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LA CRISI E L’IMPREVEDIBILITA’ DEI SISTEMI COMPLESSI

Publie le martedì 8 settembre 2009 par Open-Publishing
2 commenti

In merito alla crisi economico-finanziaria, sui siti della controinformazione prevalgono due asserzioni apparentemente contraddittorie. La prima è che i Poteri semiocculti che governano il mondo (la stegocrazia, secondo una terminologia che va affermandosi) hanno concepito e manovrato la crisi ai loro fini, convogliando denaro pubblico nelle Banche e nelle imprese private, operazione che per essere accettata dai cittadini richiedeva uno stato d’allarme talmente esasperato sulle condizioni del sistema finanziario da far temere la perdita di tutti i risparmi nella catastrofe bancaria.

La seconda è che la crisi è reale e profonda, così devastante da lasciar presagire il prossimo crollo dell’intero sistema e della stessa civiltà occidentale. Le frasi rassicuranti vorrebbero soltanto cercare di nascondere la verità e arginare il panico.

Le due asserzioni sono solo apparentemente contraddittorie, ma per dimostrare come possano coesistere occorre dare spessore all’argomentazione partendo un po’ più da lontano.

Il comunismo è crollato negli anni dell’ultraliberismo reganian-thatcheriano, ma quell’ultima fase liberista non fece altro che raccogliere i frutti di una vittoria che era stata conseguita grazie alla fase socialdemocratica del capitalismo (intendendo con questa espressione non solo le socialdemocrazie europee ma anche i governi democratico- cristiani e alcune presidenze democratiche negli USA). La socialdemocrazia ha sconfitto il comunismo.

I comunisti vantavano il loro sistema che garantiva il lavoro, l’assistenza sociale, i servizi pressoché gratuiti. Ebbene, le socialdemocrazie consentivano salari e stipendi relativamente alti, proteggevano i lavoratori anche nel caso della perdita del lavoro, con sussidi, cassa integrazione, prepensionamenti; offrivano servizi a basso costo e ben più efficienti di quelli del mondo sovietico; il tutto in un clima di libertà politica e di libertà di movimento ( le restrizioni ai viaggi all’estero, e addirittura all’interno del blocco sovietico, sono state fra le cause maggiori di malcontento). Gli stegocrati hanno accettato la socialdemocrazia per sconfiggere il comunismo, ma gli alti salari, la forza dei sindacati, i servizi sociali, non potevano essere tollerati ulteriormente. Lo dimostra il fatto che quel sistema di garanzie è stato progressivamente smantellato a partire dal crollo dell’URSS.

Per indebolire politicamente ed economicamente quei ceti, proletari e di piccola borghesia, che avevano usufruito delle riforme socialdemocratiche, i Poteri più o meno occulti hanno fatto ricorso ai due strumenti che caratterizzano la globalizzazione: la delocalizzazione e la massiccia immigrazione. Con la delocalizzazione gli impianti produttivi sono stati trasferiti dove la mano d’opera costa meno e non è protetta dai sindacati. Incoraggiando la massiccia immigrazione di moltitudini di disperati, si sono create tensioni che hanno deviato il malcontento delle popolazioni occidentali verso i nuovi venuti e si è resa disponibile una mano d’opera pronta a offrirsi sul mercato del lavoro per compensi talmente ridotti da abbassare il livello generale di salari e stipendi.

In questo modo però si sono attivate forze potenzialmente disgregatrici; si è favorita l’ascesa di Paesi come la Cina che potrebbero alterare gli equilibri geo-politici a scapito del mondo occidentale; si è dato spazio ai calcoli degli islamisti che approfittano della migrazione di milioni di musulmani per un disegno di penetrazione dell’Islam in Europa. In conclusione: i Poteri hanno usato la socialdemocrazia per sconfiggere il comunismo, ma la socialdemocrazia alla lunga sarebbe stata minacciosa per il sistema. Hanno usato cinicamente la delocalizzazione e l’immigrazione, ma hanno così messo in moto dinamiche dagli sviluppi imprevedibili.

Allo stesso modo, è probabile che abbiano manovrato la crisi economico-finanziaria ai loro fini, ma i rimedi escogitati, che consistono sostanzialmente nello stampare carta moneta e nell’approfondire il debito pubblico, possono essere il preludio di nuovi e più devastanti cataclismi.

Ogni rimedio avvicina la resa dei conti finale. L’imprevedibilità dei sistemi complessi è un principio che vale anche in sociologia e in economia.

Per questo le due asserzioni con cui è iniziata questa breve riflessione non sono necessariamente contraddittorie. Gli stegocrati tramano e manovrano, ma si illudono di tenere il filo di un groviglio di contraddizioni non più districabile. Allora il compito che devono prefiggersi tutti i gruppi che vanno costituendosi nella critica radicale del sistema, è quello di diventare laboratori di teoria politica e di concreta progettualità per il dopo disastro, per ricostruire sulle macerie del capitalismo che saranno anche le macerie della Modernità.

Luciano Fuschini

http://www.movimentozero.org/mz/

7.09.2009

Messaggi

  • Mi pare che il comunismo - ammesso che lo si potesse chiamare veramente così - dell’URSS sia caduto da solo.

    La causa principale fu la vecchiaia.

    La vecchiaia della classe dirigente che fu incapace di ringiovanirsi in tempo, sia nel fisico, sia nelle idee.

