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C’è già, dubitavate? Ma chi? Certo il leader nuovo, del partito nuovo, del mondo nuovo. E’ il vecchio Walter, il figliuolo di papà predestinato, il capo che finge di non esserlo, il figicciotto che non era comunista, il neocattolico sulla via di Roma, l’uomo per tutte le cariche e le stagioni, il paracadute d’ogni sigla e istituzione. Con un curriculum talmente acconcio che può fare – la Provvidenza può provvedere – anche il Padre Santo, se e quando sarà, anche perché è talmente conciliante da riuscire nelle imprese più improbe. Prendetelo da Sindaco della Città Eterna. Sfoggia un gradimento plebiscitario grazie a un buonismo buono per tutti: dal romanista allo juventino, dal palazzinaro all’occupante, dal businessman al no global, dal tassinaro al noleggiatore, dal centro sociale antagonista a quello fascista, con lapidi per tutti i morti e morti in tutti i cantieri. Più un amen sempre assicurato.
Walter è un camaleonte assai più popolare del predecessore Rutelli che, da furbetto del Campidoglino, faceva affari di famiglia coi parcheggi. Loffette… Chi ha studiato sa fare ben altro. Veltroni andava al Tasso e dopo s’applicava alle Frattocchie e giù scuola di Partito. Ora nega ma è stato così e si sa che la scienza fa la differenza. Così con lui la cultura è diventata mega business e la città risplende della Fondazione Musica per Roma e della Festa del Cine, e ancora affari attuali e prossimoventuri molto più grandi che ai tempi de L’Unità con libriccini, filmetti e figu Panini. Certo un pizzico d’ingratitudine c’è nel mago Walter se dimentica quanto gli siano serviti mesi e mesi di scuola comunista per superarla e superarsi e lanciarsi da vero prestidigitatore d’ideal-pensiero real-politico, per inventare quel gelatone misto da servire ai palati ingenui ma non solo.
Lancia la passione per i millegusti il Walter, proponendo una scelta infinita come quelle megagelaterie d’oggigiorno che offrono centocinquanta tipi di creme e centottanta frutti. Slurp! Si gode già solo nel guardare il bancone-tavolozza più attraente d’una mostra di Mirò. Si pensa a un megacono che contenga almeno un centinaio di palline e ci si sente bambini nel lappare il gelatone mentre i gusti gocciolano e si mescolano e hanno un sapore che non si comprende, però ci sono, fanno scena e tanto basta. Charlot e Platone (sic), la Arendt, Khol e Gorbaciov, Luther King (ne ha il copyright), Foa e Zaccagnini, Berlinguer, Obama e De Gasperi. Craxi (contento Walter) e Kennedy JF (secondo copy), Mandela e Menchù. Naturalmente Totti e Platini. Il bel conone della politica futura. Dicono sia buono, gustoso e democratico. Come il Partito che lo produce.
Spartacus, 3 giugno 2004