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LA REGIONE LAZIO BANDISCE GLI OGM.
Vietata la coltivazione di ogm in tutto il territorio, vietati in scuole e
ospedali, bar e ristoranti dovranno segnalarne la presenza nei menu, è la
nuova legge dell’assessore Valentini che andrà in giunta la prossima
settimana.
La Regione dichiara guerra agli Ogm. E oltre a vietare la coltivazione degli
organismi geneticamente modificati sull’intero territorio del Lazio,
proibisce di somministrare bevande e cibi manipolati in uffici pubblici e
mense scolastiche, ospedali e case di cura convenzionate. La ristorazione
collettiva diventa dunque ogm free, mentre a bar e ristoranti viene imposto
di «fornire al consumatore informazione scritta, chiara e inequivocabile»
della loro presenza nel menu.La legge, che oggi verrà licenziata
dall’ufficio legislativo, andrà in giunta la prossima settimana.
Ad
annunciarlo, l’assessore regionale alle Politiche agricole Daniela
Valentini, che sottolinea la portata di una normativa mirata a «proteggere e
a valorizzare la qualità e l’originalità della nostra produzione
agroalimentare, così da prevenire ogni possibile rischio per la salute e per
l’ambiente». Tredici articoli che fanno del Lazio una delle regioni più
all’avanguardia in una materia sulla quale neppure il governo nazionale e
l’Unione europea riescono ancora a trovare un punto di sintesi e di
equilibrio.Un divieto, quello imposto dalla Valentini, che riguarda anche
l’allevamento del bestiame: l’uso di mangimi non del tutto naturali,
infatti, preclude l’accesso ai contributi pubblici.
E pure la ricerca,
sebbene consentita, deve essere condotta su terreni ben delimitati e sotto
il controllo della Regione. Spiega l’assessore: «Dalle indagini effettuate
risulta che il nostro suolo è facile alla contaminazione: una volta cessate
le coltivazioni ogm, la mutazione genetica persiste».
Da qui l’ulteriore
esigenza: istituire un marchio regionale "Ogm free" per alimenti e mangimi
«al fine di incentivare filiere produttive totalmente esenti da
manipolazioni». Stangata in arrivo per chi sgarra: multe da 2.500 a 25.000
euro. Favorevole la Coldiretti: «Una legge determinante per la competitività
delle nostre produzioni, in attesa che qualche scienziato ci rassicuri sulla
loro sicurezza», conclude il presidente Massimo Gargano.
La Repubblica, 20 luglio 2005




