato, come annunciato dal Premier venerdì.

    Dalla Regione il buio è più che pesto.

    La Regione in questa fase è totalmente fuori dai giochi il che sta creando non pochi problemi all’interno della coalizione del centrodestra abruzzese che invece vorrebbe poter dire la sua. Qualche politico influente sta pensando di scrivere al presidente Chiodi per scuoterlo da questo torpore ed invitarlo a prendere le redini delle questioni salienti.

    E gli appalti sarebbero questioni salienti.

    Anche il Comune de L’Aquila ha dichiarato di non essere stato interessato dalla protezione civile in questa fase di gestione degli appalti.

    Insomma la ricostruzione ha un padre con nome e cognome: Guido Bertolaso.

    Manuela Rosa 01/06/2009 17.19

    http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=21016