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LA RICOSTRUZIONE : ore 20.55: scoppia l’inferno a 700 metri dall’aeroporto di Bagdad

Publie le domenica 6 marzo 2005 par Open-Publishing

Gli americani: "Correvano troppo veloci". Sgrena: "Non è vero"

I misteri del check point "Nessuno ci aveva informati"

Ma cos’è successo veramente al check point di Camp Victory ieri sera? Le versioni sono contrastanti. Gli americani si difendono: dicono che l’auto degli agenti italiani che accompagnavano la giornalista correva troppo forte e non si è fermata all’alt intimato dai soldati Usa. Sgrena e uno dei due 007 feriti smentiscono. L’ipotesi più credibile è che ci sia stato un difetto di comunicazione tra i servizi americani e quelli italiani. Il compagno della Sgrena sostiene che sia "gli americani che gli italiani erano stati avvisati del passaggio dell’auto", ma la reazione delle truppe Usa fa supporre tutt’altro. Le domande restano.

La dinamica. Alle 18.50 italiane la televisione Al Jazeera annuncia la liberazione di Giuliana Sgrena. Alle 19.40 le prime notizie annunciano che la giornalista lascerà Bagdad su un aereo militare italiano. Alle 20.15, ancora la televisione Al Jazeera trasmette un video in cui la Sgrena appare in buone condizioni e ringrazia i sequestratori. Alle 20.20, un’auto -a bordo la giornalista del Manifesto, Nicola Calipari, capo della seconda divisione Ricerca estera del Sismi, il servizio segreto militare, un maggiore del Sismi più un suo collaboratore- lascia Bagdad per raggiungere l’aeroporto internazionale di Camp Victory dove li sta attendendo un aereo per il rimpratrio.

Ore 20.55: l’inferno. L’auto si muove lungo l’autostrada della città sotto una fitta pioggia, in un’area sottoposta a coprifuoco. Gli agenti italiani non hanno chiesto l’ausilio di alcuna staffetta della polizia irachena: l’auto si muove da sola. E’ buio. Il maggiore ferito nella sparatoria, interrogato ieri all’ospedale militare del Celio ha ammesso che "lungo il percorso l’auto ha superato almeno tre posti di blocco statunitensi senza alcun problema". Dopo una svolta, un faro illumina l’auto della Sgrena: è l’ultimo check point a 700 metri dall’aeroporto. Scoppia il finimondo. Gli americani esplodono 300 colpi: muore con un proiettile alla testa Nicola Calipari; feriti gli altri due agenti e la giornalista.

La versione Usa: In una laconica nota - dal titolo ’Un ucciso e due feriti ad un check point a Bagdad’ - il comando americano in Iraq ricostruisce quanto avvenuto: "Approssimativamente alle 20.55 ora locale di venerdì 4 marzo, i militari della Multinational force Iraq hanno aperto il fuoco contro un veicolo che si stava avvicinando ad un check point a Baghdad ad alta velocità. Ferita una donna più due uomini. Una quarta persona è stata uccisa. I feriti sono stati soccorsi dal personale medico della coalizione. E’ stata aperta un’inchiesta sull’incidente".

La versione Sgrena. Gli americani dicono che l’auto si avvicinava al check point velocemente. La Sgrena smentisce: "Non andavamo molto veloci, date le circostanze". L’ipotesi più accreditata resta la carenza di comunicazione tra i servizi italiani e quelli americani. Pier Scolari, il compagno della giornalista che ha seguito in questo mese tutte le fasi del sequestro e ha incontrato spesso Nicola Calipari, ha detto che "sia gli americani che gli italiani erano stati avvisati del passaggio dell’auto". Ma una fonte anonima vicino al governo provvisorio del’Irtaq, ha svelato che "gli italiani non avevano avvertito nè gli iracheni nè gli americani della liberazione della giornalista. Temevano che le autorità irachene intralciassero le trattative con i terroristi. Non hanno avvertito nemmemo del loro viaggio verso l’aeroporto per evitare che l’ex ostaggio fosse costretto ad incontrare i magistrati iracheni per essere interrogato sulla sua prigionia".

http://www.repubblica.it/2005/c/sez...