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LA GRAZIA DEL DIRITTO, LA RAGIONE

Publie le domenica 25 giugno 2006 par Open-Publishing

di Peppe Sini

Si giunge al voto piu’ importante della storia dell’Italia repubblicana in
una diffusa ignoranza di cio’ che e’ in gioco; in una lungamente,
astutamente, protervamente coltivata vile abulia, stolta disattenzione,
servile e infame infingardaggine di massa.

La gran parte del ceto politico e’ complice del progetto golpista
berlusconiano.

Non solo le truppe d’assalto del partito neofascista, del razzismo
squadrista, dei gruppi legati ai poteri occulti e criminali, del regime
della corruzione e dell’ideologia della rapacita’, le forze che si sono
coalizzate nel blocco sociale, ideologico e politico del cosiddetto
centrodestra.

A favorire il progetto golpista berlusconiano ha decisivamente concorso
anche la complicita’ del cosiddetto centrosinistra: con la pluridecennale
condivisione della sciagurata retorica autoritaria del "maggioritario" e
della "governabilita’" a scapito della rappresentanza, della partecipazione
e della democrazia; con la condivisa legiferazione delle stolide e
protofascistiche "elezioni dirette" di sindaci, presidenti delle Province e
delle Regioni; con la collusa bicamerale dalemiana; e soprattutto con la
scellerata riforma del titolo V della Costituzione approvata con un colpo di
mano e per un pugno di voti nel 2001.

Non stupisce la debolezza reticente e la fumosa ambiguita’ dell’impegno per
il "no" al referendum dei partiti tutti del centrosinistra; non stupisce la
loro scandalosa reiterata apertura di credito ai golpisti.

La cosiddetta opinione pubblica e’ frastornata, manipolata e ingannata da un
apparato ideologico espressione e strumento del potere dominante. Un sistema
dei mass-media per il quale le partite di pallone contano piu’ della
democrazia rappresentativa, dello stato di diritto, della liberta’ di un
intero popolo.

E per dirla tutta: quanto a certi autoproclamati rappresentanti della
societa’ civile, e a certe burocrazie in formazione e in carriera che si
spacciano per "i movimenti" (qualunque cosa cio’ voglia dire), non si sono
neppure accorti che la casa brucia; cianciano di tutto, e sostanzialmente
tacciono su cio’ che piu’ conta: la difesa della legalita’, della democrazia
e dei diritti umani messi in pericolo hic et nunc dal tentativo della destra
eversiva di demolire la Costituzione della Repubblica.

Quale immensa tristezza.

Quasi solo le giuriste e i giuristi hanno capito quale sia la posta in gioco
ed hanno lanciato per tempo l’allarme. Ma chi li ha davvero ascoltati?
Un appello drammatico e’ stato sottoscritto dalla quasi totalita’ dei piu’
autorevoli rappresentanti istituzionali e accademici della cultura giuridica
italiana: ma chi lo ha letto e meditato?

Del resto sono anni che non solo la cultura giuridica accademica, ma anche e
innanzitutto la quasi totalita’ della magistratura italiana denuncia la
continua e crescente aggressione berlusconiana allo stato di diritto, alla
separazione dei poteri, ai controlli di legalita’; denuncia la criminale
aggressione dall’alto al governo delle leggi, al principio dell’uguaglianza
di fronte alle leggi; denuncia il tentativo di imporre il dominio della
violenza, di imporre la mafia come metodo e come sistema, denuncia il
selvaggio barbaro assalto che cerca di annientare l’isonomia, la politeia,
la convivenza fondata sulla verita’ e la giustizia, sulla solidarieta’ e la
responsabilita’. Ma chi ha davvero ascoltato la denuncia dei magistrati?

Leggendo in questi mesi la pubblicistica del fronte golpista e quella
dell’area democratica colpiscono da un lato l’aggressivita’ e la
spudoraggine con cui i golpisti distolgono l’attenzione da cio’ che piu’
conta con un sofistico argomentare capzioso e truffaldino; dall’altro la
pusillanimita’ e l’ambiguita’ di gran parte dell’area democratica,
preoccupata piu’ di preparare un futuro accordo coi golpisti che non di
impegnarsi senza esitazioni e senza riserve in difesa dello stato di
diritto, della democrazia, della legalita’ costituzionale.

Quanto profondamente ha scavato la tabe.

Il 25 e 26 giugno si vota su questo: si vota per acconsentire al colpo di
stato, o per opporsi ad esso.

Nello stravolgimento dell’intera seconda parte della Costituzione occorre
saper vedere il disegno coerente e unitario che i golpisti perseguono: la
demolizione dell’impianto istituzionale della Costituzione del ’48; la fine
della separazione dei poteri e l’mposizione di una svolta autoritaria,
antiparlamentare, plebiscitaria; il trionfo di ideologie e prassi
antiegualitarie, antisolidaristiche, antidemocratiche; l’imposizione di un
contesto anomico che paralizzi le istituzioni cosi’ da favorire
l’affermazione del primato della forza sul diritto, il principio del kratos
che annienta quello dell’ethos.

Sono cose che nella storia d’Italia e d’Europa conosciamo per dolorosa,
tragica esperienza: sono i disastri e gli orrori per impedire il ritorno dei
quali fu scritta la Costituzione della Repubblica Italiana in vigore dal
1948.

Si vota tra due giorni, e si percepisce l’insufficienza dell’informazione,
del dibattito, della coscientizzazione, della partecipazione, della passione
civile.

Anche chi redige questo notiziario soffre di non aver saputo fare di piu’ e
di meglio.

Ma per quanto inadeguato e insufficiente anche il nostro impegno sia stato,
sappia chi ci legge fare ugualmente la cosa giusta: votare "no" al colpo di
stato per salvare la Costituzione e la Res Publica.