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LA RAGAZZA DEL LAGO

Publie le venerdì 7 settembre 2007 par Open-Publishing

Regia: Andrea Molaioli
Soggetto e sceneggiatura: Sandro Petraglia
Direttore della fotografia: Ramiro Civita
Montaggio: Gigiò Franchini
Interpreti principali: Toni Servillo, Fabrizio Gifuni, Anna Bonaiuto, Valeria Golino, Omero Antonutti, Heidi Caldart, Marco Baliani, Fausto Maria Sciarappa
Musica originale: Teho Teardo
Produzione: Medusa Film
Origine: Ita, 2007
Durata: ’95

Può la sola maestria recitativa di Toni Servillo dare lustro all’opera prima del morettiano Molaioli com’era stato per il Sorrentino de “Le conseguenze dell’amore”? L’attore partenopeo ci mette tanta della sua arte dando corpo e spessore a una figura di commissario (Sanzio) meditativa, umanissima e assolutamente efficace come il miglior Maigret di Simenon. La pellicola pur perfetta nella fotografia, nei paesaggi scelti d’un magnifico Friuli, nell’intreccio noir dalle numerose possibili soluzioni per un rebus delittuoso non risulta originale. Proprio perché Sorrentino ha già utilizzato l’abilità dell’attore, perché col suo volto enigmatico ha creato atmosfere d’attesa, vuoti da riempire con congetture che nella metafisica dei luoghi asettici di quel film reggevano magnificamente la suspense. Che invece qui scivola via nonostante il rincorrersi dei colpi di scena.

Certo il personaggio Sanzio è uomo concretissimo, risponde al prototipo del segugio ragionatore dei polizieschi classici che non tralascia alcun particolare anche il più insignificante per far tornare tutto e svelare l’enigma. Eppure la narrazione non decolla, certe figure sembrano fotocopie di tanti e tanti noir e forse la pecca sta anche nella sceneggiatura di Petraglia. Giganteggia solo Servillo-Sanzio che potrebbe in tal senso dare vita a una serie tivù. Così torna a galla un vizio che pare diffuso nell’ultima generazione dei cineasti nostrani: realizzare serie più che storie. E in un giallo se tutto si focalizza sulla figura dell’ispettore questa deviazione può facilmente accadere. Insomma pur esistendo alcuni spunti Molaioli deve lavorare sui tratti dei personaggi, non necessariamente scavando nelle interiorità di tutti ma mettendo a frutto almeno alcuni degli aspetti della lezione morettiana. O di altri.

La trama è il delitto misterioso, che tanto misterioso non è, del villaggio globale italiano. Si chiami Cogne, Erba, Garlasco e cavalca l’onda d’una realtà diffusissima nella normalità del dolore delle esistenze. Di persone che pensano di vivere felici come i coniugi Canali, il cui bambino muore soffocato da un biscotto che il papà non vuole cavargli dalla gola forse per spegnerne definitivamente il pianto perpetuo di cui racconta la madre. Come una splendida e atletica ragazza trovata cadavere sulle sponde d’un lago del cui omicidio viene accusato il fidanzato ma sospettati sono anche il padre di lei, il matto del paese, il suo genitore quasi paralitico e chissà quanti altri. Interrogandoli, seguendoli Sanzio ne scruta le vite tormentate, come sofferente è la sua che ha una moglie ricoverata per una malattia cerebrale degenerativa.

Così l’immagine del poliziotto s’impreziosisce ulteriormente, oltre a essere bravo è un uomo forte e di carattere. Quasi risulta più intrigante di Montalbano, se diventa una serie Sanzio acquisterà certamente il grande pubblico. Ma non chiamiamola film.

Enrico Campofreda, 6 settembre 2007