Home > LA SCHEDATURA DEI ROM
LA SCHEDATURA DEI ROM
di Carmelo R. Viola
La tipica forma mentis del reazionario è quella di pensare che ciò che occorra per un buon governo sia la prepotenza dell’insipiente che si affida alla propria geniale improvvisazione, al tocco del potere di chi sa (di non essere un idiota al servizio di non si sa quali interessi). Un motto latino recita: “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barbarini”. E i “Barbarini” – persone dall’apparenza civile – hanno dato l’assalto alla “diligenza del potere”. Senza dubbio, per vie legali. E questo è forse il peggio. Ed hanno cominciato a governare da quegli emeriti che sono. Stanno scambiando la sicurezza del paese con la propria immunità con la seriosa disinvoltura di chi non sa. Santa ignoranza!
I vari Brunetta e Maroni stanno facendo a gara a chi le spara più grosse, insomma a chi fornisce alla plebaglia che schiamazza sotto il palazzo i capri espiatori più credibili del crescente degrado, che è l’altra faccia del crescente business degli speculatori (per carità, legali). Per i primi sono coloro che disertano il proprio posto di lavoro per fare cose proprie: comportamento certamente deplorevole ma ferma restando la verità elementare che anche quei trasgressori sono pur sempre cittadini con tanto di diritto all’esistenza. Quindi, si tratta solo di provvedimenti disciplinari, ma quel diritto i Barbarini soloni non lo conoscono. Del resto, non dànno alcuna importanza agli abusi crescenti dei padroni dei servizi pubblici, come quelli, fuori di ogni misura, della cricca postale. Ci torneremo.
I secondi, i Maroni – da non confondere con le castagne – sono più cretinamente solenni: hanno scoperto le radici del male sociale nei rom, detti altrimenti zingari, quasi sempre cittadini italiani a tutti gli effetti. Soluzione? La loro schedatura con le impronte digitali, anche se bambini! Alcuni di costoro sono responsabili – sentite! – di atti di delinquenza contro il patrimonio. Che fare, per ovvia analogia, di tutti i connazionali, dato che non pochi di questi costituiscono tutta la gerarchia di tutte le mafie, che fanno spaccio di droga e commercio di armi anche a livello internazionale, attentati alla magistratura oltreché infiltrazioni nelle istituzioni politiche ed economiche al punto da non poterne distinguere i confini?
Cosa direbbe il superserioso Maroni se gli italiani emigrati in America nell’Ottocento e prima fossero stati tutti schedati dato che alcuni di loro vi esportarono la malavita divenuta poi professione di crimine?
Quanto allo sfruttamento dei minori all’onnisciente Maroni sfugge una verità storica: che da sempre i minori sono stati sfruttati dalle proprie famiglie per motivi di fame e non solo nei paesi del Terzo e Quarto Mondo, ma in tutte le zone depresse del Pianeta e quindi anche a casa nostra. Pare che ancora in città come Palermo e Napoli ci siano quartieri poveri dove all’obbligo scolastico venga sostituito il lavoro forzato!
Se Maroni conoscesse la storia essenziale saprebbe che il capitalismo esplose, e proprio nella “civile” Inghilterra, con lo sfruttamento massiccio di donne e bambini, che morivano sul lavoro a seguito di almeno 14 ore di fatica giornaliera a compensi ultraneri. Saprebbe dei “carusi”, bambini siciliani adibiti ai lavori di trasporto nelle zolfare siciliane che, quando non morivano di silicosi o di altre patologie specifiche, crescevano e restavano ingobbiti come vecchi anzitempo.
Per finire, lo sa Maroni perché i rom rubano e fanno rubare i propri minori? Già, la sua mentalità di rigoroso statista non gli consente di conoscere il motore primo della delinquenza di sopravvivenza, che è la fame. Oltre a non conoscere il diritto e la storia, non sa nemmeno cosa sia lo Stato “vero”, tenuto a provvedere al pane di tutti i suoi cittadini. Uno Stato inadempiente, che affida - come in regime liberista – le sorti dei propri cittadini agli eventi degli uomini di affari, è criminogeno e criminale.
E a proposito di capitalismo, visto che il sistema vigente è quello dell’affarismo criminale, quando Maroni proporrà il censimento dei capitalisti, una volta “padroni del vapore”, oggi più semplicemente “padroni della piovra bancaria”? Per coerenza, dovrebbe cominciare dal suo leader politico massimo. E sa certamente chi è. Ad majora!