Home > LA NON VIOLENZA A BASSO COSTO
Infinitamente grazie ad Antonella Sapia per questo suo intervento.
da Doriana
E’ possibile conciliare il rigore della nonviolenza con il degrado
ormai profondo in cui versa buona parte delle nostre istituzioni? E,
a partire dall’assunto che sia possibile "insegnarla", è possibile
immaginare che ciò accada in contesti "idiopaticamente"
idiosincrasici con la genuinità di una proposta che trova senso nel
cambiamento evolutivo che crea?
Diviene purtroppo sempre più ardua una risposta affermativa, almeno a
giudicare dall’esito (che potrei definire "infausto") di alcuni
tentativi di introdurre in ambienti incancreniti da funzionamenti
stereotipati (come nel caso delle università) corsi di laurea mirati
a formare operatori e studiosi di "pace" e "nonviolenza".
Mi riferisco in queste poche righe al corso di laurea "Operatori di
pace, gestione e mediazione di conflitti" della Università di Firenze
in cui continuo ad essere presente come docente.
Dopo alcuni anni iniziali di entusiasmo, il risucchiamento nelle
"logiche di bottega" attraversa ormai a pieno spessore le scelte e
l’operato di una realtà in cui neanche con ricerca minuziosa
sarebbero rinvenibili tracce di nonviolenza...eppure, non c’è "corso"
di formazione in cui la nonviolenza non venga citata, (inseparata
alla pace), non c’è documento (per quanto occultato, manomesso o
artatamente elaborato) in cui non venga esaltata e non c’è iniziativa
(per quanto "blindata", soprattutto se finanziata) in cui non venga
sventolata.
La signora "nonviolenza" risiede oggi sul trono dell’insipienza resa
sovrana dal grave deficit di democrazia che nutre le nostre malandate
istituzioni.
Arrivismo, carrierismo e manipolazioni di potere non mancano..ma
neanche, purtroppo, le collusioni di interessi, l’assenza di rispetto
delle più banali regole di procedura istituzionale e i tentativi
maldestri di familismo e pater (mater)nalismo veteroaccademico.
Ha senso, in tutto questo, scomodare la pace e la nonviolenza? Forse
sì, direbbe un attento cultore di "audience" e di’"immagine"..la
pace, oggi, è buon terreno di mercato ed attira un vasto "target" di
giovani.
Forse no, potrebbe obiettare qualche sparuta anima ancora fiduciosa
nelle verità della pace.la pace è vicenda "scomoda" che mal si addice> al soffice rifugio di un pensiero autocompiacente.
E non sarebbe infinitamente più onesto parlare, in un corso di
laurea, semplicemente di "mediazione di conflitti", senza ambiguità e
manipolazioni di sorta? Come ben si sa, la mediazione dei conflitti
non "scomoda" più di tanto le coscienze e soprattutto pacifica gli
animi in una bonaria acquiescenza.quella di certo beneamata dal
candore accademico avulso alla realtà.
Questo corso di laurea, nato con belle speranze e certamente
efficiente per la quantità di attività svolte, è ben deludente oggi nella povertà del suo vocabolario (declinato al singolare delle varie autoreferenzialità), nella ripetitività dei suoi comportamenti cortocircuitati, nella bassa qualità delle competenze specifiche ma soprattutto nella adozione di pratiche tristemente tradizionali di gestione malata del potere.
Ha senso in tutto ciò ricordare che la nonviolenza è un "passaggio
forte" verso una comprensione veritiera e autentica della realtà
delle relazioni e della condizione umana, ai fini di maggiore equità
e giustizia? Ha senso sottolineare l’impossibilità di leggere in
termini "conciliativi" la coesistenza di abusi di potere con
l’aspirazione ad una nonviolenza troppo ambigua e ben lontana a
venire? Forse sì.e con voce sempre più ferma.
E’ creatura abusata, strumentalizzata e malvenduta a basso costo
questa nonviolenza..il semplice costo che pagano oggi l’ambizione
alla visibilità e la negligenza nel potersi prendere poi realmente
cura di ciò che ancora può trascendere la dimensione avida e malata
dell’uso e dell’abuso.
Antonella Sapio