    La vecchiaia dell’economia, rimasta aggrappata essenzialmente all’industria pesante, incapace di acciuffare la rivoluzione dell’industria dei semiconduttori, e quindi della miniaturizzazione e dell’informatica.

    E’ pur vero che la strategia delll’onda lunga, messa in atto dagli USA aiuto’ il crollo. Si trattava di coinvolgere l’URSS in una competizione economica militare-spaziale, che col sistema che si teneva, alla lunga non avrebbe potuto reggere. Non tutti erano favorevoli a questa strategia USA, occorre dirlo.

    Alla fine il crollo ci fu, essenzialmente dovuto al dissesto interno del sistema URSS e di quello Comecom ed all’emergere di rivendicazioni regionali/nazionali, che prima erano state soppresse dalla dura repressione stalinista.

    I poteri occulti, o burattinai illuminati, o grandi famiglie di finanzieri, o come li si voglia poi chiamare, esistono ed agiscono. Non ci piove.

    Pero’ si fa’ un errore a dimenticare che esiste anche una psicologia e mentalita’ aziendale. L’impresario brianzolo che decide di trasferire la produzione in Cina perche’ gli conviene (la manodopera costa infinitamente meno, non ci sono grandi vincoli sindacali, la’ lavorano a ritmi schiavistici, ecc. ecc.) non lo fa’ su ordine diretto dei grandi burattinai, ma per cultura d’impresa deviata, per cultura statale deviata (lo stato suo che lo strozza fiscalmente).

    Esattamente come le banche si son messe a far scoppiare il settore finanziario per una cultura d’impresa deviata, aliena dalla societa’ civile. Il profitto a corto termine come unico termine di ragionamento.

    Un Adriano Olivetti non avrebbe mai e poi mai ragionato cosi’. Se si perde di vista la societa’ questi sono i guai. Facendo modelli matematici ipercomplessi con dentro solo la parola mercato mercato e senza le parole uomo donna si arriva a questo. L’elite centra fino ad un certo punto.

    E’ stato il degrado culturale dei direttori d’impresa, divenuti in gran parte dei manager di ventura, senza vere radici nell’impresa, il vero responsabile della crisi. Degrado che si rispecchia nel degrado culturale della classe politica e osiamo dire nella gran parte dei cittadini, obnubilati da circenses estremamente sofisticati e sotto la pressione di arrivare alla fine del mese perche’ il salario e’ misero. In questo sicuramente c’e’ stata una mano dell’elite. Ma da sola non basta a spiegare la grande svolta involutiva. La cultura del successo facile senza sforzo, ottenuto con l’apparire o con la svendita letterale di se stessi ha poco a che fare con l’elite. Ha a che fare con l’evoluzione di un popolo.

    Sicuramente il vedere guerre a destra ed a manca non aiuta ad avere cittadini pieni di speranza e fiducia. Specialmente quando magari si vedono tornare a casa figli semimaciullati, pieni di radiazioni o di malattie stranissime. Figli che essendo stati allenati nelle grandi scuole d’istruzione per esempio dei marines han sentito per lo piu’ frasi del tipo "Cazzo prendi quel cazzo di fucile e spara a quel porco di figlio di cane". Notoriamente frasi dall’alto contenuto educativo nonche’ dalle ampie panoramiche di vocabolario.

    La forza emergente della Cina non e’ solo quella di giocare sporco, infiltrandosi coi suoi prodotti in un sistema globale, senza rispettare un gran che i diritti dei lavoratori ( cosa certo gravissima per il Partito che con Mao voleva essere "il faro della rivoluzione mondiale") quindi facendo una concorrenza sleale a chi questi diritti li rispetta un minimo di più.

    La sua forza sta nell’aver capito l’importanza dell’educazione. Cari miei, questi qua sfornano 1 milione di ingegneri all’anno. Hanno di sicuro giovani cervelli di grande levatura che stanno inventando nuovi prodotti, nuovi processi. Li mandano in giro nel mondo a raccogliere esperienza. Non stanno dormendo sulla cultura tecnico/scientifica.

    Se domanni andranno sulla luna da soli, non dovremmo meravigliarcene per nulla. Allora esclamare "Cazzo di un cazzo di quel cazzo, ce l’hanno fatta quei cazzo di cinesi" non servira’ proprio a nulla, cari occidentali.

    A quel punto la neolingua occidentale sara’ ridotta ad una sola parola, si indovini quale.

    Vic

  • Io non credo all’imprevedibilità dei sistemi complessi .

    Credo invece che esistano delle cabine di regia, sodali e coordinate tra loro, che , agendo sui gangli vitali del sistema, riescono a indirizzare gli eventi a loro piacimento e secondo gli interessi dominanti.

    Le guerre, gli attentati terroristici, le crisi economiche sono sempre il risultato di precise azioni di pilotaggio, finalizzate ad accrescere e mantenere il potere e la ricchezza in un sempre più ristretto numero di soggetti, impoverendo viceversa masse crescenti di popolazione.

    Con l’attuale crisi si è assistito ad un colossale trasferimento di risorse, con il pretesto del salvataggio delle banche, dal pubblico al privato e pensare che tutto questo sia solo da imputare all’imprevedibilità dei sistemi complessi è un atteggiamento ingenuo o viceversa molto mistificatorio.

    MaxVinella