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LAVORATORE

Publie le lunedì 25 giugno 2007 par Open-Publishing

Chi è l’esempio eccelso del lavoro italico? Sì, dopo il Berlusca è ovvio, il Duce nel senso di Benito, Vittorio Feltri, i programmisti Rai-Fininvest e un bottegaio di mia conoscenza? E’ presto detto: il made in Italy in persona. Il cavallino, rampantino, Luchino Cordero di Montezemolo. Casato nobile come il vino prodotto nei poderi di famiglia, piglio più da dandy che da faticatore anche se solo di Borsa. Luca sorretto, protetto, vezzeggiato e svezzato dalla famiglia nobile del capitalismo del Belpaese passava i suoi giorni nelle tenute originarie e in quelle acquisite di Villar Perosa. Dove affinava doti di sciupafemmine accanto alle competenze motoristiche. Per lui non si può parafrasare la frase celebre dell’Albertone vitellone rivolto agli operai lungo una polverosa provinciale. Ricordate il “Lavoratori della malta… ?”

Per Luca la storia e la storiella del gossip coniarono altro. Veniva ricordato come il “lavoratore della mazza” quando s’accompagnava alla procacissima Giovannona coscialunga del cinema nostrano. Poi dismesse certe pellicole che nell’entourage dell’avvucat risultavano poco consone alla conquista lanciò l’Edvige addirittura come conduttrice soft di programmi tivù. Era l’Italia della Milanodabere, e frequentando i salotti buoni di economia e finanza Luca imparava a bere e manducare con stile. Dicono che porti bene perché dopo un periodo nerissimo con lui la Rossa di Maranello ha conosciuto un rilancio sulle piste mondiali che sa d’insuperabile record. Prima di quello gli altri Mondiali che l’avevano visto Presidente, l’Italia ’90 del pallone, erano stati un boom soprattutto per la speculazione degli stadi che avevano arricchito i Matarrese brothers e favorito gli inciuci dei boiardi dello sport - Carraro e compagnìa -. Stadi inutili a prezzi gonfiati e truffe miliardarie salvate da politici e magistrati compiacenti con l’affermazione che “il fatto non costituisce reato”. Proprio così!

Cresciuto il nostro guadagna giocattoloni più grandi di marca Confindustria. Appresa la lezione agnelliana Luca sa che il capitale non ha bandiera e finora teneva un profilo tutt’altro che stentoreo, ma l’aria che tira dopo quasi un quindicennio di berlusconismo lo sta trasformando in decisiopopulista. E allora comincia a bacchettare. Tutti. Ma più di tutti gli odiati lavoratori. Lui stakanovista della mazza non può tacere sulla protezione che tanti fannulloni percepienti milleduecento euro mensili ricevono dai sindacati, come testimoniano gli autorevolissimi studi del professor Ichino. Nel Belpaese di Luca il bello, non si può e non si può tacere questo scempio che costa un’infinità di denaro collettivo. E’ da lì che deve iniziare il ripulisti. E un moto d’orgoglio bossiano attraversa la comunità padronale: azzeriamo sindacato e rivendicazioni tutte, mandiamoli a quel Paese. In viale dell’Astronomia si sono eccitati e anche a Cernobbio e nei luoghi confindustriali. Tutti ingrifati per il nuovo leader che grida: “Lavoratori della mazzaaaaaa…”

Spartacus, 22 giugno 2007